domenica 18 dicembre 2022

18/12/22 VI DOMENICA DI AVVENTO

Spesso, di fronte a certe pagine della Scrittura, ci si chiede: ma questa cosa qui è successa veramente o no? E’ difficile saperlo con certezza perché a quei tempi non c’erano le telecamere, ma i vangeli raccontano esperienze divine vissute dai protagonisti di quel tempo, in questo caso Maria, usando un 

linguaggio fatto di immagini e parole umane che vanno decifrate, e lo scopo è quello di dire, a chi le legge e le ascolta: guarda che anche a te, oggi, può succedere la stessa cosa, se anche tu fai quello che ha fatto Maria. Prima di tutto c’è l’angelo del Signore che le parla, le comunica la Parola di Dio, e Maria ascolta. A noi non appaiono angeli, ma l’angelo che continuamente parla a noi (angelo vuol dire messaggero) è la Parola di Dio, e la sua Parola è quella che abbiamo letto, quindi adesso, in questo momento, sta accadendo a noi la stessa cosa che accadde a Maria. E qual è la prima cosa che Dio ci dice, anzi, ci comanda? Rallegrati. Interessante: uno pensa che la volontà di Dio, quello che Dio vuole sia qualcosa di pesante e faticoso. No, Dio vuole regalarci solo gioia, vita e bellezza. Non ci chiede nessuna mortificazione. Poi, Dio ci chiama per nome: piena di grazia. Cioè, ci dice che noi siamo abitati dal suo amore. Infine, ci dice il suo nome: il Signore è con te. Il nome di Dio è un complemento di compagnia: io sono con te. A queste parole, Maria rimase turbata e si chiedeva che senso avessero. Per forza. Come può Dio volermi così bene? Ci sarà sotto qualcosa di strano? Vedete, se anche noi non ci turbiamo almeno un po’, come Maria, e non ci chiediamo cosa ci sta sotto, quali sono le intenzioni di Dio, restiamo ciechi, e non va bene. Ed ecco che questa Parola ci dice cosa ci sta sotto, quali sono le intenzioni di Dio. Prima di tutto le viene detto: non temere. È già un secondo comando, mica male. Uno è abituato fin da piccolo a imparare i 10 comandamenti e, leggendo il vangelo, scopre che le prime due cose che Dio ci comanda sono: rallegrati e non temere. Mica male, no? Non temere perché hai trovato grazia presso Dio, perché Dio è innamorato di te, quindi, se è innamorato, stai tranquilla che tutto che farà sarà a tuo vantaggio. Ed ecco che, finalmente, vengono svelate le intenzioni di Dio: tu concepirai, genererai un figlio e lo chiamerai Gesù, che è Dio stesso. Detto altrimenti: Dio vuole prendere la nostra carne, incarnarsi, venire ad abitare in noi, e vuole che siamo noi a partorirlo. Si, a partorirlo! Ma come si fa? Sarà lo stesso Gesù, da grande, a dirlo: chi ascolta e fa la mia parola, cioè vive verso gli altri lo stesso amore col quale Dio lo ama, diventa mio fratello e sorella, cioè diventa come me, e mia madre, cioè partorisce Dio. Dio si fa vedere da tutti attraverso chi vive in questo modo. Mica male, no? Ma come si fa? chiede Maria. Sono vergine, non conosco uomo. E le viene risposto: lo Spirito santo scenderà su di te con la sua ombra e ti avvolgerà. Sono parole decisive. Per partorire Dio, noi non dobbiamo fare niente, fa tutto lui, perché Dio non lo inventiamo noi, non lo facciamo noi: col concorso d’uomo, noi facciamo di Dio un idolo, lo creiamo noi a nostra immagine, facciamo disastri. Quindi, dobbiamo essere vergini davanti a lui, lasciarci ogni volta sorprendere e interrogare dalla sua Parola, come se fosse la prima volta che l’ascoltiamo, non come quelli che già credono di conoscerla, di sapere tutto su Dio e sulla vita. Allora lo Spirito del Signore potrà agire e fare il suo lavoro, se noi non opponiamo resistenza, perché a lui nulla è impossibile, tranne impedirci di esercitare la nostra libertà. Possiamo dire di si, come Maria, o dire no. Infatti, questo racconto si conclude dicendo che l’angelo partì da lei, ma non si dice dove sia andato e dove si trovi, appunto perché quest’angelo è stato qui adesso a ripeterci le stesse cose che disse a Maria. Noi cosa gli rispondiamo? Di si o di no? Saranno i frutti che produrremo usciti di chiesa a testimoniare quale sarà stata la nostra risposta.