domenica 20 novembre 2022

20/11/22 II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

Sapete che si è appena concluso, qualche giorno fa, in Indonesia, il G20, cioè il vertice, l’incontro dei leaders, dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali dei paesi più industrializzati, cioè più forti e potenti, e tutti ci auguriamo che siano state prese decisioni per il bene di tutto il mondo 

e, se fosse così, che vengano poi attuate. Il capitolo 3 del vangelo di Luca che abbiamo ascoltato si apre citando i nomi dell’imperatore e, scendendo, dei governatori della Palestina e dei sommi sacerdoti ai tempi di Gesù: non un G20, ma un G7, perché sono 7 i nomi di questi personaggi, e Luca ne riporta 7 per esprimere la totalità del potere. Un G7, non un G9, perchè, i personaggi importanti e potenti di quel tempo non comprendevano certamente Giovanni Battista e Gesù. Giovanni cominciava ad essere un leaders scomodo, e infatti verrà decapitato, mentre Gesù lo diventerà di lì a poco e, anche Gesù, lo sappiamo, non fece una bella fine, perché essi avevano una concezione del potere diametralmente opposta rispetto a tutti, e chi si pone in contrasto con le regole del gioco, veniva fatto fuori, a quei tempi come oggi. Luca scrive questi versetti usando molta ironia: nell’anno quindicesimo dell’impero di Tizio, mentre Caio era governatore di, e Sempronio sommo sacerdote (perché tra i grandi e potenti c’erano già a quei tempi i preti), cosa succede? Ecco l’ironia di Luca: succede che la Parola di Dio scese non su questi qui, ma su un certo Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ci sta dicendo: quando Dio deve intervenire nella storia non si rivolge ai potenti che si credono divinità, perché sa che sono sempre refrattari al cambiamento, ma ad altri. Oltretutto Giovanni, essendo figlio il maschio primogenito di Zaccaria, avrebbe dovuto come il padre essere sacerdote, essere a Gerusalemme a servire Dio nel tempio, invece no, è un uomo che ha rotto con le tradizioni della società e ha intuito una cosa fondamentale, che poi Gesù svilupperà fino alle estreme conseguenze. Questa cosa fondamentale che Giovanni intuisce, scrive Luca, la predicava con un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Si trattava di un rito molto semplice: occorreva immergersi nell’acqua per esprimere la volontà di voler morire al passato e cambiare vita. Cioè, Giovanni capisce che Dio non lo si serve stando nel tempio e offrendo sacrifici per chiedere perdono, ma vivendo per gli altri. Infatti, quando le folle gli chiedono “che cosa dobbiamo fare?”, Giovanni risponde dando indicazioni che non riguardano il rapporto con Dio, ma invitando tutti alla condivisione e alla solidarietà, a non sfruttare le persone, a non rubare, a non maltrattare nessuno. San Paolo dirà, come abbiamo letto: edificate il prossimo nel bene, abbiate gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti sull’esempio di Cristo, accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi. Facile a dirsi, ma non a farsi. E infatti Giovanni annuncia la venuta di colui che avrebbe battezzato tutti in Spirito santo, cioè effondendo in tutti quella vita divina che penetra dentro e dona la forza agli uomini di compiere questa conversione, di vivere così. Viene spontaneo concludere che, se i prossimi G7, G8 o G20, i grandi della terra li svolgessero anche loro nel deserto seguendo queste indicazioni, sicuramente si otterrebbero risultati migliori per tutto il mondo. Però, non guardiamo gli altri, ognuno guardi sé stesso, e proviamo a chiederci quali indicazioni ci vengono per proseguire in modo fruttuoso il nostro cammino di Avvento. Prima di tutto che Dio è sempre venuto, continua a venire e verrà, con la forza del suo Spirito, capace davvero di trasformare gli uomini, ma viene nel deserto, cioè parla ai cuori e alle menti di chi si mette in silenzio, disposto ad ascoltare una Parola diversa da tutte, quella di Dio, appunto. E, secondo, che Dio opera in chi è disposto a ricevere questo battesimo di conversione, cioè a far morire il proprio uomo vecchio e a rinascere, cioè a cominciare a pensare e a vivere seguendo la logica non del dominio, ma del servizio. Cioè, per usare le parole del profeta Isaia citate da Giovanni e quelle del profeta Baruc che abbiamo ascoltato nella lettura, se davvero prepariamo la via del Signore, se cioè gli spianiamo la strada. Come? Facendo dritti i sentieri, colmando i burroni, spianando le colline, facendo dritte le vie storte. Fuor di metafora: riempiendo gli abissi, i burroni della nostra interiorità appunto con l’ascolto dell’unica Parola di vita, e abbattendo tutte quelle alture, quegli idoli che prendono il posto di Dio. E così sia.