domenica 8 agosto 2021

XI DOMENICA DOPO PENTECOSTE (ANNO B) 8/08/21

Le letture di questa domenica, soprattutto la prima e la seconda che parlano del profeta Elia, sono incomprensibili se non si conosce la storia del profeta Elia che viene raccontata in tre capitoli del primo

libro dei Re, di cui la liturgia ci ha fatto ascoltare un episodio. Tra l’altro, non dimentichiamo che questi racconti biblici non sono fatti storici, ma racconti attinti a tradizioni e leggende che vogliono trasmettere delle verità teologiche, di fede. Il profeta Elia visse dopo la morte del re Salomone quando il regno si divise in due, e gli ebrei del Nord non adoravano più il Dio di Israele che si adorava nel tempio di Gerusalemme, ma avevano una religione contaminata dalle religioni pagane, un po’ come nella nostra società, dove ognuno è cattolico a modo suo. Ebbene, Elia era un talebano, infatti è chiamato il profeta di fuoco: cercava di distruggere gli altri culti dimostrando che l’unico vero Dio fosse quello di Israele, come abbiamo letto nell’episodio di oggi: il vero Dio chi è? Quello che, se lo invoco, fa scendere il fuoco dal cielo, cioè fa quello che gli chiedo, il più forte. I sacerdoti pagani invocano il loro dio, non succede niente, Elia si fa beffe di loro, poi quando invoca Jahwè il fuoco scende, quindi Jahwè è il vero Dio. Dio, se ci sei, batti un colpo. Se Dio dovesse dimostrare così la propria esistenza, dovremmo essere tutti atei, se penso alle maratone di preghiera anche dei cattolici in questi mesi di pandemia per chiedere al Signore di fermarla, senza considerare che sarebbe stato meglio se avesse impedito che non venisse nemmeno. È il motivo per cui tanta gente non crede in Dio. Perché questo? Perché si pensa che Dio sia un tappabuchi, quello che protegge, risolve i problemi, agisce al nostro posto facendo lui quello che dovremmo fare noi e che, possibilmente, fa vincere la mia squadra, cioè sta dalla mia parte. Ma Dio non è niente di tutto ciò. Elia ce ne metterà di tempo per capirlo. Infatti, i racconti di Elia occupano tre capitoli del primo libro dei Re (la liturgia ci ha fatto leggere solo un episodio), e proseguono col profeta che, talebano fin nel midollo, non contento, dopo aver vinto questa battaglia, non contento, uccise tutti i 450 profeti di Baal che non si erano ravveduti, attirandosi così le ire della regina Gezabele che cercò di ucciderlo, ed egli fu costretto a fuggire, a nascondersi, ed entrò in depressione, lamentandosi con Dio e dicendogli: ma come, dopo tutto quello che ho fatto per te questa è la mia ricompensa? Durante la fuga, Dio gli venne incontro in vari modi sostenendolo col cibo durante il cammino, salvandogli la vita servendosi addirittura di persone di altre religioni, ma niente. Sul monte dove si era rifugiato gli si rivelò nel soffio del silenzio per fargli capire che pensare Dio come un terremoto che spacca tutto è sbagliato, Dio non è questo. Ma Elia niente, non capiva, anzi, ripeteva al Signore: sono rimasto solo, non c’è nessuno oltre a me che ti vuole bene e ti vuole seguire (ed è a questo episodio che si riferisce san Paolo nel brano della lettera ai Romani), e il Signore, con grande pazienza, gli dice: non è vero, non ci sei solo tu, ce ne sono altri 7000 e ho trovato anche un tuo successore, quindi sta sereno! Quindi, vedete, il grande Elia era nel giusto nel credere che l’unico Dio fosse quello di Israele, ma aveva capito ben poco di chi fosse Dio, come purtroppo continua a succedere anche a noi, finchè non impariamo a conoscere Gesù che continua a ripeterci le stesse parole che rivolse ai capi dei sacerdoti nel vangelo di oggi: non avete mai letto la Scrittura? Certo, perché non basta leggerla, la Scrittura bisogna interpretarla e capirla, ed è Gesù il vero interprete che ci rivela il vero volto di Dio, che non è un tappabuchi, ma è spirito d’amore e di vita immortale che si effonde su tutti coloro che lo accolgono per cambiare dal profondo il nostro modo di pensare e di vivere. Per questo dice: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato”. Parole che sembrano minacciare castighi, e che invece vogliono dire: io sono la pietra angolare, quella che tiene su tutto l’edificio, cioè sono colui che vi fa vedere il vero volto di Dio, e quindi, se voi mi scartate, se non mi ascoltate, la vostra vita è rovinata, distrutta, proprio da quel Dio perverso in cui credete. Scriveva padre Turoldo: “Credere un Dio sbagliato è il più grande disastro che possa capitare”.