lunedì 26 settembre 2022

25/09/22 IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO (ANNO C)

Nelle settimane dopo il Martirio di san Giovanni Battista, di domenica in domenica le letture mettono a fuoco un aspetto del mistero della persona e dell’opera di Gesù. Oggi ci presentano Gesù come il “pane vivo disceso dal cielo”. Giovanni è l’unico evangelista che non parla dell’istituzione dell’eucaristia, ma 

è quello che spiega meglio di tutti cos’è l’eucaristia, e lo fa nel capitolo sesto del suo vangelo, di cui oggi abbiamo ascoltato i versetti finali. Pensate che bello. Di Dio noi ci facciamo immagini assurde, spesso tremende: un Dio di cui avere paura, da servire, a cui sacrificarci, a cui obbedire, un Dio che chiede, che succhia le nostre energie, come se fosse un vampiro. Invece no: il nostro Dio è uno che non chiede niente, ma che tutto si dona: non vuole mangiarci, ma è lui che si fa mangiare da noi. Una verità che aveva già intuito la sapienza di Israele nel testo del libro dei Proverbi che abbiamo ascoltato, dove Dio dice: mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Gesù queste parole le realizza nella sua persona, usando termini molto crudi: se non masticate la mia carne e non bevete il mio sangue non avete in voi la vita. Con Gesù, Dio è così vicino agli uomini da volersi fondere con loro per donare tutte le sue energie, e desidera solo essere accolto, masticato, assimilato per dare a noi il suo Spirito, il suo amore, la sua stessa vita, per rendere immortale la nostra esistenza. Ecco chi è Dio: è dono, è pane. Non a caso Gesù nasce a Betlemme, che vuol dire casa del pane, e fu deposto in una mangiatoia, perché è uno che deve essere mangiato. E se Dio è questo, allora noi chi siamo? Noi che abbiamo tutti delle ferite, dei traumi che nascono dal non sentirci magari accolti e amati dagli altri, scopriamo di essere creature amate da Dio in questo modo, e che perciò non dobbiamo far niente per conquistare il suo amore, non dobbiamo essere perfetti per essere amati da Lui, ma dobbiamo solo nutrirci del suo amore per diventare come Lui, pane che nutre gli altri. Spesso, invece, invece di essere agnelli, siamo lupi nei confronti degli altri. E quindi? San Paolo, nella pagina ai Corinzi che abbiamo ascoltato, ci dà alcune indicazioni molto importanti che ci aiutano a vivere l’eucaristia, ogni eucaristia, in un modo nuovo, per quello che deve essere, tutto tranne che un dovere o un precetto, appunto perché Dio è uno che si dona, non che chiede. Paolo dice: noi, che siamo molti, nutrendoci del pane di Cristo, diventiamo un solo corpo con lui, quindi, il corpo di Gesù di cui ci nutriamo è fatto da tutti i fratelli. Vuol dire che quando io mastico Gesù devo essere disposto a vivere la comunione coi fratelli, a diventare io, a mia volta, pane che nutre gli altri. Ma questo non è uno sforzo, appunto perché l’Eucaristia è proprio la medicina per vincere il mio egoismo e ricevere dal Signore la forza per smettere di essere cannibale. Capita a fagiolo questa pagina evangelica, perché proprio oggi si conclude a Matera il Congresso Eucaristico Nazionale che si è aperto giovedì. Il cardinal Zuppi, presidente dei vescovi italiani, nell’omelia di apertura ha detto: “Il mondo coltiva la divisione, l’odio, il pregiudizio, quello raffinato e quello tragicamente violento dell’odio etnico, quello della parola e quello delle armi nucleari. Questo Pane ci aiuta a dare sapore alla vita e a lavorare nel grande campo di questo nostro mondo perché le armi siano trasformate in falci, per farci costruire un mondo finalmente di ‘Fratelli tutti’, come scrive il Papa”. Occorre quindi che ognuno si interroghi se quando fa la comunione, la fa con questa consapevolezza o meno. Altrimenti uno può essere un devotissimo adoratore del santissimo e divinissimo sacramento perché passa le ore in ginocchio ad occhi chiusi davanti all’eucaristia, ma, direbbe San Paolo, in realtà non sta partecipando alla sua mensa, ma a quella dei demoni. Cosa vuol dire questa espressione? Noi diventiamo quello che mangiamo, quello che assimiliamo: i demoni sono quelle ideologie, quei modi di pensare e di vivere esattamente contrari al pensiero di Cristo. Se ci nutriamo di Cristo per ottenere qualcosa da lui, salute, benessere, prosperità o qualunque altra grazia, invece di desiderare solo che Dio possa fondersi con noi, trasformiamo Dio in un demone, in un idolo, l’eucaristia diventa magia. E io posso anche fare la comunione tutti i giorni, ma se in realtà io assimilo di più non la sua Parola, ma le ideologie del mondo contrarie al vangelo, io non sto partecipando alla mensa del Signore: per questo si esce di chiesa uguali a come si è entrati.