domenica 4 febbraio 2018

PENULTIMA DOMENICA DOPO EPIFANIA

Due domeniche fa la nostra Diocesi ha celebrato la giornata della solidarietà, domenica scorsa la festa della famiglia, oggi la giornata per la vita e domenica prossima quella per il malato. Magari qualcuno non se n’è neanche accorto, a parte settimana scorsa perché quest’anno abbiamo voluto valorizzare molto la festa della famiglia vivendo insieme sabato 27 gennaio a Casatenovo la messa comunitaria
serale seguita dalla cena e dal film, momenti davvero belli vissuti dalle famiglie più giovani delle nostre parrocchie che hanno risposto numerose. Se però le altre giornate come quella di oggi della vita passano in sordina è perché sia noi preti nella predicazione sia voi laici nelle proposte non mettiamo tutto quell’impegno e quella fantasia necessarie per valorizzarle, al di là quest’oggi della tradizionale e sempre validissima vendita delle primule al termine delle messe per raccogliere offerte per aiutare i centri di aiuto alla vita e i consultori familiari presenti nei nostri territori, come quello di Merate a cui fa riferimento il nostro decanato. È chiaro che di tematiche così complesse e delicate non si riesce a parlare in modo adeguato durante una predica, ed è per questo che in diocesi, per chi è interessato, ci sono incontri e convegni appositi, ma sarebbe bello se anche nelle nostre parrocchie fiorissero dal basso, cioè da voi, iniziative per trovarsi a parlare di queste tematiche, pur sapendo che poi la risposta della gente potrebbe essere scarsa. Del resto, la maggior parte dei cristiani che pur viene a messa la domenica, fa poi fatica a uscire di casa per partecipare a certi incontri, ma non dipende solo dai ritmi pesanti e stressanti della vita, che ci sono, ma anche da altri fattori, altrimenti non si spiegherebbe tutto il concorso di popolo quando si tratta di partecipare a feste patronali, degli oratori, con annesse cene, pranzi e processioni. Tutte cose bellissime se non fosse che passata la festa gabbato lu santu, mentre la vita prosegue, e certe tematiche come quelle richiamate da queste quattro giornate toccano da vicino l’esistenza di tutti i giorni. Pensiamo al tema del lavoro che era al centro della giornata della solidarietà di due domeniche fa: non c’è partito politico che soprattutto in questo tempo di campagna elettorale non ne parli, spesso con promesse campate per aria, come hanno denunciato qualche giorno fa i vescovi italiani. Collegato a questo, il tema della famiglia, che al di là dei bellissimi momenti vissuti insieme sabato scorso, oggi più che mai attraversa drammatici momenti di crisi. Parlare di famiglia vuol dire parlare non solo di lavoro e di futuro, ma della stessa concezione di famiglia, tradizionale o allargata, di convivenza, matrimonio, eterosessuale o omosessuale, educazione dei figli, gestione di separazioni e divorzi e chi più ne ha più ne metta. E poi la giornata della vita che celebriamo oggi e che richiama tematiche spesso sottolineate dal Papa quali la ricerca esasperata di interessi personali o di parte che portano, ad esempio, alle aggressioni contro le donne, all’indifferenza verso i poveri e i migranti, alle violenze contro la vita e la dignità dei bambini, non solo nei casi tremendi di pedofilia, ma anche riferiti all’aborto. E ancora, pensiamo a tutto il tema del fine vita, del testamento biologico, dell’accanimento terapeutico, dell’eutanasia e più in generale della malattia che è al centro della giornata del malato di domenica prossima. Ora, qual è il punto? Nella sua lettera alla Diocesi, il nostro Arcivescovo Mario ha affidato alle nostre comunità cristiane un compito impegnativo, quello affidato da Gesù ai suoi discepoli, ossia essere presenti nei contesti in cui si vive come sale della terra, luce del mondo, lievito che fa fermentare tutta la pasta. Concretamente cosa significa? L’Arcivescovo dice questa frase molto eloquente: “Nella complessità del nostro tempo, coloro che condividono la mentalità e i sentimenti di Cristo hanno la responsabilità di testimoniare come la fede diventi cultura, proponga una vita buona, desiderabile per tutti, promettente per il futuro del Paese e dell’Europa”. Tradotto cosa vuol dire? Che se io sono battezzato e sono qui a messa è perché sto scommettendo la mia vita su Cristo, è perché condivido e voglio far diventare miei i sentimenti e la mentalità di Cristo. Se non fosse così, cosa sarei qui a fare? Essere cristiano può ridursi a qualche pratica religiosa che poi non incide nella vita? Evidentemente no. Una fede che non incide nella vita, che comincia qui e finisce quando si esce di qui, è simile a quei lavoratori che timbrano il cartellino e poi vanno a fare la spesa. I risultati dell’Eucaristia non possono essere soltanto la partecipazione a feste, cene o processioni, ma ad assumere il pensiero di Cristo. Da cui nasce la domanda: ripercorrendo tutte le tematiche che queste quattro giornate ci propongono, io come la penso? Appunto perché la fede in Cristo deve cercare di tradursi in un modo di pensare e quindi di vivere che segue la logica del vangelo, e non quella del mondo. È da qui che dovrebbe nascere l’esigenza da parte di tutti di trovare le modalità di approfondire questi argomenti, e non accontentarsi della predica domenicale che altrimenti dovrebbe durare due ore. La riprova è che oggi, per esempio, per comunicare queste cose, ho deciso per la prima volta di non commentare la Parola di Dio, sia perché richiederebbe molto tempo, soprattutto il difficile brano di san Paolo, sia perché il vangelo è una della pagine più scabrose della Scrittura, e per evitare di dire delle banalità per non scandalizzare bambini o persone benpensanti di una certa età, preferisco rimandare all’incontro del lunedì sera la spiegazione. Una pagina dove in sostanza Gesù manifesta che la clemenza di Dio (che dà il titolo a questa domenica) non guarda i meriti delle persone, ma i loro bisogni, e accoglie con gioia proprio le persone, come questa prostituta, che i benpensanti eviterebbero accuratamente, e se escludi qualcuno dalla tua vita stai escludendo Dio, proprio quel Dio che sei qui ad onorare e col quale vuoi entrare in comunione. Capite come sono messaggi che richiedono tempo per essere spiegati, e lo stesso vale per le tematiche di cui parlavo prima. Per cui, o uno ci tiene ad approfondire queste cose e trova i modi per farlo, altrimenti se usciti di chiesa non ci si ritorna su, sarà dura dura diventare sale della terra e luce del mondo.