domenica 24 giugno 2018

V DOMENICA DOPO PENTECOSTE

La prima lettura e il brano della lettera ai Romani di san Paolo parlano di un tema che a noi cristiani di oggi sembrerebbe aver poco da dire, quello della circoncisione, e che invece per ebrei e musulmani ha ancora un grande valore. Voi sapete che Abramo è considerato il capostipite di ebrei, cristiani e musulmani, e il libro della Genesi racconta il momento in cui viene stipulata l’alleanza tra Dio e il
suo popolo attraverso il rito della circoncisione. Ma mentre ebrei e musulmani ritengono che Dio in persona, come abbiamo letto, abbia realmente detto ad Abramo che chi crede in lui deve essere circonciso (cosa che peraltro riguarda solo i maschi), per noi cristiani non è così, altrimenti tutti noi maschi qui presenti in chiesa, coerentemente, dovremmo essere circoncisi. La Chiesa delle origini, come racconta il libro degli Atti degli Apostoli, dedicò il suo primo Concilio, quello di Gerusalemme, proprio a discutere di questa cosa: c’era chi sosteneva che i pagani che si convertivano e volevano diventare cristiani chiedendo il Battesimo dovessero venire prima circoncisi, e altri, come san Paolo, che dicevano di no, e alla fine prevalse la linea di san Paolo, per i motivi che egli stesso spiega proprio nei versetti del capitolo quarto della lettera ai Romani che abbiamo ascoltato oggi. La circoncisione è un segno esteriore, un’incisione sul corpo, che vuole esprimere il legame di sangue, quindi indissolubile, tra Dio e il suo popolo. Come l’anello che si scambiano due sposi è un segno che esprime l’amore che li lega, così la circoncisione esprime il legame tra Dio e il suo popolo. Il punto è questo: viene prima la fede o prima la circoncisione? Risponde san Paolo: viene prima la fede. Infatti Abramo credette in Dio prima di essere circonciso. Non si diventa credenti perché si viene circoncisi: prima c’è la fede. Come l’anello che si scambiano gli sposi. Viene prima il loro amore o l’anello? Prima viene l’amore. Non è che due persone iniziano ad amarsi dopo essersi scambiati gli anelli, a meno che uno dei due sia così venale da amare l’altro perché gli ha regalato un anello. Lo stesso vale per noi cristiani che abbiamo sostituito la circoncisione col Battesimo. È vero che il Battesimo, a differenza della circoncisione, è un sacramento, ma non è che automaticamente chi viene battezzato è salvo e chi non è battezzato è dannato, e che col Battesimo uno automaticamente diventa credente. Così si pensava una volta, esattamente come la pensavano gli ebrei a proposito della circoncisione. Il Battesimo è un segno che esprime una verità che viene prima, e cioè il fatto che Dio è Padre, che noi siamo immersi nel suo amore, siamo suoi figli a immagine del Figlio Gesù, e siamo dimora dello Spirito santo, da sempre: è così che Dio ci pensa. Il Battesimo è un segno che lo manifesta. Allora, dice Paolo, Abramo è padre dei circoncisi e dei non circoncisi che credono, cioè è il modello di fede di tutti coloro che credono in Dio, infatti, scrive Paolo, Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. Cosa significa questa frase? “Abramo credette a Dio”. “Credette” vuol dire aver fede, ma notate: credette “a Dio”, non “in Dio”. Qualcuno pensa che la fede sia semplicemente credere in Dio, cioè nel fatto che Dio esiste, per cui c’è chi ci crede e chi no. Non è così. Una fede così serve a niente. La fede è quando io punto la mia vita su Dio perché lo ritengo affidabile, quando Dio diventa la base su cui costruisco la mia esistenza, il punto di appoggio e riferimento. Lo dice bene Gesù nel lungo vangelo di oggi: “credete nella luce per diventare figli della luce”. Cioè: credere in Gesù vuol dire diventare come lui, e come lui si diventa, prosegue Gesù, se si accoglie la sua Parola, se ci si fida di essa e se la si vive, e non perché si è battezzati. Tra parentesi. Per un cristiano, la fede è credere non genericamente in Dio, che nessuno conosce e ha mai visto, ma credere che solo guardando Gesù capisco chi è Dio, e dunque se non conosco Gesù non posso sapere chi è Dio. Ma tornando alla frase di san Paolo. Abramo, dicevo, credette a Dio “e ciò gli fu accreditato come giustizia”. La giustizia, nella Bibbia, non è come la intendiamo noi, dare a ciascuno il suo, ma è una buona relazione, un atteggiamento corretto. Quindi questa frase significa che Dio ritenne che la fede di Abramo, il suo fidarsi di lui, fosse il modo giusto per essere in relazione con Lui. L’unica cosa giusta è credere all’amore che Dio ha per noi: se non credo a questo, faccio la più grossa ingiustizia contro Dio, lo ammazzo come Padre, io non mi sento figlio, non accolgo gli altri come fratelli, faccio il male, appunto perché non sentendomi amato, non riesco ad amare né me né gli altri. Per questo Abramo è davvero l’anello di congiunzione di tutti coloro che verranno dall’oriente e dall’occidente, di tutti coloro che, quale che sia la loro religione, vivono la fede in questo modo, come qualcosa che trasforma la vita in positivo, che ci rende capaci di amare come ci ama Dio, altrimenti non è fede, ma ideologia, qualcosa che divide invece di unire. Come per gli ebrei la circoncisione fisica non bastava per dire che un ebreo era un bravo osservante della Legge di Dio (quante volte i profeti parlavano di circoncisione del cuore), così per un cristiano non basta essere battezzato per dirsi un vero cristiano.