domenica 6 febbraio 2022

6/02/22 V DOMENICA DOPO EPIFANIA (ANNO C)

Tre domeniche fa le nozze di Cana, due domeniche fa la condivisione dei pani e dei pesci, oggi la guarigione del servo del centurione, domenica prossima la guarigione dei lebbrosi: la liturgia di queste domeniche dopo l’epifania ci presenta alcuni dei tanti prodigi di Gesù raccontati dai vangeli e che 

normalmente chiamiamo miracoli. Chiamandoli miracoli poi succede che molti perdono la fede quando pregano Dio per una guarigione e non la ottengono, e succede che invece molti continuano ad avere fede proprio sperando in qualche miracolo. Ma cos’è la fede? Si dice, di solito, che la fede è un dono di Dio, e poi c’è qualcuno che non ce l’ha e si domanda come mai Dio non gliel’abbia donata. Nel vangelo di oggi si legge che Gesù si meravigliò della fede del centurione. Si meravigliò: anche Dio si meraviglia se qualcuno la fede ce l’ha, quindi vuol dire che la fede non è un dono che Dio fa ad alcuni e ad altri no, ma è qualcos’altro. Il centurione, si dice che credette alla Parola di Gesù: quindi la fede è credere nella Parola di Gesù. Gesù cosa gli aveva detto? Che sarebbe andato a casa sua a guarire il suo servo. E il centurione, in effetti, era andato da Gesù per questo: la fede nasce da un bisogno. Ma questo è solo il primo passo. Il centurione rimane colpito da questa parola di Gesù: verrò a casa tua e lo guarirò. Perché resta colpito? Perché non se l’aspettava. Era impensabile che un ebreo andasse a casa di uno straniero, oltretutto di un soldato romano. Questa cosa lo sconvolge, e infatti gli dice: non sono degno che tu venga da me. Aveva certamente sentito che Gesù aveva detto: amate i vostri nemici perché Dio non esclude nessun uomo dal suo amore, non guarda la razza o i meriti delle persone, ma i loro bisogni, e va loro incontro. Come scrive san Paolo nel brano della lettera ai Romani: non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, perché Dio è il Signore di tutti. In quel momento, il centurione, che pensava di essere escluso dall’amore di Dio, capisce che per fortuna le cose non stanno così, perché Gesù, alle parole, fece seguire i fatti. Il centurione usava le parole per comandare i suoi servi e per sottomettere le persone, per paralizzarle, come era paralizzato il suo servo. In quel momento si rende conto che c’è un’altra Parola, quella di Dio, che non sottomette nessuno, ma libera le persone. E allora dice a Gesù: basta la tua Parola, non c’è bisogno che tu venga da me. La fede, allora, certo che nasce da un bisogno, poi però deve diventare stupore e accoglienza dell’amore di un Dio capace di liberare le persone ridando dignità, a tutti. Allora Gesù gli disse: vai, avvenga per te come hai creduto. Cioè: se tu hai creduto che la mia parola è così potente da essere capace di liberare il tuo servo, adesso tocca a te andare dal tuo servo a liberarlo da una situazione che lo tiene paralizzato, sottomesso. Cioè, non trattarlo più da servo, ma da fratello, così non sarà più paralizzato. E così avvenne: in quell’istante il suo servo fu guarito. Vedete come allora sia sbagliato e pericoloso chiamare miracoli questi racconti del vangelo? Non sono miracoli, ma sono segni di quello che siamo chiamati a fare noi se diciamo di avere fede nel Dio di Gesù. La fede nel Dio di Gesù è fidarci della sua Parola che ci dice che siamo tutti, belli o brutti, buoni o cattivi, siamo figli amati da un Dio che è Padre, stupirci di questa cosa che ci libera dalle nostre paralisi, gioirne, e quindi agire di conseguenza, prendendoci cura dei bisogni degli altri, trattandoli come fratelli. La fede cristiana non è chiedere a Dio di fare lui quello che dovremmo fare noi. Avvenga per te come hai creduto: se tu hai creduto in questo, andrai tu a liberare dalle catene il tuo servo paralizzato; se tu hai creduto in un’altra cosa, resterai qui fermo ad aspettare un miracolo di Dio che non avverrà mai. E ogni volta che qualcuno ha una fede così, Gesù continua a meravigliarsi, perché finalmente ha capito qualcosa. Quanto cammino abbiamo da fare, quanti passi nella fede dobbiamo compiere, altrimenti resteremo con una fede immatura. Vi faccio un esempio. Io penso che sia giusto alzare la voce se al Festival di Sanremo arriva un cantante che si auto-battezza, perché non è giusto che la TV di Stato, in nome della libertà di espressione di un artista, avvalli certe cose. Ma, a parte il fatto che io mi scandalizzerei di più a chiamare artista uno come Achille Lauro che non sa nemmeno cantare, io penso che una fede matura dovrebbe portare a scandalizzarci di più quando siamo noi battezzati a scandalizzare chi non chi non crede col nostro modo di vivere anti-evangelico. Irride di più il valore del Battesimo uno pseudo cantante sul palco dell’Ariston, o lo irrido di più io quando io, che sono battezzato, non vivo il Battesimo? Se il Battesimo ci rende figli del Padre e fratelli, la viviamo la carità? Come ci comportiamo verso i diversi, gli stranieri extracomunitari come il centurione, verso chi ha bisogno? Oggi è la Giornata per la Vita nascente e morente, che richiama tematiche sempre attuali come quella dell’aborto e dell’eutanasia. Avvenga per te come hai creduto: è davvero in base a come crediamo che poi avvengono le cose che facciamo accadere col nostro comportamento. Ha scritto bene l’Osservatore Romano come nota a questo episodio del Festival: l’Osservatore osserva che, volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo, che invita ad amare i nemici, ad accogliere i diversi da noi, a benedire chi ci maledice, a rispondere al male col bene, a perdonare, a prenderci cura di chi ammazzeremmo, e così via. Dobbiamo essere trasgressivi così, come Gesù. Questa è la fede cristiana, una cosa molto pratica: non semplicemente credere che Dio è Gesù, ma fidarsi della sua Parola e farla, come il centurione. Quando accade, si, questo è davvero un miracolo!