lunedì 6 maggio 2024

5/05/24 VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

Il filo rosso che unisce questa pagina di vangelo con il lungo racconto della conversione di san Paolo degli Atti degli Apostoli è sempre, purtroppo, di grande attualità, ed è quello della persecuzione. Gesù dice ai suoi discepoli che anche loro, come lui, saranno perseguitati, e infatti, nel brano degli Atti degli

Apostoli, c’è Paolo che viene processato a motivo della sua fede in Cristo, e sempre Paolo, raccontando la sua vicenda, spiega come, a sua volta, prima della sua conversione, anche lui perseguitasse i discepoli di Gesù. Anche oggi, nel mondo, sono tanti i paesi nei quali la scelta di essere cristiani è molto pericolosa, perché comporta la possibilità di venire uccisi, come accadde a Gesù. La persecuzione, qualunque persecuzione, nasce dalla volontà e dal potere di imporre a tutti il proprio pensiero: se tu non pensi e non vivi come me, quando va bene sei tagliato fuori dal mio giro, non hai libertà di espressione, e quando va male vieni fatto fuori. Chi non rientra negli schemi va eliminato. Questo accade anche oggi nella nostra società che, a parole, proclama il rispetto di tutte le forme di pensiero e di espressione, ma che poi sbeffeggia o vuole mettere a tacere il pensiero cristiano su tante questioni civili, morali, economiche, politiche, per non parlare del tema della guerra (basti pensare, per esempio, che l’unica voce fuori dal coro in riferimento alle guerre in corso è quella del Papa, che viene totalmente inascoltata, anche da politici che si fregiano del nome cristiano, che noi magari votiamo e che, però, di fatto, foraggiano con le armi l’uccisione di migliaia di innocenti). Nel contempo, occorre fare ammenda, e riconoscere come, nel corso della storia, la stessa Chiesa abbia agito in modo contrario al Vangelo, volendo imporre a tutti il suo pensiero, anche con la forza e la violenza, dimenticando che l’unico pensiero da annunciare è che Dio è Padre, che noi siamo suoi figli e che dobbiamo assomigliargli amandoci gli uni gli altri come Cristo ha amato noi, che Dio non impone niente a nessuno, ma che si consegna nelle mani di tutti, mettendo il suo corpo nelle nostre mani, sporche o pulite che siano, come accadrà tra poco quando faremo la comunione: egli si mette nelle nostre mani per farci diventare come lui, ma questo dipenderà dalla libertà di ciascuno. Ecco perché nel nome del Dio di Gesù non si può perseguitare nessuno. E quando ciò accade è una bestemmia. Chi crede in un Dio monarca e padrone e si crede un suo soldato, chiamato a difendere il suo re, nel nome del suo re è disposto a uccidere gli altri, come fanno i fondamentalisti di ogni religione o ideologia. Gesù lo aveva previsto, come abbiamo letto: “viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio”. Ma aggiunge: “E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me”. E la vicenda di san Paolo, a questo proposito, è emblematica. Paolo perseguitava i cristiani proprio nel nome di Dio. Ma, mentre era in viaggio per andare ad arrestare i cristiani nel nome di Dio, si sentì rimproverare dal Signore che gli disse: “Saulo, Saulo perché mi perseguiti?”. Ed egli gli chiese: “Chi sei, o Signore?”. Deve ammettere che non conosceva Dio, che suo Dio non era in realtà il vero Signore, e si sentì rispondere: “Sono Gesù, che tu perseguiti”. A quel punto, ecco la sua conversione, capisce che Dio si identifica in ogni uomo e che Dio, tra chi perseguita e chi è perseguitato, si mette sempre al fianco dei perseguitati. Ma la persecuzione, attenzione bene, non è una sconfitta. “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi, perciò beati voi quando vi perseguiteranno, perché se reagirete al male che vi fanno, non col male, ma trovando strade di riconciliazione, state facendo come me, e quindi state diventando come Dio”. Se è  da stupidi andare a cercare la persecuzione, accettarla non è sinonimo di passività, ma è proclamare che c’è una forza più grande, quella dell’amore, quella di Dio, capace di vincere e di oltrepassare la morte. Ancora di più. Proprio le persecuzioni hanno consentito al cristianesimo di diffondersi nel mondo. Gesù stesso, quando qualcuno non accoglieva il suo messaggio e voleva farlo fuori, non restava inerme a farsi insultare, ma andava da un’altra parte, e lo stesso fece Paolo che girò tutto il Mediterraneo creando nuove comunità. Ecco perché non dobbiamo scoraggiarci di fronte a tante defezioni e al fatto che siamo una minoranza, tantomeno cercare di accattivarci le persone abbassando il livello delle nostre proposte, ma continuare a chiederci quali strade nuove lo Spirito Santo ci sta indicando.