lunedì 30 agosto 2021

DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI (ANNO B) 29/08/21

Per il nostro rito ambrosiano, quella di oggi e la prossima sono due domeniche di transizione, che danno inizio alla seconda parte del lungo tempo dopo Pentecoste, quella delle settimane dopo il Martirio di san Giovanni Battista che liturgicamente si festeggia mercoledì prossimo. Capire perché nel nostro rito ambrosiano la festa

del Martirio di san Giovanni faccia da spartiacque aiuterebbe a comprendere quali sono i criteri liturgici con i quali ogni domenica vengono scelte le letture che vengono proclamate, che così verrebbero capite meglio, ma, purtroppo, non so a quanti potrebbe interessare. Comunque, ogni anno, in questa domenica, si legge una pagina del libro dei Maccabei perché è il racconto del martirio di questi personaggi, i Maccabei, appunto. Circa 170 anni prima della nascita di Gesù, Israele era dominata dai greci che con violenza avevano imposto la loro cultura e la loro religione a tutto il popolo, un po’ come accade oggi coi talebani in Afganistan, e chi si ribellava veniva ucciso. I Maccabei erano 7 fratelli che avevano guidato la rivolta del popolo, e oggi abbiamo letto il commovente episodio nel quale, dopo essere stati catturati, la loro madre li incoraggia ad ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini, a lasciarsi uccidere piuttosto di rinnegare la loro fede, riponendo la loro fiducia nel Signore capace di “restituire il respiro e la vita anche dopo la morte”. Una certezza che Gesù conferma nelle parole del vangelo di oggi quando dice: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima. E poi aggiunge: abbiate paura piuttosto di chi ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo. La Geenna non è l’inferno, ma era la discarica di Gerusalemme dove ardeva perennemente il fuoco perché venivano bruciati i rifiuti. Bruciare nel fuoco della Geenna era un modo di dire, una metafora, per indicare, in questo caso, che c’è qualcuno o qualcosa che può far diventare gli uomini come immondizie che servono solo per essere bruciate, e questo qualcuno, capace di rovinare la nostra esistenza, nel vangelo di Matteo è il dio denaro, il dio del potere, dell’egoismo, della sopraffazione, della violenza: chi vive servendo questo dio, per Gesù, non è più un uomo, ma è spazzatura, perché l’umanità di una persona si realizza non con la sopraffazione e col possesso, ma amando gli altri come fratelli, anche i nemici. Ecco cos’è il martirio cristiano. La parola “martire” significa testimone, testimone dell’amore di Dio, quindi, in questo senso, tutti i discepoli di Gesù sono chiamati al martirio, cioè a testimoniare coi fatti l’amore di Dio. Solo che, vivendo così, cosa succede? Che si rompono le regole di quel gioco al massacro che caratterizza tutta la storia dell’umanità, che normalmente risponde al male facendo altro male, sempre per difendere i propri interessi, anche legittimi. Ma per Gesù, il male non è aver fame, ma affamare; non è soffrire, ma far soffrire; non è essere uccisi, ma uccidere, perché chi perde la vita fisica per amore, come scrive anche san Paolo, risorge, diventa come Gesù, perché ha dentro di sé la stessa vita di Dio che non muore mai. Allora si capisce anche cos’è la spada che Gesù dice di essere venuto a portare, la spada che divide gli uomini, anche all’interno di una stessa famiglia: è la sua Parola che dice di vivere in un modo nuovo, diverso, come ha fatto lui, ma se uno sceglie di vivere così, troverà ostilità e incomprensione, perché ci sarà sempre qualcuno che ti dirà che sei un cretino, e potrebbe anche essere tuo figlio o tuo padre. Anche la croce che Gesù invita a portare è accettare di essere considerati dei cretini perché viviamo la vita in un modo diverso. La storia del cristianesimo è costellata di martiri, ancora oggi dove i cristiani sono perseguitati e uccisi, ma è proprio attraverso le persecuzioni che si è diffuso nel mondo. Sembra un macabro paradosso, ma è così. Se nei nostri paesi occidentali dove, per fortuna, essere cristiani non comporta il pericolo di essere uccisi, il cristianesimo rischia di morire, è perché non siamo martiri, testimoni, ma invece di pensare e vivere la vita secondo il vangelo, pensiamo e viviamo come tutti perché abbiamo paura di essere considerati dei cretini. Voi sapete che il termine “cretino” proviene dal francese “chrétien”, che vuol dire cristiano. E poi è interessante come nei nostri dialetti milanese e brianzolo, quando si dà del “martur” a qualcuno, si intende la stessa cosa, e “martur” deriva da martire. In realtà, Gesù non sta dicendo ai suoi discepoli di essere ingenui o cretini, tutt’altro, ma propone un modo di pensare e di vivere diverso da quello che propone il mondo, ma che, agli occhi del mondo, può farci apparire, appunto, dei martur. O siamo disposti a vivere così oppure, direbbe Gesù, siete come il sale che perde il sapore e serve solo per essere buttato nella Geenna.