Voi sapete che per capire il criterio col quale ven
gono scelti i brani di vangelo e quelli di san Paol
o nelle domeniche
ambrosiane dopo Pentecoste bisogna riferirsi alle p
rime letture che ci fanno ripercorrere di domenica
in domenica le
tappe della storia di Israele come vengono racconta
te dai testi dell'Antico Testamento. Domenica scors
a avevamo
letto del popolo d’Israele che sentiva il
bisogno d
i avere un re che lo guidasse e di Dio che dice: va
bene, che abbiano
un re come tutti i popoli, vuol dire che hanno rige
ttato me come re, si arrangino, perché i re pensera
nno solo ai
propri interessi. E Gesù nel vangelo spiegava che r
idiamo a Dio ciò che è di Dio, ciò che gli appartie
ne, ovvero l’uomo,
allora possiamo restituire a Cesare ciò che è di Ce
sare perché Cesare a sua volta, che appartiene a Di
o, userà il suo
potere non pensando a se stesso, ma nello stesso mo
do in cui lo esercita Dio, e Dio esercita il potere
dando la vita,
facendosi servo, facendosi ultimo tra gli ultimi pe
r il bene di tutti, perché tutti a Dio apparteniamo
. E oggi si parla del
momento in cui Davide viene scelto al posto di Saul
, che fu il primo re d’Israele, ma che si rivelò da
subito una forte
delusione appunto perché fu lontano dal vivere seco
ndo la legge del Signore, per cui Samuele cercava u
n sostituto di
Saul, e abbiamo letto il racconto che si conclude c
on la scelta di Davide che era un ragazzino spensie
rato in
campagna dietro agli animali. Il Signore disse a Sa
muele: non guardare l’aspetto, non guardare l’appar
enza; gli
uomini si lasciano ingannare dall’apparenza, come a
vevi fatto tu scegliendo Saul, ma io guardo il cuor
e e vedo più in
là. E’ così che Dio ci ama. E così Davide viene unt
o, consacrato, cioè dedicato a Dio per una missione
importante, poi
re lo diventerà in seguito. Il vecchio Samuele 1ra
fuori il corno dell’olio – era proprio un corno di
animale vuoto
all’interno, poi riempito di olio – e lo versa sull
a testa di Davide. L’olio lascia il segno, macchia,
penetra: è una
immagine importante di consacrazione, è il segno de
llo Spirito che lascia il segno, che entra dentro,
che penetra in
una persona. Con il mio santo olio l’ho consacrato,
dicevano le parole del salmo riferite a Davide. Di
questo segno è
rimasto l’olio, il crisma, che ci viene messo sulla
fronte nel Battesimo e nella Cresima. Davide è l’u
nto del Signore,
che in ebraico diventa Messia e in greco Cristo, da
cui la parola crisma. Cristo non è dunque il cogno
me di Gesù. Noi
quasi senza pensare diciamo Gesù Cristo, ma non è s
contato che si sappia bene quel che si sta dicendo.
Infatti il
vangelo si apre con questa domanda che Gesù rivolge
ai suoi avversari e anche a noi: che cosa pensate
del Cristo? Ci
sono tanti pareri su Cristo. Il Cristo è colui che
salva. Ma cos’è per noi la salvezza e il Salvatore?
Se io penso per
esempio che il salvatore è quello che domina su tut
ti, fa i miei interessi a scapito degli altri, che
mi ripara e libera da
tutti i problemi, sono fuori strada, e se attribuis
co a Gesù l’idea distorta che ho di chi è il Cristo
, poi mi arrabbio con
Gesù quando lui non corrisponde a quello che ho in
mente io, e così lo rifiuto, come lo rifiutarono al
lora per gli stessi
motivi. Chi è dunque il Cristo che Gesù ci ha fatto
vedere? Gesù, per spiegare questa cosa, fa a loro
un’altra
domanda: il Cristo di chi è figlio? Ed essi rispond
ono: di Davide. Certo, il Messia, i profeti dicevan
o che sarebbe stato
un discendente di Davide. E Gesù lo era, perché Giu
seppe era un discendente di Davide ed era stato sce
lto come
sposo di Maria per dare a Gesù questa discendenza.
Ma quale Davide? Il re che una volta insediatosi al
potere ne
fece anche lui di cotte e di crude, o il Davide rag
azzino che prima di diventare re fu consacrato e ch
e nessuno
stimava, che lottò contro le forze del male (pensia
mo alla lotta col gigante Golia), che fu perseguita
to da Saul e che
non rispose al male col male? E’ quest’ultimo il Da
vide a cui Gesù si riferisce, il povero Davide, il
povero Messia, il
povero cristo, come lui. Ma ancora di più. Gesù cit
a le parole di un salmo nelle quali Davide chiama i
l messia che è
suo figlio, suo discendente, col nome di Signore, p
er dire: certo, il Messia è figlio, discendente di
Davide, e io lo sono,
ma il Messia è più di uomo, viene da Dio, è Dio ste
sso. Quindi Gesù non è solo il Cristo, ma il Figlio
stesso di Dio,
perché solo Dio ci salva. E da cosa ci salva? Eccoc
i al punto. Dalla nostra paura di non essere amati
da Dio, dal
pensare Dio come nemico, dal nostro orgoglio, dal n
ostro egoismo che ci fa compiere il male, dal pensa
re solo a noi
stessi, dalla paura della morte. E come lo fa? Dive
ntando egli stesso un povero cristo come noi, per p
renderci con sé
e farci diventare come Lui, per unirci al suo desti
no. Siamo anche noi dei poveri cristi, a questo pun
to ben contenti di
esserlo. Consacrati, unti dal Signore nel Battesimo
e nella Cresima proprio col crisma, voluti bene da
Dio al di là dei
nostri meriti o del fatto che ne facciamo anche noi
di cotte e di crude. Tanto è vero che abbiamo lett
o le parole di
Paolo che dicono che Dio ci ha scelti perché raggiu
ngiamo la salvezza che è in Cristo Gesù, per cui se
moriamo con
lui, con lui vivremo, se perseveriamo con lui, con
lui regneremo, e se siamo infedeli lui però resta f
edele. Cioè, in
Gesù Dio diventa un povero Cristo per unirsi a noi
in tutto e così darci la forza di poter diventare c
ome Lui, perché col
crisma del Battesimo noi siamo già stati uniti al s
uo destino di passione, morte e risurrezione, consa
pevoli che,
nonostante tutte le nostre infedeltà e stupidate, e
gli non ci abbandona mai, fin oltre la morte. Rendi
amo davvero
grazie a Dio.