martedì 5 marzo 2024

3/03/24 III DOMENICA DI QUARESIMA (DI ABRAMO)

La Quaresima, come ripeto sempre, è il tempo liturgico che la Chiesa ci offre per riscoprire il senso del nostro Battesimo, cioè perché ognuno di noi si esamini e si chieda come procede il proprio cammino di fede e quali sono i passi di conversione che è chiamato a compiere. Perciò, le letture che vengono 

proclamate nelle Messe quaresimali vanno interpretate in chiave battesimale. E così, se il Battesimo è il segno del Signore risorto che ci unisce a lui per sempre, donandoci lo Spirito santo, per farci diventare come lui, figli del Padre, a lui somiglianti nell’amore, per essere uniti al suo stesso destino di risurrezione, ecco che il vangelo di due domeniche fa era un invito a rinunciare alle seduzioni del male. Ma questo è possibile, come diceva Gesù alla samaritana nel vangelo di domenica scorsa, se impariamo a lasciarci guidare dallo Spirito santo che ci viene donato come acqua viva che zampilla per la vita eterna. Proviamo allora brevemente a capire cosa ci dice il vangelo di oggi. Gesù, con fatica, cerca di far capire proprio a coloro che avevano creduto in lui, cos’è la fede, spiegando che credere in lui vuol dire rimanere nella sua Parola, cioè fidarsi di quello che lui dice e metterlo in pratica, e per far questo usa la parola “verità”. La fede non è avere la verità in tasca, ma essere nella verità. Dice ai suoi confratelli ebrei: non basta essere discendenti di Abramo per essere veri figli di Abramo. I veri figli di Abramo sono quelli che hanno la stessa fede di Abramo nell’unico Dio, ma voi non fate le opere di Abramo, infatti cercate di uccidermi, quindi siete falsi perché non siete nella verità. Come accadde già ai tanti altri figli di Abramo che, al tempo di Mosè, si erano allontanati dalla via indicata dal Signore, come leggevamo nel racconto della prima lettura. Rapportato a noi, Gesù ci dice: non basta essere battezzati per essere figli di Dio, come se il Battesimo fosse un rito magico, perché figli di Dio non si nasce, ma si diventa man mano che diventate come me, che vivete come me, amando i fratelli, altrimenti siete falsi, dite una santa verità, cioè che Dio è vostro Padre, ma non amando i fratelli, di fatto non vi comportate come suoi figli. Se con la bocca proclamate la vostra fede, ma con le opere fate il contrario, vuol dire che non vivete nella verità. Non basta proclamarsi credenti, ma occorre essere credibili, e uno è credibile non se dice la verità, ma se vive nella verità. I veri miei discepoli, che dicono di avere fede in me, sono quelli che, con le loro opere, si comportano da figli amando i fratelli come me, perché solo così fanno vedere l’amore del Padre. E questa è la Chiesa. O dovrebbe esserlo. “Chiesa” significa «convocazione». La Chiesa è l'assemblea fatta da uomini e donne che il Padre convoca per formare il suo popolo, per diventare suoi figli come Gesù, ma figli del Padre, come Gesù, si diventa man mano che rimaniamo nella sua Parola, cioè impariamo ad amare come lui. In questo modo, nutrendoci di Gesù nell’Eucaristia, diventiamo noi le membra del suo Corpo glorioso. Uno che non è cristiano dice: ma io come faccio a credere che Gesù è risorto? Io non lo vedo. Faccio fatica a credere che davvero Gesù, sull’altare, diventa quel pane. E noi gli rispondiamo: bisogna aver fede! No, non è così. Il corpo visibile di Gesù risorto dobbiamo essere noi: noi dobbiamo essere i suoi occhi, la sua bocca, le sue mani, i suoi piedi. Siamo noi, con le nostre opere che dimostriamo che Gesù è risorto, è vivo. E che davvero Gesù diventa il pane di cui ci nutriamo perché, quando usciamo di chiesa, questo pane lo abbiamo assimilato ricevendo così la forza di essere anche noi pane che si spezza per gli altri. E’ giusto che il mondo ci guardi e ci giudichi, perché se diciamo di essere discepoli di Gesù, siamo credibili solo se pratichiamo la sua Parola, come i Tessalonicesi dei quali san Paolo tesse l’elogio nel brano che abbiamo ascoltato prima: li elogia non solo per la fede che proclamavano, ma per la carità che vivevano. La Chiesa, dunque, non è tanto e solo un’istituzione umana che spesso fa acqua da tutte le parti, ma è il popolo dei battezzati che costituisce il Corpo di Gesù risorto. Chi dice “Cristo si, ma la Chiesa no”, non capisce che non può esserci un capo (Cristo) senza un corpo (noi), e nemmeno un corpo vivo senza un capo. Ma perché sia così, occorre appunto che ognuno di noi permetta allo Spirito santo di far fiorire e germogliare il seme del Battesimo, così che arrivino i frutti. Sempre e comunque consapevoli di un’altra grande verità, e cioè che la Chiesa è un popolo fatto da peccatori salvati, non da gente perfetta. Gesù ha sempre chiamato i peggiori che ci fossero in circolazione, proprio perché nella debolezza umana potesse manifestarsi la potenza di Dio. Vuol dire che c’è spazio per tutti. Certo, non per rimanere inermi, ma per convertirci. Che è appunto lo scopo della Quaresima.