domenica 10 giugno 2018

III DOMENICA DOPO PENTECOSTE

I testi di questa domenica parlano di matrimonio e parlare oggi di matrimonio non è una cosa semplice. Tantomeno affrontare l’argomento in una predica. Molti non si sposano, molti scelgono di convivere, molti parlano di matrimoni anche tra persone dello stesso sesso. La stessa idea di famiglia è in continua evoluzione. Come del resto è sempre stato, anche ai tempi di Gesù. Basti pensare che in
quel periodo la donna era considerata proprietà del marito il quale, per qualunque ragione, anche la più banale poteva cacciarla di casa. Siccome questo era quello che prevedeva la legge di Mosé, il brano di vangelo racconta proprio la trappola che avevano teso a Gesù andandogli a chiedere se era lecito o meno che un uomo ripudiasse sua moglie. Gesù avrebbe dovuto rispondere di sì per essere allineato, altrimenti lo avrebbero giudicato un sovversivo. Invece Gesù senza paura risponde che non è così. Non vi è superiorità dell’uomo rispetto alla donna, per cui l’uomo non può decidere a suo piacimento quello che vuole. Naturalmente questo vale anche per la donna nei confronti dell’uomo. E richiama il fatto che il progetto di Dio è che l’unione matrimoniale tra un uomo una donna sia indissolubile. Perché? Perché se due sono diventati un solo corpo e una sola carne, una cosa sola, spezzare un unico corpo significa mutilarlo, significa ucciderlo. Dunque è un bene l’indissolubilità. Sempre che davvero due persone siano diventate una cosa sola. E questa unione è indissolubile perché è il segno dell’amore tra Dio e ciascuno di noi che appunto è indissolubile, cioè un amore che non si può spezzare: noi potremo allontanarci da Dio, ma lui non si allontana mai da noi. Per cui, quando io vedo un uomo una donna che si amano (ecco il matrimonio cristiano), dovrei riuscire a capire il modo con cui Dio ama ciascuno di noi. Questa è una cosa così difficile da attuare che solo coltivando una intensa comunione d’amore col Signore può diventare possibile. È infatti in crescita sempre più esponenziale il numero di divorzi e separazioni. Ma anche qui dobbiamo stare bene attenti. Non possiamo e non dobbiamo mai prendere una pagina di Vangelo estrapolandola da tutto il resto. Vangelo, non dimentichiamolo mai, significa bella notizia. Quando una coppia cristiana vive un momento di crisi o arriva a decidere di separarsi, non per sport, ma per motivi seri, se prendiamo questa pagina di Vangelo senza considerare che Vangelo vuol dire bella notizia e dimenticando che Gesù ci ha rivelato che nessuno è escluso dall’amore di Dio, per cui Dio non smette mai di amarci e di infonderci la sua forza ed è capace di costruire cose meravigliose anche dalle macerie, va a finire che uno, sentendo queste parole di Gesù, invece di avvertirle come buona notizia, le sente come causa di angoscia perché dice: io non ce la faccio, o io non ce l’ho fatta, adesso sono escluso dal suo amore, sono scomunicato. Invece non è così. Gesù ci comunica il progetto di Dio. Il progetto di Dio non è mai contro il bene dell’uomo. È iscritto nel nostro DNA. Due persone che si amano davvero desiderano con tutto se stessi che questo amore sia indissolubile, sia per sempre. Per cui Gesù non sta dicendo nulla che debba mettere angoscia. Anzi, ci svela il motivo per cui, se ci guardiamo dentro, ci accorgiamo di portare nel cuore, ciascuno, questo desiderio di eternità: quando si ama veramente si desidera che sia per sempre. Proprio perché è iscritto dentro di noi. E perciò è proprio con il suo aiuto che nei momenti in cui si vorrebbe gettare la spugna, si può ricevere la forza di cercare tutte le strade possibili immaginabili perché è un unione duri per sempre. E quando non ci si riesce più, ecco che resta indissolubile il suo amore per ciascuno di noi, non la sua condanna. Ed è per questo che occorre sempre da parte di tutti, della Chiesa e quindi di una comunità cristiana, come sta insegnando Papa Francesco, a stare vicini, ad accogliere e accompagnare con tenerezza e affetto tutte le situazioni e i cammini difficili di molte persone. E se il matrimonio cristiano, come dicevo, è sacramento, cioè segno terreno e visibile dell’amore indissolubile di Dio, ecco che le letture di questa domenica e che oggi vengono ascoltate da tanti genitori dei bambini della nostra scuola dell’infanzia, diventano per tutti di stimolo a guardare a Gesù, al suo amore per ciascuno, a viverlo anzitutto nella vita di coppia, perché i vostri figli, vedendo voi, possano capire come li ama il Signore, e questo vale anche per quei genitori che invece vivessero momenti difficili o situazioni di separazione e divorzio o che si sono rifatti una vita, perché anche voi potete trasmettere ai vostri figli l’amore di Dio che si fa misericordia, accoglienza e perdono, un Dio che ci vuol bene così come siamo, sempre, proprio nel modo in cui ognuno di voi vuol bene ai propri figli così come sono, con i loro pregi e i loro difetti. Il progetto di Dio su ciascuno di noi è qualcosa di meraviglioso, e anche quando non riusciamo a corrispondervi, è meraviglioso pensare che egli continua a infonderci il suo amore per continuare lo stesso a camminare con fiducia. È quello che ripeto sempre pensando anche a me stesso. Così come non esiste il marito, la moglie, il papà, la mamma, il figlio, la figlia perfetti, allo stesso modo non esiste il prete perfetto. Ed è proprio perché riconosco che Dio mi vuol bene lo stesso nonostante tutte le mie imperfezioni, mancanze, limiti e debolezze che posso fare il prete, perché se devo annunciare l’amore e il perdono di Dio amando le persone a me affidate, questa cosa riesco a farla non perché io sono già bravo, ma perché proprio perché Dio accoglie e perdona me peccatore posso a mia volta essere annunciatore credibile della misericordia di Dio.