Ormai tutti sapete che in ogni domenica dopo Pentec
oste le prime letture raccontano in ordine cronolog
ico le
vicende più rappresentative del popolo d’Israele, e
il vangelo e l’epistola di san Paolo vengono scelt
e per far vedere
in che modo poi Gesù ha rivelato in pienezza il vol
ere di Dio. Il brano di oggi racconta il momento ch
e precede la
nascita della monarchia in Israele, e infatti domen
ica
prossima il protagonista della lettura sarà il
re Davide. Sono
numerosi i brani dell’AT e dei profeti molto critic
i verso la monarchia e il motivo viene espresso ben
e dal profeta
Samuele al quale il popolo si rivolge chiedendo di
scegliere un re per poter essere come tutti gli alt
ri popoli, e il
Signore dice a Samuele: se vogliono un re vuol dire
che rigettano me come unico re, e allora lasciali
fare, però
annuncia loro i diritti del re: farà tutti i suoi i
nteressi, vi fregherà tutti, vi userà per le sue gu
erre, farà le leggi che
vuole lui, farà arricchire tutti i suoi amici, vi r
uberà le vostre terre. Voi vi lamenterete, teneteve
lo! E infatti poi la
maggior parte dei re d’Israele sarà un disastro, do
po Salomone il regno si divide in due e iniziano gu
erre, perché
ognuno usava il potere per i suoi interessi a scapi
to del popolo e dei poveri. E noi che giustamente,
per carità, ci
lamentiamo dei politici di oggi e di chi ci governa
, ci dimentichiamo che è sempre stato così: il pote
re che colpisce
l’innocente. Anche a Roma, il primo re fu Romolo ch
e uccise Remo: il più forte poi impone la sua legge
. Anche nella
Bibbia abbiamo la stessa cosa: tutte le città e i r
egni sono fondate dai discendenti di Caino che ha u
cciso suo fratello
Abele. Però la Bibbia non dà ragione a Caino, ma ad
Abele, non dà ragione a Ponzio Pilato e ai sommi s
acerdoti, dà
ragione a Cristo, cioè al povero, all’ucciso. Chi è
giusto viene trafitto, come accade a Gesù, e Gesù
cosa farà? E’
l’unico veramente giusto, perché prende su di sé tu
tto il male senza restituirlo, questa è la differen
za, unico modo
per fermare il male. Al di là di questo, tuttavia,
il re anticamente aveva anche una certa funzione po
sitiva perché
amministrava la giustizia, quindi in fondo contenev
a la violenza, se no sarebbe stata una violenza gen
eralizzata, però
non prestava nessun servizio sociale, non c’era la
sanità, non c’erano le scuole; faceva la strade, ma
per andare a fare
battaglie e occupare altre terre e diventare più ri
cco, più potente, e poi qualcosa faceva di opere pu
bbliche che
servivano per lo sviluppo del commercio, dell’immag
ine, del suo potere insomma. Non è cambiato molto i
l
panorama. In ogni caso, il potere del re, cioè di C
esare, resta anche quello positivo, come dicevo, di
organizzazione
civile, se no ci sarebbe l’anarchia: il punto è con
quale spirito di esercita il potere. Se è con lo S
pirito santo, quello di
Dio, quello di Gesù, lo si esercita nella logica de
l bene comune e del servizio agli ultimi, se è lo S
pirito del mondo no.
