E’ strana questa festa del Corpus Domini perché ogni volta
che celebriamo la messa, il Signore Gesù diventa il pane e il vino di cui ci
nutriamo, quindi ogni celebrazione eucaristica è festa del Corpus Domini, del
corpo del Signore. Nessuna messa è uguale alle altre. Il rito è sempre quello, certo,
ma ogni giorno e ogni domenica cambiano le letture, le preghiere, i canti,
perché l’anno liturgico è come
un grande album di fotografie, e ad ogni messa è
come se noi ne guardassimo una che ci racconta qualcosa di Gesù, e ogni volta
succede come un miracolo: quello che vediamo nella foto prende vita, accade per
noi, è come se noi entrassimo in quello che ci racconta quella foto. Perché?
Perché Gesù è vivo, è risorto, è qui, e quando il pane e il vino vengono
consacrati, Gesù si rende presente perché vuole addirittura entrare dentro di
noi. Gesù e il Padre sono già presenti in noi con lo Spirito santo, ma Gesù
vuole proprio che noi mastichiamo il suo corpo e beviamo il suo sangue. Cosa
vuol dire questa cosa? Che siamo dei cannibali? No. Il cibo nutre il nostro
corpo: se non mangiamo, moriamo. Il nostro corpo deve assimilare il cibo che
viene portato alle cellule attraverso il sangue. Allo stesso modo, Gesù vuole
che il suo corpo, la sua persona, la sua Parola, venga masticata, cioè
assimilata dalla nostra mente e dal nostro cuore, vuole che le cose che lui ha
detto e ha fatto e che in ogni messa vediamo in quella fotografia, entrino
dentro di noi e ci trasformino, ci facciano diventare come Lui. Il sangue è la
vita, perché il sangue porta il cibo alle cellule. Il sangue di Gesù è lo
Spirito santo che porta il corpo di Gesù, la sua persona, nella nostra mente e
nel nostro cuore. Per questo nell’ultima cena disse: prendete e mangiate,
prendete e bevete. E, del resto, tutte le fotografie dell’album, alla fine, si
riassumono tutte in quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena. Gesù ci ha fatto
vedere che Dio è uno che non chiede niente, è uno che si dona, che continua
sempre a darci il suo amore, perché senza amore noi non viviamo. Non ci basta
mangiare e bere, per vivere. Per vivere abbiamo bisogno di sentirci amati e di
amare gli altri come Lui ha amato noi. Ecco perché in ogni messa cambiano le
foto che guardiamo, ma alla fine si mangia sempre. Ogni volta il cibo è
diverso, perché cambiano le foto, ma è sempre un cibo delizioso, ed è sempre
Gesù che ad ogni messa acquista un sapore diverso, ma alla fine è sempre Lui
che vuole trasformarci, farci diventare come Lui. E se diventiamo come lui,
abbiamo dentro di noi la stessa vita di Dio, e non moriremo mai, anche se il
nostro corpo, ma solo il nostro corpo, andrà a finire un giorno al cimitero.
Ora, queste cose, se le capiamo bene, cambiano il nostro modo di partecipare
alla messa, eccome se lo cambiano. Pensiamoci un momento. Noi diciamo “andiamo
a Messa” come se fosse un obbligo, un dovere. Pensare questo è come dire che
mangiare e bere sia un obbligo, invece è un dono, una festa, un motivo per il
quale dire grazie. Per questo motivo dovremmo anche smetterla di usare la
parola “Messa” e imparare a usare la parola giusta, “eucaristia”, perché questa
parola vuol dire “rendere grazie”. “Messa” è una parola che deriva dal latino e
vuol dire: andate! Sono le ultime parole che dice il prete dopo la benedizione.
E di solito tutti non è che vanno, ma scappano, contenti che la Messa è finita.
Perché? Perché non si capiscono le cose che ho detto. “Messa”, cioè “andate”,
vuol dire: adesso che ci siamo nutriti di Gesù, dobbiamo uscire di qui
trasformati, e gli altri che non sono venuti devono vederlo. E questa è la
missione della Chiesa. Infatti non viene detto: “vai!”, ma “andate”. Perché
tutti facciamo parte dello stesso corpo di Gesù. Il corpo di Gesù, la sua
persona, è dentro di noi con il suo Spirito che ci rende tutti figli del Padre
e fratelli. Il corpo di Gesù, il Corpus Domini, non è solo l’ostia consacrata,
ma siamo tutti noi. Renderci conto anche di questa cosa, ha una conseguenza
pazzesca. Che la Messa comincia quando si esce di chiesa. La vera comunione non
è quando mangiamo l’ostia, ma quando viviamo in comunione con tutto il corpo di
Cristo, cioè con tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo uscendo di
chiesa. E questo mi fa pensare e dire due ultime brevi cose importanti. La
prima. Anche se nei mesi passati non abbiamo potuto celebrare insieme
l’eucaristia, tutti abbiamo avuto modo lo stesso di vivere la comunione con gli
altri, e se non l’abbiamo fatto, non è colpa della pandemia che ci ha impedito
di venire in chiesa. Gesù è sempre stato presente in noi col suo Spirito, lo
Spirito del Battesimo e della Cresima, ed è presente quando ci amiamo come lui
ci ama: questa è la vera eucaristia che sempre si è potuto e andava e va
celebrata in ogni casa. La seconda cosa è che siccome il Corpus Domini, il
corpo del Signore, è qualcosa di molto concreto, siamo tutti noi qui presenti,
anche se siamo distanziati e abbiamo guanti e mascherine, vuol dire che vedere
una messa in televisione o via Internet non è come essere qui, è come
pretendere di sfamarsi guardando qualcuno che sta mangiando. È anche vero che
uno può essere qui fisicamente, ma essere come uno spettatore al cinema che poi
esce dicendo se gli è piaciuto o meno lo spettacolo, dimenticando che
l’eucaristia non la celebra il prete, ma tutti insieme. Ma è anche vero che
potrebbe esserci il rischio che qualcuno che ancora in chiesa non ci viene non
sia perché ha un po’ di comprensibile paura, e questo ci sta, ma perché ragiona
dicendo: è più comodo vederla sul divano. Questo sarebbe grave. Vorrebbe dire
non capire tutte queste cose che ho spiegato. Anche se quello che conta è che
queste cose anzitutto le abbiamo a capire noi che oggi siamo fisicamente qui.