domenica 19 maggio 2024

19/05/24 PENTECOSTE

Mi piacerebbe che, soprattutto in una festività così importante come quella di oggi, ci rendessimo sempre più conto che, ogni volta che celebriamo l’eucaristia, noi non ricordiamo avvenimenti del passato, ma questi avvenimenti stanno accadendo adesso. Quindi, adesso siamo noi i discepoli riuniti 

nel cenacolo su cui scende lo Spirito santo. Esattamente nel modo descritto da Luca nel brano degli Atti degli Apostoli. Ma come? Noi, qui, non sentiamo fragore di suoni, non sentiamo il vento, sulle nostre teste non si formano fiammelle di fuoco, altrimenti andremmo a fuoco, soprattutto io che ho tanti capelli, non diventiamo improvvisamente poliglotti, capaci di parlare tutte le lingue del mondo. Perché? Perché i testi della Bibbia vogliono trasmetterci verità di fede, e ogni autore lo fa utilizzando un linguaggio tutto da decifrare, non da prendere alla lettera. Della discesa dello Spirito santo il giorno di Pentecoste, 50 giorni dopo la Pasqua, è solo Luca a parlarne, negli Atti degli Apostoli. Gli altri evangelisti, invece, dicono che lo Spirito santo viene donato da Gesù nel momento della sua morte, come abbiamo letto nel vangelo: “in quel giorno -il giorno della sua morte- voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. Si sta dicendo che Gesù e il Padre continuano a vivere attraverso lo Spirito santo. Ma non dentro tutti. Dentro chi ama, dentro chi vive il comandamento dell’amore, perché solo dove c’è amore, c’è Dio. Quindi, vedete, la discesa dello Spirito santo non è un avvenimento diverso dalla Pasqua, come se per cinquanta giorni, dalla risurrezione di Gesù a Pentecoste, lo Spirito santo non ci fosse stato. Luca, invece, dice che lo Spirito santo viene effuso il giorno di Pentecoste. Perché? Luca scrive il suo vangelo dividendolo in due parti: la prima parte è quella che chiamiamo terzo vangelo, la seconda parte è gli Atti degli Apostoli. Nella prima parte racconta quello che ha detto e fatto Gesù, negli Atti degli Apostoli racconta quello che Gesù risorto ha continuato a fare con la forza del suo Spirito attraverso coloro che lo hanno accolto. Pentecoste, che in greco vuol dire cinquanta giorni, era una festa ebraica che si celebrava, allora e anche oggi, cinquanta giorni dopo la Pasqua: per gli ebrei era ed è la festa dove si ricorda quando Mosè ricevette dal Signore le tavole della Legge, i dieci comandamenti. Luca racconta la discesa dello Spirito santo sugli apostoli mentre il giorno di Pentecoste stava non tanto finendo, ma “mentre stava compiendosi”, per dirci che non basta avere ricevuto i comandamenti, ma che ci vuole la forza di Dio per poterli osservare, e quindi che Dio non governa gli uomini emanando leggi esterne a cui obbedire, ma che Dio governa gli uomini comunicando loro il suo stesso Spirito, che li rende capaci di assomigliargli nell’amore e di vivere, così, l’unico comandamento di Gesù che riassume tutti gli altri: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Poi, per descrivere l’azione e la discesa dello Spirito, Luca parla di un fragore simile a un vento impetuoso che riempì la casa in cui si trovavano i discepoli. Sono tutte immagini prese dall’Antico Testamento per descrivere quello che accade a livello interiore quando uno accoglie l’azione dello Spirito. Il fragore è un suono, ed è la Parola di Dio che, quando viene accolta, ci scombussola; il vento esprime la potenza di Dio che è capace di vincere le nostre resistenze alla sua Parola; la casa è la nostra interiorità. Le lingue di fuoco indicano che la potenza dello Spirito santo, cioè dell’amore di Dio, è uguale per tutti, ma ognuno la vive e la esprime a modo suo, perché ognuno è diverso dall’altro. Infine, il fatto che tutti i popoli presenti a Gerusalemme riuscissero a capire quello che dicevano i discepoli di Gesù, sta a significare che chi accoglie lo Spirito del Padre che ci rende figli e lo Spirito del Figlio che ci rende fratelli, diventa capace di parlare l’unico linguaggio che tutti capiscono, quello dell’amore, realizzando così il sogno di Dio: che tutta l’umanità, fatta da persone ognuna diversa dall’altra, viva una comunione d’amore, la stessa comunione d’amore della Trinità, così che Dio sia tutto in tutti. Il bello è che, nella lista dei popoli, che, improvvisamente, si sentono uniti nella diversità, Luca elenca proprio tutti i peggiori nemici di Israele, ad indicare, forse, che il sogno di Dio è proprio da lì che deve partire per diffondersi in tutto il mondo. E se ancora non accade, facciamo in modo che…

Un sogno, quello di Dio, che ancora ha da realizzarsi. Ma che ancora il mondo non comprende. E noi?