domenica 15 novembre 2020

I DOMENICA DI AVVENTO ANNO B

“Sono convinto che stiamo vivendo un’emergenza spirituale, non solo un’emergenza sanitaria e sociale. Cioè, che il nostro spirito si sta inaridendo nelle preoccupazioni, nelle banalità, nell’inseguirsi delle informazioni, facendoci ammalare di frustrazione e nervosismo. L’esperienza dell’impotenza di fronte

al virus, la dispersione del popolo cristiano che se ne va via dalle nostre comunità, la pochezza dei nostri mezzi, invece che convincerci ad abbandonarci alla grazia, ci induce ad agitarci per troppe cose, a logorarci in discussioni inconcludenti. Perciò io propongo di reagire all’emergenza spirituale accogliendo la grazia dello Spirito santo”. Non sono parole mie, ma del nostro Arcivescovo Mario indirizzate a tutta la Diocesi all’inizio di questo tempo di Avvento. L’Avvento è tempo di attesa. Mai come quest’anno, ciò che attendiamo di più non è neanche il Natale, ma la fine di questa pandemia. Poi, quando sarà finita, torneremo magari, purtroppo, ad attendere tante altre cose inutili. Proprio nella prova, la mancanza di relazioni, la paura di ammalarsi o di non poter essere curati, la perdita del lavoro per molti e tutto quel che ne consegue, ci stanno aiutando a capire quali sono davvero le cose più importanti, quelle che si danno per scontate quando ci sono. Ma proprio queste prove ci stanno logorando nello spirito, dice l’Arcivescovo. Quale rimedio propone? Accogliere la grazia dello Spirito santo. Cosa vuol dire? Vuol dire tutta una serie di cose molto concrete, a differenza di quello che potrebbe suscitare una risposta come questa, come se la grazia dello Spirito santo fosse qualcosa di astratto. Noi non siamo solo corpo, ma siamo anima e spirito, che non sono la stessa cosa. L’anima è quell’energia interiore che ci fa essere vivi, animati, appunto, e si esprime nel nostro carattere, nei nostri pregi e difetti, e in questo senso, se ci pensate, non è qualcosa che ci distingue molto dagli altri animali, che infatti sono animati anche loro. Ciò che ci distingue da un sasso che non è animato o da qualunque altro animale è invece lo spirito che ci abita, e lo spirito indica la nostra libertà di poter scegliere come vivere la vita, la nostra coscienza. E noi siamo abitati dallo Spirito santo, cioè dall’amore del Padre e del Figlio che abitano in noi. Se impariamo ad intercettare la presenza dello Spirito di Dio in noi e sintonizzare il nostro col Suo e a seguirlo, cambia tutto, in meglio si intende, cambia proprio il modo di affrontare e di vivere la vita di ogni giorno. Emergenza spirituale è proprio questa: che viviamo con lo spirito sbagliato la vita e tutto quello che sta accadendo. Per questo, o accogliamo la grazia dello Spirito santo, o non ne usciamo. Cosa vuol dire in concreto? Accorgerci della presenza del Signore che continua a venire, che c’è: ecco il senso dell’Avvento. E quali sono gli strumenti che ci aiutano ad accorgerci della presenza dello Spirito di Dio in noi e a seguirlo? L’Arcivescovo, nella sezione della lettera pastorale dedicata all’Avvento e che vi invito a leggere sul sito della nostra comunità, suggerisce alcune cose che vorrei provare a sintetizzare e concretizzare così. 1. Vivere la celebrazione eucaristica per quello che è: l’incontro con Cristo che dà senso al nostro vivere e ci trasforma la vita a sua immagine. Questo incontro non è solo un fatto privato, ma comunitario, perché tutti apparteniamo al corpo di Cristo che è la Chiesa: non siamo soli in questo cammino. Anche se fossimo costretti per un po’ di tempo a tornare a doverla seguire da casa. E chi la segue da casa, anche adesso, se lo fa perché è malato o per prudenza, è un conto, ma se lo fa per comodità, dimentica che la Messa non è uno spettacolo televisivo. 2. Provare a purificare la mente smettendo di alimentarci di tutti i continui messaggi spesso contraddittori da cui veniamo bombardati ogni minuto e che provocano solo frustrazione. E cercare di eliminarli dai discorsi che facciamo con gli altri: ormai gli unici discorsi che si fanno sono commenti alle notizie sul Coronavirus, e mai che questi commenti siano illuminati dalla luce dell’unica Parola vera e necessaria, quella di Dio. Per fare questo, consiglio almeno queste tre opportunità: ogni sera, alle 20.32, l’Arcivescovo desidera condividere tre minuti di preghiera da vivere in famiglia collegandosi via internet o TV; ogni giorno, ormai da due settimane, io propongo molto più modestamente un breve video a partire dalla Parola di Dio del giorno; ogni lunedì sera la diretta in cui spiego le letture della domenica. Pensate solo a quelle di oggi: le abbiamo lette, ascoltate, sono lunghe, difficili e apparentemente drammatiche e lugubri, in sintonia con le notizie di questi giorni. In realtà, se viene ben compresa, è una Parola che ci aiuta proprio a interpretare il tempo che stiamo vivendo, ma occorre tempo per poterla spiegare e un’omelia non basta, oggi in particolare che sto dicendo queste cose. 3. Vivere il tempo che ci è dato, con le sue prove, come occasione in cui accorgersi della presenza di un Dio che ci accompagna ed è capace di tirare fuori di noi il meglio di noi stessi, tante risorse rimaste assopite, a vantaggio di tutti. Il rispetto delle norme che ci vengono richieste per salvaguardare la salute di tutti, scrive l’arcivescovo, non deve diventare motivo per scoraggiare lo spirito di servizio. 4. Approfittare di tutti i mezzi tecnologici per un dialogo spirituale: noi preti siamo a disposizione, finchè si può anche in presenza, in chiesa, distanziati e con mascherina, basta chiedere, telefonare o scrivere. 5. Per i ragazzi: oltre alla catechesi online fatta da don Andrea, catechisti ed educatori, imparare a vivere l’ora di religione a scuola come per raccogliere le domande e trovare risposte di sapienza su quanto stiamo vivendo. 6. Farsi una regola di vita, soprattutto chi è costretto a stare tanto tempo in casa, provando a organizzare bene le proprie giornate. 7. Non dimenticarsi di tutte queste appena si esce di chiesa o solo tra pochi minuti.