domenica 25 febbraio 2024

25/02/24 II DOMENICA DI QUARESIMA (DELLA SAMARITANA)

La Quaresima, fin dall’antichità, era il tempo in cui i catecumeni, cioè le persone che volevano diventare cristiane, venivano catechizzate, istruite, per poter poi ricevere il Battesimo la notte di Pasqua. 

E allora, per noi, che già siamo battezzati, la Quaresima è il tempo che serve per riscoprire il senso del Battesimo, quindi cosa vuol dire essere cristiani. La Quaresima non serve, come si dice normalmente, per “prepararci alla Pasqua”, perché “prepararsi alla Pasqua” non vuol dire niente, è una frase vuota, come se la Pasqua fosse una data del calendario e noi fossimo qui a fare il conto alla rovescia. Lo stesso vale per l’Avvento, che non serve per “prepararci al Natale”, ma per riscoprire la presenza viva di Gesù risorto che continua a venire col suo Spirito per essere accolto, per prendere la nostra carne e fare risorgere anche noi, fin da adesso. Ebbene, il Battesimo è il segno visibile di questo amore divino in cui siamo immersi (infatti la parola “battesimo” vuol dire “immersione”), un amore che ci avvolge e che pian piano deve fiorire nella nostra vita, fino al momento in cui, con la morte del nostro corpo, questa risurrezione si completa, raggiunge il vertice e saremo completamente trasformati in Dio. Ora, i vangeli delle domeniche di Quaresima che si ripetono ogni anno, e le altre letture che, invece, si ripetono ogni tre anni, sono scelte proprio, fin dai tempi di sant’Ambrogio, per parlarci del Battesimo. Non perché queste pagine della Scrittura parlino del Battesimo, ma perché aiutano a comprenderlo in profondità. Il vangelo delle tentazioni di domenica scorsa metteva in luce che il battezzato, immerso nell’amore divino, rinuncia al male e alle sue seduzioni perché ha scelto di seguire Gesù. Invece, il racconto di Gesù con la samaritana ha al centro il tema dell’acqua. Nel Battesimo, l’acqua è un simbolo carico di significati. Prima di tutto è un simbolo di morte, perché l’uomo, non essendo un pesce, nell’acqua muore, quindi l’acqua è simbolo della nostra condizione mortale. È l’acqua del pozzo che la samaritana continua ad andare a prendere, ma che non riesce a dissetarla. Gesù, invece, si propone come acqua che zampilla per la vita eterna. Quest’acqua è il suo Spirito di vita che donerà sulla croce, quando dal suo costato ferito usciranno sangue e acqua. Chi beve di quest’acqua non avrà più sete in eterno. Prendete e bevetene tutti. Perciò, l’acqua del Battesimo in cui si viene immersi e da cui si riemerge, non è solo simbolo di morte, ma anche di risurrezione. Io comincio a risorgere già adesso man mano che bevo di quest’acqua, cioè man mano che accolgo lo Spirito di Dio e sento dentro di me la presenza viva dell’amore del Signore, una presenza capace di trasformare il mio modo di vedere le cose e di vivere la vita. Quando sento dentro di me di essere amato così, allora scopro dentro di me l’energia e la forza di amare a mia volta, comincio a risorgere, a diventare una nuova creatura. Finalmente posso vivere i comandamenti di Dio, e qui c’è il collegamento con la prima lettura. Il pozzo, nella simbologia ebraica, rappresentava la Legge di Dio, i comandamenti, che sono le dieci parole di vita che Dio dona agli uomini, ma che invece diventano parole di morte, perché non abbiamo la forza per viverle. Promettiamo di rinunciare al male e alle sue seduzioni, ma non ce la facciamo, finchè non avvertiamo dentro di noi la forza dello Spirito dell’amore del Signore. La donna, a questo punto, si dichiara disponibile ad accogliere quest'acqua che Gesù le vuole offrire, ma Gesù le chiede di andare a chiamare il marito. Lei replica che non ha marito e Gesù le dice: hai ragione, infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito. Totale, sei, come sei erano le anfore alle nozze di Cana. E come alle nozze di Cana Gesù aveva chiamato “donna” sua madre, così qui chiama “donna” la samaritana, e “donna” vuol dire sposa. Ma mentre Maria rappresentava quella parte di Israele che era la sposa fedele all’unico sposo, il Signore, la samaritana rappresenta il popolo dei samaritani che, invece di adorare l’unico Dio, l’unico sposo, adorava altri dèi nei templi che erano stati costruiti su sei colli, e il “sei” è il simbolo della nostra umanità, fragile e carnale. Quindi, vedete, questo dialogo ha un valore simbolico: Gesù non sta facendo un discorso moralista sulla vita affettiva della donna, ma le sta dicendo: se vuoi accogliere l’acqua che io ti dono, lo Spirito che dà la vita e la gioia, voi samaritani dovete amare come sposo l’unico Dio, non cercare surrogati, gli idoli, che sono pozzi che non dissetano, cisterne screpolate che perdono acqua. Gesù, dunque si presenta come il settimo sposo, l’unico, che offre il suo amore a tutta l’umanità. Una vera e propria rivoluzione del modo di pensare Dio e la salvezza che porta san Paolo a proclamare, come abbiamo letto: “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti”. Certo, perché questo dono è fatto a tutta l’umanità, anche a chi non ha ricevuto il Battesimo, perché il Battesimo è il segno di questa verità. La differenza tra un battezzato e un non battezzato è che il battezzato di questa cosa ne è consapevole. O, almeno, dovrebbe.