domenica 13 novembre 2022

13/11/22 I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

Una pagina come questa, che potrebbe apparire angosciante, in realtà è una pagina carica di consolazione e di speranza. In sostanza, viene descritto quello che accadde immediatamente dopo la morte e la risurrezione di Gesù, ovvero la distruzione di Gerusalemme e del Tempio ad opera dei 

romani, e le persecuzioni dei primi cristiani. Ma la cosa interessante è l’interpretazione che Gesù dà di questi avvenimenti, perché questa interpretazione si può estendere a tutti i conflitti della storia, anche a quelli attuali, come la guerra in Ucraina, a tutte le tragedie da sempre hanno costellato e costellano la storia dell’umanità, fino alle disgrazie che capitano nella nostra vita di tutti giorni e che conducono gli uomini di sempre, e anche noi oggi, a domandarci: ma dove andremo a finire di questo passo? Una domanda non molto originale, perché se la facevano anche ai tempi di Gesù e, per fortuna, il mondo è continuato ad andare avanti lo stesso. Guardiamo allora all’interpretazione che dà Gesù di questi fatti. Il Tempio di Gerusalemme doveva essere la dimora di Dio, e invece era diventato il luogo del potere e dell’ingiustizia: invece di adorare Dio, era stato posto in esso l’abominio della devastazione, cioè la lotta per il potere delle diverse fazioni. E’ l’apostasia, che vuol dire tradimento, di cui parla anche san Paolo nel brano di oggi: le offerte che venivano portate al Tempio e che dovevano servire per mantenere i deboli della società, erano usate per mantenere il Tempio. Tutte cose che Gesù aveva denunciato nel corso della sua predicazione, quando diceva che il Tempio era diventato un luogo di ladri e di banditi, e che gli procurarono la morte da parte del potere istituzionale. Ecco, Gesù ne proclama la distruzione per indicare che tutto ciò che è male, è destinato ad essere distrutto. Poi mette in guardia dai falsi profeti, i falsi cristi, gli uomini della provvidenza che sarebbero venuti presentandosi come salvatori della patria e che, invece, come scrive san Paolo, sono empi, malvagi, guidati da satana, che non è il diavolo con le corna, ma è chi seduce gli uomini dicendo cose false facendole apparire come vere, causando la rovina degli uomini che credono in queste menzogne. Ecco, di fronte a questo tragico scenario della distruzione di Gerusalemme, Gesù invita i suoi discepoli a scappare, a fuggire, piangendo le donne che avrebbero partorito in un frangente così drammatico, e li incoraggia a non spaventarsi, a non scoraggiarsi, a non allarmarsi quando dovranno affrontare la persecuzione e verranno uccisi nel suo nome. E’ il destino di chi, accogliendo il messaggio di Gesù, opera per il bene, rompendo le regole del gioco. Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. E questa è la chiave di svolta che aiuta a comprendere le parole finali che Gesù pronuncia citando il profeta Isaia: “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Il sole e la luna rappresentavano tutte le false divinità, le stelle erano i re e gli imperatori, le potenze dei cieli erano gli astri che si credeva che governassero gli uomini (l’oroscopo è un’invenzione molto antica). Gesù sta dicendo: gli imperi che schiacciano gli uomini; coloro che prendono il posto di Dio e nel nome di Dio, che è amore, compiono il male; tutto questo sarà dissolto. E conclude: allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo con grande potenza e gloria, da cui deriva l’articolo del Credo, quando diciamo che Gesù risorto verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. Questo segno che cos’è? E’ la croce, sulla quale Gesù, il FdU, rivela tutto l’amore di Dio. FdU è l’uomo che, amando, fa fiorire la sua umanità, e questo è un titolo che non vale solo per Gesù: Gesù ci ha dato l’esempio perché ne seguiamo le orme. Più diventiamo come Gesù, più ci umanizziamo, ci trasformiamo, risorgiamo. La risurrezione comincia adesso per raggiungere poi il suo culmine dopo la morte. Quindi, in sostanza, cosa ci viene detto? Che quando di fronte alle brutture della vita ci domandiamo dove andremo a finire, la risposta è che tutto ciò che non è umano verrà dissolto. Ecco perché Gesù incoraggia i suoi discepoli, e quindi anche noi, in mezzo alle difficoltà e alle tragedie della vita, a non temere, a non spaventarsi, a non allarmarsi. Capite, dunque, perché dicevo che le letture di oggi, al di là delle apparenze, sono un messaggio che apre alla consolazione e alla speranza. E perché vengono lette all’inizio dell’Avvento? Precisamente perché l’Avvento non è il tempo nel quale prepararci a vivere la magica atmosfera del Natale, ma è il tempo che serve per educarci ad alzare lo sguardo verso la meta della nostra esistenza, del fatto che siamo in attesa del ritorno glorioso di Cristo, e questo ritorno indica che la meta verso cui stiamo andando, nonostante le apparenze, è la dissoluzione del male e la vittoria del bene. Non solo. Se questa è la meta, vuol dire che Dio continua a venire con il suo Spirito per darci la forza di costruire il paradiso, il regno di Dio, qui in terra, consapevoli che quel che resterà di noi e del nostro transito terrestre sarà il bene che abbiamo fatto, mentre tutto ciò che non è umano è destinato alla dissoluzione.