lunedì 25 marzo 2024

24/03/24 DOMENICA DELLE PALME MESSA DEL GIORNO

Chi sa di musica ed è amante in particolare della lirica, sa che l’overture di un’opera contiene al suo interno le melodie principali che poi verranno sviluppate negli atti successivi. Allo stesso modo, la celebrazione della domenica delle Palme è come l’overture dei riti della settimana santa, perché 

contiene e anticipa quello che andremo celebrando nei prossimi giorni. La lunga pagina del profeta Isaia che parla del servo di Dio, sofferente, uomo dei dolori che conosce il patire, prefigura la passione di Cristo che celebreremo venerdì pomeriggio. E poi c’è questa pagina di Vangelo che è un racconto molto simbolico che parla della cena eucaristica e, quindi, della morte e della risurrezione di Gesù. Si, perché questo banchetto, questa mensa, questa cena che si svolge a Betania in casa delle sorelle di Lazzaro, altro non è se non la descrizione di quello che accade ogni volta che una comunità si trova a celebrare la Messa. C’è Lazzaro che si trova in una posizione privilegiata perché è risorto ed è accanto a Gesù: Lazzaro rappresenta tutti i defunti che in ogni celebrazione eucaristica rendono grazie con noi al Signore della vita. C’è Marta, sorella di Lazzaro, che serviva, perché, siccome ha creduto in Gesù risurrezione e vita, sta risorgendo anche lei, sta cioè diventando come Gesù, e quindi, come Gesù, vive la dimensione dell’amore che si fa servizio. Partecipare alla Messa e fare la comunione serve per farci risorgere, per diventare uomini e donne che vivono in comunione con gli altri, che vivono la dimensione del servizio verso gli altri. E poi c’è Maria, l’altra sorella, che unge i piedi di Gesù con una quantità smisurata di prezioso nardo, tanto che il suo profumo inondò la casa degli amici di Gesù. Una casa che prima puzzava del fetore della morte di Lazzaro, e ora è inondata da un profumo di vita. Ed è questo profumo il vero protagonista di questo Vangelo. E cosa rappresenta questo profumo? Anzitutto rappresenta Dio, perché, in ebraico, la radice della parola profumo, è la stessa del Nome di Dio. E, infatti, il profumo è qualcosa che per sua natura non può non donare la sua fragranza a tutti, cioè non sceglie a chi donarsi, non è selettivo: chi sta nel suo raggio d’azione lo sente. E Dio ci ama così. Il profumo, poi, si sente anche al buio e, nelle culture antiche, era legato al gusto della vita e della festa. Così è l’amore di Dio: si spande anche su coloro che vivono nel buio dell’esistenza, e arreca a tutti gioia e allegrezza. Ma c’è di più. Qui si parla di un profumo particolare, quello del nardo, del vero nardo, e il vero nardo era ed è un olio che si ottiene dalle radici di un fiore dell’India che cresce sopra i 5000 metri. Questo non solo spiega il suo valore economico, ma vuol dire che per ottenere questo profumo così intenso, il fiore deve morire. Gesù aveva detto: se il chicco di grano non muore non può portare frutto. Allo stesso modo, se il fiore di nardo non muore, non porta profumo. Perciò, il profumo del nardo è simbolo di quello che farà Gesù sulla croce. Questa cosa la si capisce ancora di più leggendo lo stesso episodio raccontato nei vangeli di Marco e di Matteo, dove Gesù viene unto col nardo da una donna anonima che frantuma un vasetto di alabastro: un segno che anticipa quello che accadrà al corpo di Gesù che, sulla croce, verrà frantumato, e da lui uscirà il profumo di Dio, cioè il vero nome di Dio, che è amore. E mentre nei vangeli di Marco e Matteo quella donna unge il capo di Gesù, per indicare che Gesù è il Cristo, cioè l’unto del Signore, il suo consacrato, nel racconto di Giovanni, invece, Maria cosparge di nardo, non la testa di Gesù, ma i suoi piedi, e glieli asciuga coi capelli. E’ lo stesso gesto che nel Cantico dei Cantici la Sposa compie verso il suo amato, simbolo del desiderio di diventare una cosa sola con l’altro. Non solo: anticipa il gesto che, sempre nel vangelo di Giovanni, Gesù compirà verso i discepoli, quando laverà loro i piedi. Di più: il nardo, simbolo di vita e di amore cosparso sui piedi, indica che Maria è consapevole che il cammino di Gesù verso la croce avrà come approdo non la sua morte, ma la risurrezione. E infine. Questa donna è l’unica persona che in tutti i vangeli fa qualcosa per Gesù. Pensateci. I Vangeli raccontano tutto quello che Gesù fa per gli altri. Questo è l’unico episodio in tutti i vangeli in cui c’è qualcuno che fa qualcosa di gratis per Gesù, tanto è vero che Gesù, nei racconti di Marco e Matteo, la loderà dicendo che, ovunque si annuncerà il vangelo, si parlerà di questa cosa bellissima che lei ha fatto. Perché? Perché lei ha capito tutto, ha capito la grandezza dell’amore di Dio e ha corrisposto a questo amore. E ha capito che l’amore non ha prezzo, infatti spreca trecento grammi di nardo che valevano trecento denari, cioè lo stipendio annuo di un lavoratore di quel tempo. Chi, invece, non ha capito niente dell’amore è Giuda, che vede tutto nell’ottica del guadagno. E l’evangelista ci tiene a precisare che Giuda era uno dei dodici, per avvertirci: state attenti perché anche voi che vi proclamate discepoli di Gesù, potreste avere la stessa logica di Giuda. E dunque, cerchiamo di vivere ogni eucaristia e le celebrazioni dei prossimi giorni senza tapparci il naso (a meno che uno sia raffreddato), cioè a lasciarci inondare dal profumo di Dio e a corrispondervi con gioia e gratitudine.