domenica 4 dicembre 2022

4/12/22 QUARTA DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

Fa sempre un certo effetto ascoltare in Avvento il vangelo della Domenica delle Palme, ma, per noi ambrosiani non è una novità, ogni anno si legge in Avvento questo vangelo. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme ascoltato all’inizio della Settimana Santa introduce ai giorni della passione, morte e 

risurrezione, invece, in Avvento, evoca la venuta del Signore nella storia di ogni giorno, fino alla sua venuta finale. Questo episodio, come tutta la vita di Gesù, ci rivela qual è lo stile di Dio, in che modo Dio viene, agisce, opera, si manifesta. Gli abitanti di Gerusalemme attendevano il Messia, il Cristo, il figlio di Davide, come colui che avrebbe ricevuto da Dio il suo stesso potere per iniziare la guerra di liberazione, come il popolo ucraino attende la salvezza dall’invasione russa, gli abitanti di Ischia dalle forze distruttrici della natura e da quelle ancora peggiori causate dall’imbecillità dell’uomo che costruisce case dove non andrebbero costruite. Girando per le famiglie durante le benedizioni sono tantissimi quelli che sperano che Dio venga donando la salvezza da un disagio, una crisi, una malattia o dalla povertà. Osanna al figlio di Davide, grida la folla a Gesù, e lo cantiamo anche noi nelle nostre liturgie, sempre, lo faremo anche tra poco con le parole del Santo: osanna nell’alto dei cieli, magari senza nemmeno renderci conto di cosa significa “osanna”. “Osanna” vuol dire: salvaci, donaci la salvezza. Tutto il mondo, ciascuno a modo suo, grida al suo dio e a chi ritiene essere il suo messia, l’unto del Signore, il proprio “osanna”, perché davvero ogni uomo, come diceva il profeta Isaia, è come l’erba e i fiori del campo, e vorrebbe che lo stile di Dio fosse interventista, forte, potente, che Dio venisse in questo modo. La folla, infatti, osannava Gesù sperando che egli fosse l’atteso Messia che, nel nome di Dio, avrebbe risolto dall’alto tutti i loro problemi. Come purtroppo continuiamo a fare anche noi. Dico purtroppo perché poi restiamo tutti delusi. Perché, invece, come dicevo all’inizio, questo episodio, come tutta la vita di Gesù, ci rivela che lo stile di Dio è un altro: uno stile povero, come nascere in una mangiatoia, apparentemente perdente, come morire su una croce, sicuramente non appariscente come il suo rendersi presente in un pezzo di pane e in po’ di vino, e decidendo di cavalcare non un cavallo, ma un’asina col suo puledro. L’evangelista dà molta importanza ai particolari. Gesù dice ai discepoli: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Gesù salirà su quest’asina, per indicare che il potere di Dio è quello dell’asino, di portare i pesi di tutti: ecco in che modo Dio viene. Cosa vuol dire concretamente? Prestiamo attenzione, dicevo, ai particolari. Quest’asina col puledro sono legati, e Gesù manda i suoi discepoli a slegarli e a portarglieli, dicendo che ne ha bisogno. E’ l’unica volta in tutto il Vangelo in cui Gesù si presenta come il Signore, e lo fa esprimendo un bisogno, cosa strana per un signore. Perché non ci va lui? Per far capire in che modo concretamente Dio viene e interviene: ha bisogno di noi per intervenire, e può farlo se noi sleghiamo l’asino legato, cioè se noi impariamo da lui, con lui e come lui a farci servi gli uni degli altri, non a rimanere immobili, legati nel nostro egoismo e nelle nostre manie di grandezza, di potere e di interesse personale. E se qualcuno avrà da obiettare, perché c’è sempre chi dirà che fare così è uno stile da stupidi, voi gli risponderete: stai tranquillo, il Signore ne ha bisogno, non lo tiene per sé, te lo rimanda subito, perché quest’asino legato che siamo noi è sempre lì. Ogni giorno, se lo vogliamo, possiamo decidere di slegarlo o meno. Se lo sleghiamo, diventiamo come Dio e permettiamo a Dio di intervenire, se non lo sleghiamo non cambierà mai niente, e continueremo a cantare “Osanna nell’alto dei cieli” inutilmente.