Il brano del libro del Deuteronomio che la liturgia ci ha proposto ci aiuta ad individuare il cuore della discussione tra Gesù e i Giudei del lungo brano di vangelo che ogni anno ascoltiamo nella terza domenica di Quaresima. Si dice che, dopo Mosè, Dio manderà un nuovo profeta, e per capire se è
davvero un profeta che parla a nome di Dio, bisognerà vedere se quello che dirà avverrà, altrimenti dovrà essere messo a morte. Sarà Gesù quel profeta, ma venne messo a morte, non perché le cose che diceva non si avveravano, ma perché le cose che diceva e che faceva andavano contro gli interessi di coloro che detenevano il potere religioso, che usavano Dio per comandare sulla gente, che avevano fatto diventare Dio un idolo, cioè una divinità a proprio uso e consumo. Tante volte non è così anche per noi? Tutta la Bibbia è piena di invettive contro l’idolatria.
Dio nessuno lo ha mai visto, ma tutti ce lo inventiamo e lo
pensiamo come un idolo a nostro servizio. Questo è il peccato del mondo, la
menzogna originaria su Dio: questo Dio, dice Gesù, è satana, padre della
menzogna, e siccome noi siamo figli della parola in cui crediamo, se il nostro
dio è questo, se questo è il nostro padre, noi gli assomiglieremo e agiremo di
conseguenza. Se Dio è giudice, io sono giudice; se Dio è padrone, io tratto gli
altri come servi; se Dio ama chi lo merita, pure io faccio così con gli altri e
mi sforzo di essere perfetto per ottenere le sue grazie. Il peccato del mondo
di cui parla Gesù non sono i nostri sbagli, ma è la cappa, la nube della non
conoscenza di Dio, che ce lo fa pensare in modo menzognero, sbagliato: è da qui
che poi derivano poi tutti i peccati, che sono le opere di male che nascono da
questa menzogna, quella di pensare Dio in modo sbagliato, usarlo come un idolo
e diventarne schiavi. Ebbene, Gesù è venuto a togliere questo peccato del
mondo, a liberarci da questa schiavitù, perché ci ha rivelato il vero volto di
Dio. Per questo afferma: Se rimanete nella mia Parola conoscerete la verità e
la verità vi farà liberi. La Parola di Gesù ci fa vedere chi è veramente Dio
(ecco cos’è la verità che Gesù rivela). Una verità che rende libero chi lo
accoglie, perché Gesù, con le sue opere, mostra che Dio è Padre, solo datore di
vita, che non siamo noi ad amare Dio, ma che è Dio ad amare noi, che la
salvezza non è amare Dio, ma è che Lui ami me; che non sono io che devo dare la
vita per Dio, ma che è lui che ha dato la vita per me, rendendoci tutti giusti
mediante Gesù, come dice San Paolo nel brano della lettera ai Romani, perché
Dio ci considera tutti come suoi figli. Il problema è se noi consideriamo Dio
come Padre. Figli di Dio non si nasce, ma si diventa. Il segno per eccellenza
che mostra questa verità è il Battesimo. Peccato che uno può anche essere
battezzato, ma se non si rende conto di cosa significa, andrà avanti tutta la
vita a non essere figlio del Padre, ma della menzogna, di un Dio che non c’è,
il Dio della Legge, degli obblighi, dei divieti, il Dio mago a cui rivolgersi
solo nel momento del bisogno perché conceda le sue grazie. La Quaresima e i
vangeli che vengono proclamati, fin dall’antichità sono un itinerario per farci
riscoprire il dono del Battesimo che abbiamo ricevuto, perché impariamo a
convertirci e a credere al Vangelo, cioè al Dio di Gesù. Prepararsi alla Pasqua
significa questo: chiederci quali sono le nostre distanze dal Vangelo e quali
passi dobbiamo compiere per aderire a questa verità che ci rende liberi.