domenica 15 settembre 2019

III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO

Rimando all’incontro del lunedì sera la spiegazione della Parola di Dio di questa domenica. Di solito faccio questa scelta quando la liturgia propone testi difficili come quelli di oggi che il breve tempo della predica non consente di spiegarli in modo adeguato. Ma oggi c’è un motivo in più che mi spinge a fare questa scelta. Celebriamo la Giornata per il Seminario e il nostro Arcivescovo ha scritto per
l’occasione un messaggio molto bello che in qualche modo giustifica questa scelta. Il Seminario, come sapete, è il luogo nel quale vengono formati per sei anni coloro che si preparano a diventare preti, cioè a ricevere il sacramento dell’Ordine (con buona pace per i fidanzati che magari si lamentano perché per celebrare il sacramento del Matrimonio devono fare un corso di preparazione di otto/dieci miseri incontri). Quest’anno poi la Giornata per il Seminario assume connotati carichi di gioia per tutta la nostra Comunità pastorale dal momento che un nostro parrocchiano, Marco Sala, il prossimo mese verrà ordinato diacono e a giugno diventerà presbitero. Ebbene, sentite in sintesi cosa scrive il nostro vescovo Mario Delpini. “Il Seminario non è per tutti, ma è di tutti”. Che non sia per tutti è chiaro il motivo, ma perché è di tutti? Verrebbe da dire che tutti i fedeli devono avere caro questo luogo perché serve per formare coloro che poi diventeranno i loro preti. Questo è vero, ma il nostro Vescovo evidenzia altri motivi ancora più interessanti. Cerco di riassumerli così. Il Seminario è fatto per coloro che si pongono le grandi domande sul senso della vita, su Dio, sulla gioia piena, sulla propria verità e, ascoltando le confidenze di Gesù, hanno intuito l’attrattiva a diventare preti, e allora il Seminario è per tutti perché provoca tutti a porsi le domande più importanti della vita e che spesso, a causa delle molteplici distrazioni della vita quotidiana, non ci si pone. Ancora. Il Seminario è fatto per coloro che cercano la risposta alla loro domanda di gioia verificando, alla luce della Parola di Dio e con l’aiuto dei loro superiori, se davvero questa risposta si trova nel diventare preti, e allora il Seminario è di tutti perché diventa per tutti un richiamo a capire qual è il metodo per rispondere alle grandi domande della vita, e cioè mettersi in ascolto della Parola di Dio e farsi accompagnare da qualcuno che qualche risposta l’ha già trovata. E da ultimo. Il Seminario è per quelli che si sono convinti che per giungere alla gioia piena si debba vivere la vita di Gesù come collaboratori del Vescovo per il servizio alla Chiesa, e allora è di tutti perché stimola tutti quelli che pensano che sia più saggio accontentarsi di una gioia vuota a capire che solo la strada proposta da Gesù, quella del servizio ai fratelli nella Chiesa, è quella che porta alla gioia piena. Bene, alla luce di queste parole molto illuminanti del nostro vescovo Mario, concludo con alcune considerazioni che si ricollegano a quello che dicevo all’inizio spiegando il motivo per il quale oggi ho pensato di fare una predica senza spiegare la Parola di Dio. Se uno non si pone grandi domande e non conosce la Parola di Dio, non la studia, non la capisce, non la medita, non troverà mai le risposte. Il dramma è se questo capita a uno che si professa cristiano e viene tutte le domeniche a Messa. La fede cristiana è credere a quello che ha detto Gesù e farlo, scoprendo che in questo sta la gioia e il senso della vita. Ma se uno di fatto conosce poco o nulla del vangelo e degli altri testi della Bibbia, come fa a scoprire queste cose? Uno potrebbe dice: è già tanto se riesco a dedicare al Signore un’oretta alla settimana venendo a Messa, come se venire a Messa fosse un favore che facciamo al Signore, e infatti, chi ragiona così, di solito viene a Messa da spettatore, sperando che la Messa duri il meno possibile, e perché duri il meno possibile giudica la bellezza della Messa dalla durata della predica: più la predica è breve, più la Messa è bella. Peccato però che la predica, per chi ragiona così, è anche l’unica occasione per ascoltare la spiegazione di quella Parola di Dio che altrimenti non viene letta o approfondita, però è ovvio che, soprattutto quando, come oggi, ci sono letture parecchio difficili come la pagina di vangelo, diventa impossibile spiegarle in pochi minuti, per cui mi capite come, ragionando così, si entra in un circolo vizioso da cui non se ne esce. Però la nostra comunità pastorale è fortunata, perché a tutti vengono offerti ulteriori momenti, oltre la predica, nei quali fermarsi per ascoltare e comprendere questa Parola: gli incontri del lunedì sera, il corso biblico, le catechesi, le lectio divine mensili proposte dall’AC, i gruppi di ascolto che inizieranno a breve. E qui i casi sono due: o uno che non ha tempo di partecipare a questi incontri, perché ha mille cose da fare, trova il modo, per conto suo, di approfondire la Parola di Dio, almeno quella della domenica, per lasciarsi da essa raggiungere e scuotere, o altrimenti, se cerca il massimo risultato col minimo sforzo, cioè di esaurire la propria formazione cristiana limitandosi ad ascoltare un’omelia che sia però il più corta possibile, penso che non andrà mai da nessuna parte, nonostante le provocazioni del vescovo che ho letto prima. Tornando alla Giornata per il Seminario, io sono sempre più convinto che se oggi noi preti siamo pochi e magari neanche sempre buoni è perché oggi sono pochi e magari neanche buoni i cristiani che compongono le nostre comunità. Per buoni non mi riferisco a persone moralmente perfette o immuni dal peccato, che non esistono, ma persone che realmente desiderano mettersi alla scuola della Parola del Signore. Se questo non avviene, diminuendo il numero di cristiani convinti e innamorati del Signore, diminuirà anche il numero dei preti.