domenica 17 luglio 2016

IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE ANNO C

Voi sapete che per capire il criterio col quale ven gono scelti i brani di vangelo e quelli di san Paol o nelle domeniche ambrosiane dopo Pentecoste bisogna riferirsi alle p rime letture che ci fanno ripercorrere di domenica in domenica le tappe della storia di Israele come vengono racconta te dai testi dell'Antico Testamento. Domenica scors a avevamo letto del popolo d’Israele che sentiva il
bisogno d i avere un re che lo guidasse e di Dio che dice: va bene, che abbiano un re come tutti i popoli, vuol dire che hanno rige ttato me come re, si arrangino, perché i re pensera nno solo ai propri interessi. E Gesù nel vangelo spiegava che r idiamo a Dio ciò che è di Dio, ciò che gli appartie ne, ovvero l’uomo, allora possiamo restituire a Cesare ciò che è di Ce sare perché Cesare a sua volta, che appartiene a Di o, userà il suo potere non pensando a se stesso, ma nello stesso mo do in cui lo esercita Dio, e Dio esercita il potere dando la vita, facendosi servo, facendosi ultimo tra gli ultimi pe r il bene di tutti, perché tutti a Dio apparteniamo . E oggi si parla del momento in cui Davide viene scelto al posto di Saul , che fu il primo re d’Israele, ma che si rivelò da subito una forte delusione appunto perché fu lontano dal vivere seco ndo la legge del Signore, per cui Samuele cercava u n sostituto di Saul, e abbiamo letto il racconto che si conclude c on la scelta di Davide che era un ragazzino spensie rato in campagna dietro agli animali. Il Signore disse a Sa muele: non guardare l’aspetto, non guardare l’appar enza; gli uomini si lasciano ingannare dall’apparenza, come a vevi fatto tu scegliendo Saul, ma io guardo il cuor e e vedo più in là. E’ così che Dio ci ama. E così Davide viene unt o, consacrato, cioè dedicato a Dio per una missione importante, poi re lo diventerà in seguito. Il vecchio Samuele 1ra fuori il corno dell’olio – era proprio un corno di animale vuoto all’interno, poi riempito di olio – e lo versa sull a testa di Davide. L’olio lascia il segno, macchia, penetra: è una immagine importante di consacrazione, è il segno de llo Spirito che lascia il segno, che entra dentro, che penetra in una persona. Con il mio santo olio l’ho consacrato, dicevano le parole del salmo riferite a Davide. Di questo segno è rimasto l’olio, il crisma, che ci viene messo sulla fronte nel Battesimo e nella Cresima. Davide è l’u nto del Signore, che in ebraico diventa Messia e in greco Cristo, da cui la parola crisma. Cristo non è dunque il cogno me di Gesù. Noi quasi senza pensare diciamo Gesù Cristo, ma non è s contato che si sappia bene quel che si sta dicendo. Infatti il vangelo si apre con questa domanda che Gesù rivolge ai suoi avversari e anche a noi: che cosa pensate del Cristo? Ci sono tanti pareri su Cristo. Il Cristo è colui che salva. Ma cos’è per noi la salvezza e il Salvatore? Se io penso per esempio che il salvatore è quello che domina su tut ti, fa i miei interessi a scapito degli altri, che mi ripara e libera da tutti i problemi, sono fuori strada, e se attribuis co a Gesù l’idea distorta che ho di chi è il Cristo , poi mi arrabbio con Gesù quando lui non corrisponde a quello che ho in mente io, e così lo rifiuto, come lo rifiutarono al lora per gli stessi motivi. Chi è dunque il Cristo che Gesù ci ha fatto vedere? Gesù, per spiegare questa cosa, fa a loro un’altra domanda: il Cristo di chi è figlio? Ed essi rispond ono: di Davide. Certo, il Messia, i profeti dicevan o che sarebbe stato un discendente di Davide. E Gesù lo era, perché Giu seppe era un discendente di Davide ed era stato sce lto come sposo di Maria per dare a Gesù questa discendenza. Ma quale Davide? Il re che una volta insediatosi al potere ne fece anche lui di cotte e di crude, o il Davide rag azzino che prima di diventare re fu consacrato e ch e nessuno stimava, che lottò contro le forze del male (pensia mo alla lotta col gigante Golia), che fu perseguita to da Saul e che non rispose al male col male? E’ quest’ultimo il Da vide a cui Gesù si riferisce, il povero Davide, il povero Messia, il povero cristo, come lui. Ma ancora di più. Gesù cit a le parole di un salmo nelle quali Davide chiama i l messia che è suo figlio, suo discendente, col nome di Signore, p er dire: certo, il Messia è figlio, discendente di Davide, e io lo sono, ma il Messia è più di uomo, viene da Dio, è Dio ste sso. Quindi Gesù non è solo il Cristo, ma il Figlio stesso di Dio, perché solo Dio ci salva. E da cosa ci salva? Eccoc i al punto. Dalla nostra paura di non essere amati da Dio, dal pensare Dio come nemico, dal nostro orgoglio, dal n ostro egoismo che ci fa compiere il male, dal pensa re solo a noi stessi, dalla paura della morte. E come lo fa? Dive ntando egli stesso un povero cristo come noi, per p renderci con sé e farci diventare come Lui, per unirci al suo desti no. Siamo anche noi dei poveri cristi, a questo pun to ben contenti di esserlo. Consacrati, unti dal Signore nel Battesimo e nella Cresima proprio col crisma, voluti bene da Dio al di là dei nostri meriti o del fatto che ne facciamo anche noi di cotte e di crude. Tanto è vero che abbiamo lett o le parole di Paolo che dicono che Dio ci ha scelti perché raggiu ngiamo la salvezza che è in Cristo Gesù, per cui se moriamo con lui, con lui vivremo, se perseveriamo con lui, con lui regneremo, e se siamo infedeli lui però resta f edele. Cioè, in Gesù Dio diventa un povero Cristo per unirsi a noi in tutto e così darci la forza di poter diventare c ome Lui, perché col crisma del Battesimo noi siamo già stati uniti al s uo destino di passione, morte e risurrezione, consa pevoli che, nonostante tutte le nostre infedeltà e stupidate, e gli non ci abbandona mai, fin oltre la morte. Rendi amo davvero grazie a Dio.