domenica 12 maggio 2019

IV DOMENICA DOPO PASQUA

 Ci sono pagine di Vangelo come questa che o ce le stampiamo nella testa o altrimenti nemmeno noi che siamo cristiani comprendiamo cos’è il cristianesimo. Gesù afferma: “Come il Padre ha amato me (e il Padre ha amato Gesù comunicandogli il suo Spirito, tutta la sua stessa capacità d’amore), anch’io ho amato voi”. L’amore che Gesù ha ricevuto dal Padre l’ha donato a noi. E allora chiede a noi:
“rimanete nel mio amore”. E come si fa a restare nel suo amore? Facendo come Gesù: dando agli altri lo stesso amore col quale ci ama Dio. E perché Gesù ci dice queste cose che a noi appaiono così difficili? “Vi dico queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena, completa”. C’è in gioco la nostra gioia. La volontà di Dio è la nostra gioia, e la gioia è quando scopriamo quanto siamo amati: è solo sentendo dentro di noi quanto Dio ci ama a darci la forza di amare gli altri, a fare cioè ciò che ci sembrerebbe impossibile, e cioè amarci gli uni gli altri nel modo in cui Gesù ha amato noi. Questo è l’unico comando che Gesù ci ha dato. Si, un comando. E chi lo trasgredisce? Questo è il bello: chi lo trasgredisce non troverà mai la gioia. Per questo ce lo comanda, appunto perché la sua volontà è che noi abbiamo la gioia. Poi prosegue: Nessuno ha amore più grande del dare la vita per i propri amici, e io non vi chiamo servi, ma amici, perché i servi non sanno quello che fa il loro padrone, mentre io vi ho fatto conoscere quello che ho udito dal Padre. Anche questa cosa è stupenda. Noi pensiamo che Dio sia un padrone e noi i suoi servi che devono ubbidirgli. Non è così: Gesù ci ha fatto vedere che Dio non assorbe le energie degli uomini, ma è colui che le dona, è datore di vita, ci dà la sua vita, il suo amore, il suo Spirito, per renderci come Lui, a immagine di Gesù. Questo vuol dire essere chiamati amici da Gesù. Gli amici sono sullo stesso piano. Dio si fa uomo per farci diventare come Gesù, come Dio, se rimaniamo però nel suo amore, comunicando agli altri lo stesso amore col quale siamo amati. Ecco perché poi Gesù conclude dicendo: “non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto”, il frutto della gioia che nasce dall’amore di Dio per noi che noi dobbiamo portare agli altri, “e il vostro frutto rimanga”. E come fa questo frutto a rimanere? Chiedendoglielo nella preghiera. E qui scopriamo cos’è la preghiera cristiana, di cui parleremo ampiamente nelle prossime catechesi per gli adulti che inizieranno giovedì sera per tre giovedì di seguito. Gesù dice: “tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome vi sarà concesso”. Poi molti rimangono delusi e sfiduciati nel vedere che il Signore non ascolta le loro preghiere. Perché? Perché dimenticano che la condizione per essere esauditi è quella di restare nel suo amore, e perciò quello che nella preghiera va chiesto è di diventare come Gesù, di ricevere dal Signore lo Spirito per amare come Lui. Amore e preghiera vanno sempre uniti. L’amore non è efficace se non viene alimentato dalla preghiera e la preghiera senza amore è micidiale e pericolosa. Non basta infatti essere uomini di preghiera. Occorre che questa preghiera alimenti e faccia crescere la capacità d’amore della persona che prega. Se dopo aver pregato non è aumentata la capacità di amare, quella preghiera è stata non solo inutile, ma anche dannosa. Inutile perché non è servita all’unico fine al quale era preposta. Dannosa perché l’aver pregato fa sentire più santi, superiori agli altri e ci s’inganna pensando d’aver conseguito quello che in realtà manca. Bisogna fare attenzione a non cadere nel rischio di essere tanto pii e devoti con Dio e nel contempo maligni e duri con il prossimo. La preghiera serve per trasformarci in Gesù. Oggi è la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. E questo vangelo ci ha fatto capire cos’è la vocazione, a cosa Dio ci chiama, tutti. Ci chiama alla gioia, a diventare come lui, ad essere suoi amici, e perché ciò accada ci chiama a restare nel suo amore, a portare frutto dando agli altri lo stesso amore con cui ci ama Dio, e a pregare chiedendo questo, perché questa è la volontà di Dio per ciascuno. Poi ognuno vivrà queste cose secondo le proprie capacità e in forme diverse. E’ fondamentale capire questo, altrimenti si rischia di dire fesserie del tipo che un prete è più vicino a Dio e deve pregare di più di un laico, che un missionario è più vicino a Dio di una coppia di sposi che hanno famiglia. No, a queste cose che Gesù dice nel vangelo di oggi, il Signore chiama tutti. Mi piacerebbe, a questo punto, farvi vedere come il breve brano degli Atti degli Apostoli che la liturgia ci ha proposto oggi, nella sua apparente semplicità, sia una traduzione molto concreta di tutte le cose che ho detto, però lo farò nell’incontro di lunedì sera di spiegazione della Parola di Dio per tutti coloro che vi parteciperanno.