domenica 21 novembre 2021

II DI AVVENTO (ANNO C) 21/11/21

L’Avvento è il tempo che la Chiesa ci offre come occasione non per prepararci al Natale, come normalmente si usa dire, anche perché, prepararsi al Natale, o anche alla Pasqua in Quaresima, cosa significa concretamente? Pensateci bene, io fatico a trovare una risposta. Semmai, l’Avvento è il tempo 

che precede il Natale, avvento vuol dire venuta, la venuta di Dio, e il Natale è la memoria della sua venuta nella carne, ma questo è un fatto che storicamente è già accaduto, non che accade ogni anno. Piuttosto, il fatto che Dio si è fatto uomo vuol dire che Dio viene, si rende presente quando ogni uomo, come Gesù, si lascia guidare dal suo Spirito, lo Spirito del Figlio che riconosce che Dio è Padre, e ci fa considerare ogni persona come nostro fratello e sorella. Questo vuol dire diventare “figli del Regno” come recita il titolo della liturgia di questa seconda domenica di Avvento. Allora l’Avvento è il tempo che ci è offerto per chiederci: io, di fatto, sto accogliendo questo Dio che viene con il suo Spirito e con la forza dei sacramenti per diventare davvero “figlio del Regno”? Se l’Avvento è prepararsi al Natale uno si chiederà come fare l’albero e il presepio, quali regali fare e dove fare il cenone o il pranzo (Covid permettendo). Se l’Avvento è tempo per verificare in che modo io sto accogliendo lo Spirito del Signore che viene nella mia carne per trasformarmi a sua immagine, per farmi diventare figlio come Gesù, credo che la domanda sia molto più impegnativa, ma sono queste le domande che ci fanno crescere, tutto il resto è folklore, bello, suggestivo, ma solo folklore. Ora, entrando nello specifico, il Regno di Dio è una realtà interiore, prima di tutto, è cioè rendersi conto di essere abitati da Dio per lasciarci guidare da lui e diventare suoi figli amando gli altri come fratelli. E questa cosa ha ripercussioni molto pratiche, concrete, politiche, economiche, certo, perché tocca il modo col quale viviamo i rapporti con le persone, le più vicine e le più lontane. A tal proposito erano molto eloquenti le parole del profeta Isaia che, senza adesso entrare nello specifico, parlavano di abitanti della terra di Canaan, di egiziani, di assiri, e poi le parole del salmo che parlano degli abitanti di altre regioni limitrofe a Israele, e viene detto che la salvezza è per tutti i popoli. E san Paolo, nel brano agli Efesini, che anche loro non erano israeliti, dice che proprio questo è il disegno che Dio ha da sempre e che Gesù ci ha rivelato: per questo, scrive Paolo, io devo annunciare a tutte le genti questa cosa. Dio ha abbattuto tutti i muri, quindi quando noi li erigiamo non stiamo diventando figli del Regno, e siamo ipocriti quando diciamo Padre nostro venga il tuo Regno. Ecco il richiamo del Battista che continua a raggiungerci, quello della conversione. Ma, dice sempre il Battista, non basta la conversione, occorre venire battezzati poi in Spirito santo, che non vuol dire ricevere il Battesimo, ma vuol dire rendersi conto di essere immersi (questo vuol dire “battesimo”, immersione), immersi tutti, nell’oceano dell’amore di Dio, perché poi sarà il suo Spirito, come continua a richiamarci il Papa, a darci la forza per vivere come fratelli di tutti, in comunione con tutti, fino a quando, direbbe san Paolo, Dio sarà davvero tutto in tutti, perché tutti avranno accolto il suo Spirito. Visto come vanno le cose, verrebbe da dire, ce ne vorrà parecchio di tempo, certo, ma è questo il progetto che Dio vuole attuare, ed è questo l’altro splendido aspetto a cui ci richiama l’Avvento: non l’attesa del Natale, ma l’attesa del ritorno glorioso del Signore, della sua venuta alla fine dei tempi, che per ciascuno di noi coincide con l’ora della propria morte. Pensate che orizzonte sconfinato ci apre questa consapevolezza. Contro tutti i catastrofismi di chi, vedendo come vanno male le cose nel mondo, pensa che la fine del mondo sia imminente, ed è capace solo di trasmettere messaggi di disperazione e angoscia che generano depressione, noi cristiani dobbiamo annunciare la bella notizia che, non la fine, ma il fine del mondo è la distruzione del male e che Dio sia tutto in tutti, e che la fine del mondo è ogni volta che in mezzo al male noi impariamo, come Gesù, a fare il bene, a vivere come figli del Regno: finisce il vecchio mondo e inizia il Regno di Dio.