domenica 13 marzo 2022

13/03/22 II DOMENICA DI QUARESIMA

Di solito si dice che la Quaresima è il tempo di preparazione alla Pasqua, ma, concretamente, prepararsi alla Pasqua cosa vuol dire? La Pasqua è già accaduta: Gesù è morto e risorto. La nostra Pasqua sarà quando moriremo perché crediamo che anche a noi accadrà quello che è accaduto a Gesù. Allora verrebbe da dire che

prepararsi alla Pasqua vuol dire ricordarci qual è il nostro destino, un destino bellissimo, che però passa dalla morte, e questo ci piace di meno. Tutti dimentichiamo, invece, che la Pasqua è già iniziata il giorno del nostro Battesimo. Il Battesimo è il segno di questo seme di risurrezione che il Signore ha messo dentro di noi. Se noi facciamo crescere questo seme, se lo innaffiamo, questo seme cresce e noi risorgiamo già adesso. Noi risorgiamo se diventiamo uomini e donne come Gesù, che vivono come Gesù. Allora la Quaresima a cosa serve? Serve proprio per far germogliare questo seme. Quindi, prepararsi alla Pasqua vuol dire riscoprire la bellezza del nostro Battesimo, come è bello essere cristiani. E infatti, fin dall’antichità, la Quaresima erano i giorni in cui agli uomini e alle donne adulti che volevano diventare cristiani veniva fatta la catechesi per ricevere, la notte di Pasqua, i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia. Catechesi vuol dire spiegare ad alta voce la fede cristiana, ed è per questo che quelli che andavano alla catechesi si chiamavano catecumeni. E nelle domeniche di Quaresima venivano letti i vangeli che leggiamo anche noi oggi, perché sono dei testi dove si parla anche del Battesimo. Per esempio, il Vangelo di domenica scorsa, quello delle tentazioni, è stato letto per farci capire che il battezzato, il cristiano, è chiamato a rinunciare alle tentazioni del male, e infatti, quando si riceve il battesimo, e anche la cresima, viene chiesto: rinunci al male? Proviamo adesso a vedere cosa ci dice del Battesimo il vangelo di oggi. Il questo lungo racconto si parla molto di acqua, e l’acqua è l’elemento fondamentale del Battesimo. La parola stessa “battesimo” significa “essere immersi nell’acqua”. Cosa significa essere immersi nell’acqua lo scopriremo nel vangelo che si leggerà tra due domeniche, quando Gesù dice al cieco nato di andare a immergersi nell’acqua della piscina di Siloe. In questo Vangelo, invece, si parla di un’acqua da bere, che serve per dissetarsi, addirittura di un’acqua, dice Gesù alla samaritana, bevendo la quale non si avrà più sete in eterno. È Gesù stesso a donare quest’acqua, un’acqua che diventa, in chi la beve, una sorgente che zampilla per la vita eterna. Cos’è quest’acqua? La samaritana pensava fosse un’acqua speciale da bere. Non facciamo anche noi lo stesso errore. L’acqua di cui parla Gesù è l’amore di Dio, un amore così grande capace di dare gioia, consolazione, forza, di rendere anche noi capaci in mezzo al male di fare il bene, di infondere speranza perché vince anche la morte. Non solo. Questo amore di Dio è già dentro di noi, è il suo spirito dentro di noi: Dio è spirito, dice Gesù, e la parola spirito significa soffio, aria. L’aria è fuori di noi, ma è anche dentro di noi, e tutti possono respirarla, e l’aria, come l’acqua dà la vita, ed è gratis. Così è Dio e il suo amore. Cosa vuol dire questo? vuol dire che Dio non dobbiamo cercarlo, che non dobbiamo meritarci il suo amore facendo degli sforzi, dobbiamo solo accoglierlo, sentirlo e poi buttarlo fuori, come l’aria, riversarlo sugli altri. E allora si che la nostra vita può cambiare, può trasformarsi. La preghiera non è mettersi a dire preghiere, ma mettersi in silenzio per sentire questa presenza di Dio dentro di noi. Allora, vedete, il vangelo di oggi ci aiuta capire che essere battezzati vuol dire, tra le altre cose, renderci conto che siamo figli amati da un Dio che è Padre, che siamo fratelli di Gesù, chiamati a diventare come lui amando gli altri come fratelli, a risorgere, e che siamo riempiti del suo spirito d’amore. Dobbiamo solo rendercene conto, e un modo per farlo è quello di pensare a tutte queste cose quando facciamo il segno della croce. Eh, ma così facendo ci mettiamo mezz’ora per farlo. Appunto: questo vuol dire pregare. E dico un’altra cosa. Più ci rendiamo che Dio è come l’acqua e l’aria che raggiunge tutti, che tutti beviamo e respiriamo, più riusciamo a sentire dentro di noi le sofferenze degli altri, i bisogni degli altri, quelli che fanno fatica in questo momento a sentire dentro di loro la presenza di Dio, e penso in particolare a tutti i nostri fratelli e sorelle che in Ucraina sono sotto le bombe della guerra, provocata da un uomo che, se capisse anche lui questa cosa, non si sarebbe mai sognato di provocare morte e distruzione. E allora vorrei che adesso la nostra preghiera servisse per aiutare lo spirito di Dio a far breccia nel cuore di tutte queste persone, quelli che feriscono e quelli che vengono feriti. Sembra strano, ma non è Dio a dover aiutare noi: Dio chiede a noi di aiutare lui a vincere l’odio, l’egoismo e le paure presenti in tutte queste persone. Il Padre cerca chi lo adori in spirito e verità. In spirito, cioè accorgendoci che è dentro di noi e ci fa scoprire la verità, cioè chi è Dio e chi siamo noi veramente. Quindi, adorare Dio in spirito e verità vuol dire trovare tutti i modi possibili per amare gli altri come fratelli. Il Padre, dice Gesù, cerca tali adoratori, e continua a cercarli.