martedì 6 febbraio 2024

4/02/24 PENULTIMA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA (ANNO B)

Questo brano di Luca è uno dei più scandalosi di tutto il vangelo e si svolge durante un pranzo. Gesù amava molto i banchetti, e proprio durante i banchetti fece le cose più importanti, basti pensare all’ultima cena. Qui si trova a casa di un fariseo che lo aveva invitato. Tenete presente che sono tre le 

volte in cui i farisei invitano Gesù a pranzo, e ogni volta Gesù manda loro il boccone di traverso. I farisei erano i perfetti osservanti della legge, quelli che osservavano attentamente tutti i precetti della legge di Mosè. Non erano persone cattive, ma avevano una religiosità che è ancora molto diffusa tra i credenti di tutte le religioni: per loro, Dio è un padrone che premia chi osserva le sue leggi e punisce chi disobbedisce; quindi, si sentono autorizzati a condannare chi non si comporta come loro, cioè chi, secondo loro, non fa la volontà di Dio. Gesù, nei loro confronti, ebbe sempre parole molto dure e li accusava di spacciare come volontà di Dio le tradizioni e le leggi che si erano inventati loro. I pranzi, a quei tempi, avvenivano soltanto tra maschi. Luca scrive che Gesù entrò in casa del fariseo e si mise a tavola. Non aggiunge altro: vuol dire che non c’era stato nessun segno di cortesia nei suoi confronti. Improvvisamente, nella casa del fariseo, dove non entra nulla di impuro, dove tutto è perfetto, arriva la visita inattesa e inopportuna non solo di una donna, ma di una prostituta, col suo vaso di profumo che serviva per massaggiare i clienti e che si mette ai piedi di Gesù, baciandoglieli e cospargendoli di profumo, compiendo, dunque, un gesto scabroso di intimità, davanti a tutti. Però li bagna con le lacrime: vuol dire che quella donna era una persona triste e disperata. E li asciuga con i suoi capelli. Anche questo è un elemento importante: a quell’epoca le donne andavano sempre velate, solo le prostitute portavano i capelli sciolti. Il pio fariseo reagisce scandalizzato, usando un’espressione di disprezzo verso Gesù e la donna: «Se costui fosse un profeta saprebbe chi è e che razza è la donna che lo tocca: è una peccatrice». Non guarda la persona, ma la etichetta. Allora Gesù gli racconta una brevissima parabola, quella dei due debitori verso un creditore. Uno gli doveva cinquanta denari (la paga giornaliera di un operaio era un denaro, quindi poco più di un mese di stipendio), e l’altro cinquecento. Il creditore condonò entrambi. E Gesù chiede al fariseo, e chiede anche a noi: “chi è che gli sarà più riconoscente? chi lo amerà di più?”. Simone risponde di mala voglia, dicendo: «Suppongo che sia colui al quale ha condonato di più». E Gesù dice: «Hai giudicato bene». E poi, scrive l’evangelista, si volge verso la donna, non verso la peccatrice: Simone aveva visto una prostituta intenta a compiere un’azione peccaminosa, mentre lo sguardo di Gesù è molto diverso: Gesù vede una donna, una donna disperata, non una prostituta. Bisogna sapere che, a quei tempi, alle donne che restavano vedove e non potevano risposarsi e non avevano nessuno che le potesse mantenere, per poter sopravvivere erano costrette a fare le prostitute, e così anche le donne che venivano ripudiate e non potevano risposarsi. Per questo Gesù, alla fine, non dirà alla donna di andare e non peccare più, perché non le sarebbe stato possibile: nessuno l’avrebbe mai presa in moglie e anche la famiglia non se la sarebbe mai ripresa in casa. Gesù rivela che Dio non guarda i meriti o i peccati, ma i bisogni delle persone: nessuno è escluso dal raggio del suo amore. “Vedi questa donna?”, dice a Simone, per fargli capire che anche lui deve imparare a vedere una donna, non una peccatrice. E gli rinfaccia tutti quei segni di ospitalità, di accoglienza e tenerezza che quella donna, a differenza di Simone, gli aveva riservato, in modo addirittura esagerato. E, rifacendosi alla parabola dei due debitori, sentenzia: «Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». La peccatrice e il fariseo sono entrambi amati e già perdonati dal Signore, perché il Signore perdona in anticipo, ma soltanto la donna è cosciente di questo perdono ricevuto e soltanto lei, peccatrice, gli dimostra la sua riconoscenza. Invece, il fariseo, che crede di meritare l’amore e il perdono di Dio per i suoi sforzi, i suoi meriti, non è cosciente del perdono gratuito. La fede di quella donna nell’amore di Dio è ciò che la salva. Lo spiega bene san Paolo nel brano della lettera ai Galati: è la fede nell’amore di Dio che ci salva. Anche il profeta Osea, abbiamo letto, diceva che Dio vuole l’amore, non i sacrifici. Ecco, io credo che sia bellissimo ascoltare questo vangelo nella giornata per la Vita che oggi si celebra. Noi siamo portati, come il fariseo, a giudicare le persone, e a giudicare noi stessi, in base a quello che produciamo, al profitto, ai meriti, alla convenienza. Per cui un migrante, una donna che mi ha rifiutato, un bambino non desiderato o disabile, un malato, vengono guardati non come persone, ma come problemi che ci ostacolano, e non come persone da amare. Almeno e proprio noi che siamo qui, siamo invece chiamati ad assumere verso gli altri lo stesso sguardo che Dio, con Gesù, ha verso ciascuno di noi.