domenica 28 gennaio 2018

FESTA DELLA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE

 Leggendo questo episodio in modo superficiale sembra che la famiglia di Gesù più che santa fosse alquanto sconclusionata. Due genitori che tornano a casa dimenticandosi il figlio a Gerusalemme (vengono in mente i drammatici episodi di cronaca di quelle mamme che vanno al lavoro dimenticandosi del bambino in macchina), che lo cercano in posti sbagliati e poi finalmente lo
trovano e si sentono dire, come se niente fosse, “perché mi cercavate?”. Quindi un Gesù molto simile ai figli di oggi che rispondono in modo strafottente, con la differenza che ai quei tempi, se un figlio avesse risposto in quel modo, i genitori come minimo lo avrebbero preso a sberle, cosa che invece non accade. Poi però si conclude con Gesù che, quando torna a casa, inizia a fare il bravo, ad essere ubbidiente, stando loro sottomesso. Ma come? Aveva appena detto che lui doveva fare la volontà di Dio, il suo vero Padre! Vedete come una lettura superficiale di questo brano è piena di contraddizioni. E infatti, come ogni pagina di vangelo, anche questa non è tanto la cronaca di un episodio, ma vuole comunicare una verità teologica da scoprire, e dunque va decifrata per essere compresa. Oltretutto, dobbiamo tener conto che le pochissime informazioni che i vangeli ci danno dell’infanzia di Gesù sono scritte ad arte non per dire cosa faceva da ragazzo, ma per anticipare le cose che poi fece da adulto. Se avete notato, l’unico personaggio che in questo brano ha un nome è Gesù. Maria e Giuseppe non sono mai chiamati per nome, e questo è già un primo indizio: vuol dire che sono dei personaggi rappresentativi. E cosa rappresentano? Rappresentano il popolo di Israele, con le sue tradizioni, come quella di andare ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua, tradizioni da cui Gesù proviene (vengono presentati infatti come i suoi genitori), ma da cui Gesù si distacca per rivelare il loro vero significato, per fare nuove tutte le cose. E in tutto il Vangelo Gesù non verrà compreso dal suo popolo, e questo fatto Luca lo anticipa parlando appunto dell’incomprensione dei suoi genitori. Che poi, finiti i giorni della festa, tornano tutti a casa tranne il fanciullo Gesù che, si legge, “rimase” a Gerusalemme, non è scritto per dire che anche Gesù, come tutti i ragazzi, faceva delle bravate, ma per mostrare in anticipo che negli anni a venire Gesù a Gerusalemme resisterà con forza agli attacchi, agli insulti e alle incomprensioni del suo popolo. Infatti il verbo usato da Luca non è “rimase” a Gerusalemme, ma “resistette”. E che i suoi genitori non se ne fossero accorti perché pensavano che Gesù fosse in cammino con loro non è detto per giustificare le gravi distrazioni che ogni tanto i genitori hanno verso i figli, ma per parlare sempre degli israeliti che davano per scontato che il messia seguisse i loro passi, fosse cioè come dicevano loro, un po’ come noi quando pensiamo che sia Gesù a dover seguire noi ed essere come diciamo noi, mentre deve essere esattamente il contrario. Già lo diceva il profeta Isaia nel brano che abbiamo letto: tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, Salvatore. Dio nessuno lo conosce, ma tutti ce lo costruiamo a modo nostro, a nostra immagine. Gesù ci ha fatto conoscere il volto di questo Dio nascosto, e ci ha mostrato che è diverso da come lo immaginiamo noi. Il fatto stesso che essi lo cercarono in posti sbagliati senza trovarlo, anticipa quello che fecero le donne il mattino di Pasqua quando andarono a cercare Gesù al sepolcro, cioè in un posto sbagliato, e infatti non lo trovarono. Come noi che andiamo al cimitero pensando che i nostri morti siano lì, quando Gesù ci ha detto che non sono più lì. Per questo si dice che lo trovarono dopo tre giorni, per indicare la risurrezione di Gesù. E lo trovano a Gerusalemme, dove Gesù muore e risorge, ma lo trovano seduto nel tempio, in mezzo ai maestri, che ascolta, interroga e risponde con intelligenza, come farà da grande. E tutti quelli che lo udivano erano pieni di stupore, ma il termine greco adoperato dall’evangelista indica uno stupore irritato, evidentemente perché non piacevano le sue risposte. Anche qui si sta parlando di quello che poi accadrà in tutto il vangelo: ogni volta che Gesù va al tempio, succede un macello, perché metteva sempre in discussione tutte le loro certezze. Come spesso capita in famiglia quando i figli mettono in discussione le certezze dei genitori e i genitori non sanno cosa rispondere, così la Parola di Dio deve continuamente metterci in discussione. E a restare stupiti e sconcertati sono proprio i suoi genitori che appunto rappresentano la frustrazione di Israele che non riesce ad accettare Gesù. Ecco perché le parole di rimprovero che Gesù pronuncia non sono rivolte a Maria e a Giuseppe, ma al suo popolo. Per loro, è il figlio che deve ascoltare i genitori, per Gesù no, sono loro che devono ascoltare lui. “Perché mi cercavate?”. Non è una domanda da tiraschiaffi che Gesù rivolge alla mamma. Ma è per dire a ciascuno di noi: perché continui a cercare Dio? Non hai ancora capito che con me Dio non va più cercato, ma va accolto, è Lui che ci viene a cercare? “Non sapevate – quindi è qualcosa che dovevano aver capito e invece non l’avevano capito - che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? “Devo”, e in tutto il vangelo ritorna questo verbo quando Gesù dice che deve, che bisogna che egli compia la volontà di Dio, non quella dei suoi genitori, non quella del suo popolo Israele, e questo continua ad essere un grande insegnamento per l’educazione dei figli in una famiglia cristiana. E la volontà di Dio, non dimentichiamolo, è quella di darci il suo amore, e dunque la gioia, e una vita che non muore mai, e impariamo a conoscerla leggendo il vangelo. Infine, tutto questo accade quando Gesù aveva 12 anni, perché in Israele uno diventava adulto a 12 anni, quando aveva imparato la Parola di Dio e diventava figlio non più dei suoi genitori, ma di questa Parola, e dunque responsabile, capace cioè di rispondervi liberamente. Sempre attuale questa cosa: finchè i figli non staccano il cordone ombelicale psicologico dai genitori non diventeranno mai adulti. Impariamo anche noi dalla madre di Gesù a conservare tutte queste parole che oggi il Signore ci ha detto perché le nostre famiglie crescano non solo in età, ma soprattutto in sapienza e grazia, come Gesù. E così sia.