Per questo dovremmo dare ascolto a san Paolo che sc
rive, lo abbiamo letto: fate domande, preghiere, su
ppliche e
ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per
tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo
condurre tutti una
vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio
. Noi invece siamo buoni solo a dire parolacce ai p
olitici e quando
anche i cristiani vanno al potere molte volte si co
mportano come gli altri. In ogni caso, anche chi co
mbatte contro il
potere è perché vuole essere lui ad averlo a scapit
o degli altri, e accaduto nella storia molte volte
anche alla Chiesa, e
se ci pensate bene capita anche a ciascuno nel prop
rio piccolo, perché ognuno nel suo piccolo vuole es
sere un re che
domina e comanda. E così veniamo al vangelo. Vanno
da Gesù a chiedergli se pagare o meno il tributo, l
e tasse, a
Cesare. Il presupposto era che per Israele l’unico
re è Dio e col Messia inizia il regno di Dio e quin
di Cesare e
l’oppressore devono scomparire. Se Gesù avesse dett
o che bisognava pagare il tributo a Cesare non sare
bbe stato il
Messia, quindi il popolo l’avrebbe rifiutato; se av
esse detto, invece, che non bisogna pagarlo, allora
lo avrebbero
denunciato al governatore per farlo fuori. Quindi e
ra un bel trabocchetto che gli tesero con malizia,
astuzia,
cattiveria, e Gesù lo capisce bene. E Gesù cosa fa
di fronte a questa tentazione, quella già del deser
to, la tentazione
di un Dio come vorremmo noi, di un Dio che esercita
il suo potere tenendoci tutti soggiogati, premiand
o e punendo,
così tutto è in ordine, ma nessuno è libero? Cosa f
a Gesù? Si fa dare una moneta, il che vuol dire che
lui non l’aveva.
Chi non ce l’ha non paga niente. Ma chi ce l’ha si.
Noi ce l’abbiamo, anche più di una moneta, siamo i
n uno stato,
quindi le tasse si devono pagare, punto: date a Ces
are quel che è di Cesare, perché su quella moneta c
’è la sua
immagine, appartiene a lui, quindi vuol dire che io
riconosco il suo potere. A Dio invece va restituit
o quel che è di
Dio. Sulla moneta c’è l’immagine di Cesare. E dov’è
l’immagine di Dio? È impressa in ogni uomo. Cosa v
a dato a Dio?
Va dato l’uomo, ogni uomo, anche Cesare. Cioè, se o
gnuno ricorda di essere immagine di Dio, capisce di
essere,
come Gesù, suo figlio amato e fratello, non padrone
, degli altri, e allora come Gesù anche il Cesare d
i turno imparerà
a vivere anche il potere che ha nella logica del se
rvizio, non del possesso, a praticare l’amore, il b
ene e la giustizia per
tutti, non solo per sé o per alcuni, facendo dunque
una politica di fraternità e giustizia, esattament
e il contrario di
quello che anche oggi, come ieri, continuiamo ad av
ere sotto gli occhi, dove la legge anziché essere q
uella della
giustizia diventa quella legata alla logica economi
ca del mercato. Dove al centro non c’è la persona u
mana e la sua
dignità, ma i propri interessi. E di fronte a quest
a occorre che il cristiano abbia a ribellarsi, ad o
pporsi, si, ma non con
la violenza, ma come Gesù, col martirio, cioè con l
a testimonianza, che può assumere tante forme di cu
i in una
predica non possiamo certamente parlare, pensiamo s
olo a chi nel passato non si è piegato al fascismo,
al nazismo,
al comunismo o, anche oggi, a leggi che appaiono ev
identemente ingiuste se ledono la dignità umana, ad
esempio
con l’obiezione di coscienza, ma non solo la mia di
gnità, quella di tutti, perché ogni uomo è immagine
di Dio, anche
chi non la pensa come me. Davvero se diamo a Dio ci
ò che è di Dio, poi cambia anche l’immagine di Cesa
re,
l’immagine di società, l’immagine di mondo, e quind
i occorre che noi cristiani diventiamo fermento per
questa
società, capaci di una politica fatta così e bisogn
a sperare che dalle nostre comunità escano persone
così. Una logica,
però, che prima di riguardare i grandi sistemi, dev
e riguardare il modo in cui io, ciascuno di noi, ge
stisco la mia vita
personale e i miei rapporti con gli altri, cioè occ
orre che ognuno si chieda di fatto qual è la sua po
litica, su cosa si
basa il suo modo quotidiano di agire nel vivere i r
apporti con gli altri e in base al quale compie le
sue scelte, con
quale spirito viviamo, insomma, se con lo Spirito s
anto o con un altro.