sabato 21 agosto 2021

Omelia Solennità dell'Assunzione 15/08/2021

Cosa significa oggi per noi celebrare una festa come quella della Madonna assunta in cielo? Cosa significa per me, cosa significa per ciascuno di noi? Cioè, quali pensieri e sentimenti provoca dentro di noi questa festa? Penso che per riuscire a dare una risposta assennata, prima di tutto occorra sgombrare

la mente dalle immagini e dalle raffigurazioni che rappresentano Maria mentre sale in cielo. La stessa frase “Maria assunta in cielo” non significa che Maria è salita concretamente col suo corpo verso il cielo. Lo stesso discorso vale per l’ascensione al cielo di Gesù, così come quando diciamo “Padre nostro che sei nei cieli”. Sono tutte frasi che sono nate quando si pensava che la terra fosse piatta (oggi c’è ancora qualche pazzo che lo pensa), che l’abitazione di Dio fosse in cielo e l’abitazione dei morti, gli inferi, sottoterra. Ma Dio è spirito, ci ha detto Gesù, e quindi abita dentro di noi. Quindi, quando noi diciamo “cielo” non dobbiamo pensare alla sfera celeste, ma dobbiamo pensare a Dio: Padre nostro che sei nei cieli vuol dire “Padre nostro che sei Dio”. E poi la parola “assunzione”, che deriva dal verbo “assumere”. Cosa vuol dire assumere? Il dizionario dice “prendere su di sé, prendere alle proprie dipendenze”, pensiamo quando uno viene assunto per un lavoro, tanto è vero che non so se conoscete la barzelletta che dice che oggi, con la crisi del lavoro, la festa dei lavoratori andrebbe spostata dal primo maggio a Ferragosto, perché oggi è la festa dell’assunzione. Ma “assumere” vuol dire anche “alzare, elevare, promuovere”. Quindi, al passivo, Maria assunta in cielo vuol dire che, al termine della sua vita terrena, Dio (il cielo) l’ha presa con sé, elevata, promossa a diventare come Lui. In anima e corpo. Anche questi termini andrebbero chiariti. Capire cos’è il corpo è facile, l’anima un po’ di meno, inoltre, dire anima e dire spirito non è la stessa cosa: san Paolo dice che noi siamo spirito, anima e corpo. Evito adesso una spiegazione di questi concetti, però anche qui bisogna intenderci. Anima e corpo vogliono indicare la persona nella sua interezza, proprio lei: si è trasformata totalmente in Dio, diventando spirito, come lui, ma restando sé stessa. Ma questa cosa non è altro che la risurrezione. La risurrezione è il passaggio da una vita mortale a una vita immortale, è essere assunti da Dio, trasformati in Dio, divinizzati. Dio ha assunto la nostra natura mortale per fare assumere a noi la sua vita immortale. A noi, non solo a Maria, se no tanto varrebbe. San Paolo, lo abbiamo letto prima, dice: Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Cioè, Cristo è la primizia, il primo: e se è il primo, vuol dire che dopo ci sono tutti gli altri. Tra parentesi, è solo questa frase di san Paolo ad essere adatta per la festa di oggi, perché in nessuna pagina della Bibbia si parla dell’assunzione di Maria, tanto è vero che le altre letture, sia la prima, sia il vangelo, non parlano di questo. La stessa pagina dell’Apocalisse che descrive la donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e coronata di dodici stelle che combatte col drago rosso non parla della Madonna, ma della comunità cristiana chiamata a combattere su questa terra contro le forze del male e che, con l’aiuto di Dio, ne esce vincitrice. Poi è chiaro che Maria fa parte della comunità cristiana. E allora, concludendo, una volta chiarite queste cose, adesso bisogna che ognuno, come dicevo all’inizio, si domandi: quali pensieri e sentimenti suscita in me la festa di oggi? Io rispondo per me. Questa festa suscita in me, prima di tutto, sentimenti di gioia, gratitudine, consolazione e senso, perché capisco che quello che è accaduto a Maria non è un privilegio suo, ma è una possibilità anche per me. Che per chi vive o cerca di vivere la propria vita, pur con tutti i suoi difetti o peccati, lasciandosi guidare, come lei, dallo Spirito d’amore del Signore, la morte non esiste; tutta la mia vita deve essere una trasformazione, e la morte del corpo non farà altro che completare questa mia trasformazione, per cui il mio destino non è diventare cenere o finire al cimitero, ma diventare come Dio che mi vuole assumere, innalzare al suo stesso livello. Ma per essere innalzato al suo livello devo imparare ogni giorno ad abbassarmi al livello degli altri, come ha fatto lui, umanizzandomi, cioè compiendo gesti umani che esprimano amore. Di conseguenza, a questi sentimenti di gioia e gratitudine ne seguono altri più impegnativi che consistono nel domandarmi se davvero poi, nella concretezza di tutti i giorni, io vivo così, animato da questo spirito, se ogni giorno che passa mi trasformo in meglio o in peggio. E qui, purtroppo, casca l’asino. Che però si rialza ripetendo le stesse parole di Maria che magnifica il Signore perché si sente amata nella sua piccolezza e povertà.