Le letture di questa domenica non sono facili, soprattutto
la prima e la lettera di san Paolo, ma diventano quasi incomprensibili se non
si capisce una cosa che purtroppo ancora oggi non è chiara a troppe persone,
sia ai cristiani sia a quelli che dicono di non credere in Dio. Sia la lettura
sia san Paolo parlano di Adamo. Se io ora dovessi chiedere anche a voi chi è
Adamo, tutti o quasi tutti, sono
certo, risponderebbero: è il nome del primo
uomo apparso sulla terra creato da Dio. Risposta sbagliata. E’ per questo che
quelli che non credono in Dio dicono la Bibbia racconta delle favole: il mondo
creato in sei giorni, l’uomo creato da Dio dalla terra, il giardino dell’Eden,
l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male, che poi è
diventato un albero di mele, e non c’è scritto da nessuna parte che fosse un
albero di mele. E quelli che invece sono cristiani, o anche ebrei, perché
questi sono racconti della tradizione ebraica, si domandano: ma noi dobbiamo
credere alle cose che dice la Bibbia o che dice la scienza? Tutte domande e
problemi inutili. Questi non sono né favole né trattati di scienza. Questi
racconti sono dei miti. I miti sono il modo col quale i popoli antichi
cercavano di rispondere alle grandi domande degli uomini: chi è Dio, chi è
l’uomo, perché c’è il male, perché nel mondo c’è la sofferenza, perché si
muore, che senso ha la vita. Ora, restiamo sul brano di oggi e concentriamoci
su Adamo. Adamo è il nome ebraico che indica non il primo uomo, ma tutta
l’umanità, quindi tutti gli uomini e tutte le donne: tutti siamo Adamo, fatti
di terra, di polvere, cioè esseri fragili e mortali. Creati da Dio per essere
felici, ecco cosa significa il giardino dell’Eden. Dio mette l’uomo in un
giardino bellissimo, non in una discarica. È un’immagine per spiegare che Dio
desidera che gli uomini siano felici. Purtroppo spesso non è così: la vita è
piena di errori, di sbagli, di sofferenza, di tragedie, di problemi, di
epidemie, di morte, di guerre. Perché? Perché Dio ci ha creato liberi di mangiare
o di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Anche questa è una metafora. Non esiste questo albero, e non è un albero di
mele. Quest’albero significa che noi uomini, troppo spesso chiamiamo bene il
male, e male il bene. Facciamo diventare bene tutto quello che fa comodo a noi
fregandocene degli altri. Siamo capaci di fare cose meravigliose e bravissimi a
fare le cose più schifose, capaci di trasformare un giardino come è la Terra in
una discarica, di produrre la morte invece di seminare vita, di vivere
nell’egoismo più bieco, invece che nell’amore. Perché questo? Perché non ci
fidiamo di Dio, pensiamo Dio in modo sbagliato, che Dio sia un nemico della
gioia, che Dio non ci ama, sia uno che ci giudica, ci succhia le energie, che vuole
essere obbedito, servito e riverito come fosse un tiranno che altrimenti poi ti
punisce e ti fa morire. Questo è Adamo. Se io sono figlio di un Dio che è un
mostro, anch’io divento un mostro. Gesù, invece, ed eccoci al vangelo di oggi, ci
ha fatto vedere che è vero tutto il contrario: Dio ha tanto amato il mondo da
mandare suo Figlio, non per condannarci, ma per salvarci. Da cosa? Da questo
modo sbagliato di pensare Dio e di pensare la vita. Ha mandato il Figlio per
farci vedere che Dio è Padre, non un mostro assassino, e se Dio è Padre vuol
dire che siamo suoi figli, non vuole la nostra infelicità e la nostra morte,
non ci vuole schiavi, siamo amati. Certo, aggiunge Gesù, se non credete in
questa cosa siete condannati a restare infelici, perché continuate ad essere
ciechi, a essere nelle tenebre, a non vedere la realtà delle cose. Il vero
Adamo, il vero uomo, come lo ha pensato Dio, è Gesù. E allora, noi abbiamo due
scelte. Dio da sempre ci pensa come Gesù, cioè come figli. O viviamo come Gesù,
sentendo Dio come Padre che ci ama come figli, o viviamo come Adamo che pensa
Dio come un mostro che succhia le energie e ci vuole schiavi. Se viviamo come
Adamo, pensando Dio come un nemico e vivendo nella paura e nell’egoismo, siamo
destinati a fallire miseramente la nostra vita. Se viviamo da figli, come Gesù,
pensando Dio come Padre e amandoci come fratelli, la nostra vita personale e
quella di tutta la terra si trasforma in un giardino bellissimo e al cimitero
andrà a finire soltanto il nostro corpo, ma noi continueremo a vivere per
sempre, come dimostra la risurrezione di Gesù. Quindi, vedete, questi racconti
non parlano del mondo come era una volta e che noi abbiamo rovinato, ma del
sogno di Dio, del progetto di Dio che noi dobbiamo realizzare, e lo realizziamo
se viviamo come il vero Adamo, il vero uomo, che è Gesù. Cosa vogliamo fare
nella vita? Come vogliamo vivere la nostra vita? La scelta spetta a ciascuno di
noi. Però, se noi siamo qui a celebrare l’eucaristia, è perché vogliamo
diventare come Gesù: Gesù vuole essere mangiato da noi per trasformarci e farci
diventare come lui. Ma se siamo qui a celebrare l’eucaristia per altri motivi,
come se fosse il sacrificio da offrire al Signore ogni settimana, che più breve
è meglio è, torniamo ad essere come Adamo, infatti usciamo di chiesa uguali a
prima, e non simili a Gesù.