domenica 26 ottobre 2014

I DOMENICA DOPO DEDICAZIONE ANNO A 2014

Mi piace molto l’immagine di Gesù risorto che apre la mente dei suoi discepoli a comprendere le Scritture.
La traduzione esatta dal greco sarebbe che cerca di spaccare la testa dei suoi discepoli, per dire come essi, sino alla fine, erano duri di comprendonia, faticavano a capire quello che Gesù aveva fatto, anche dopo la sua risurrezione, un po’ come noi dopo duemila anni. Egli ha compiuto le cose dette da Mosè, dai Profeti e scritte nei salmi. Cioè, quelle cose ancora oscure scritte nei libri dell’AT, Gesù le svela e le realizza. Morendo sulla croce rivela il vero volto di Dio, la passione di Dio per gli uomini,
per tutti gli uomini, che Dio è un Padre che ama tutti i suoi figli ed è per questo che giunge a perdonare anche chi uccide suo Figlio. E Gesù, sentendosi figlio di un Padre così, perdona a sua volta chi lo uccide perché gli altri sono suoi fratelli.
Bisognava che Gesù patisse e morisse, ma non perché è masochista o perché il Padre volesse la sua
sofferenza e la sua morte, ma esattamente il contrario. Il Padre vuole che i suoi figli si amino, e per potersi amare devono riconoscere di essere figli di un Dio che è Padre, non un giudice, un aguzzino o un padrone, e solo se si rendono conto di questo imparano ad essere fratelli, a dare la vita gli uni per gli altri, non a togliersela a vicenda. Allora bisognava che Gesù patisse e morisse così perché solo patendo e morendo così per colpa del male dei suoi fratelli, solo rispondendo al male col perdono, e non facendo altro male, dimostra chi è veramente Dio, uno che si lascia uccidere piuttosto che uccidere, e cioè esattamente il contrario del Dio che abbiamo in mente noi. Se Dio è amore, solo imparando a vivere così si può risorgere, cioè avere la vita eterna, come Gesù, avere cioè la vita stessa di Dio. Gesù non risorge nonostante la croce, ma risorge proprio perché è morto così. Si risorge, si ha la vita eterna, la vita di Dio, se si vive come Gesù con lo Spirito di Dio, lo Spirito santo, lo Spirito di Gesù, che ci fa vivere come Gesù: se viviamo come Gesù, sentendo che Dio è Padre e gli altri sono fratelli, siamo nuovi, abbiamo la vita eterna, risorgiamo come lui.
Questa è una notizia straordinaria, la bella notizia del vangelo che i discepoli di Gesù, cioè la Chiesa, cioè noi, siamo chiamati a proclamare a tutto il mondo, ma non tanto con le parole, quanto con i fatti, e cioè cercando in concreto di amare ogni uomo come fratello, perché se io tratto qualcuno, anche un nemico, come un fratello, gli faccio capire coi fatti la bella notizia che Dio è Padre e noi siamo suoi figli amati, si sentirà amato anche lui e a sua volta, magari, imparerà ad amare gli altri, e allora si che pian piano viene il Regno di Dio. Ma, appunto, come dicevo, Gesù deve continuare anche oggi a spaccarci la testa per farci comprendere queste cose, perché fatichiamo a capirle, e fatichiamo a capirle perché sono sempre troppo rivoluzionarie rispetto al nostro modo naturale di pensare Dio e di vivere i rapporti tra di noi. Infatti dice loro di cominciare a testimoniare queste cose a partire da Gerusalemme, dove c’erano i primi credenti, peccato che fossero proprio coloro che per primi lo avevano messo sulla croce. Devo convertirmi io, devo capire io queste cose per poterle poi trasmettere agli altri non con le parole, ma col mio modo concreto di comportarmi. Ed è un processo lungo, una conversione che dura anche tutta la vita, ma è così che deve essere. Così è stato per gli apostoli, così deve essere anche per noi. Pensate che roba. Anche Pietro era ovviamente presente, ma queste cose le capisce anche lui tempo dopo, dopo tante esperienze, che alla fine, finalmente, lo portano a fare quella stupenda professione di fede che abbiamo letto nel brano degli Atti, quando dice: sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, che la salvezza è per tutti perché tutti sono suoi figli, non solo dunque i circoncisi, i giudei, ma anche i pagani. Una folgorazione alla quale giunge pian piano, però ci arriva, e ci arriva dopo un lungo cammino nel quale aveva lui stesso sperimentato sulla sua pelle l’amore di Dio proprio per lui peccatore, che lo aveva rinnegato eppure era stato perdonato e addirittura chiamato a confermare la fede dei suoi fratelli: certo, perché proprio uno che fa esperienza del suo personale peccato e della misericordia di Dio può essere credibile e capace di annunciare la bella notizia che Dio è questo. E guai se non lo facesse, perché se non tratto gli altri come fratelli vuol dire che io non ho capito di essere figlio e che Dio è Padre di tutti, non ho ancora dentro di me lo Spirito santo di Gesù, non vivo come Gesù che è fratello di tutti. Per cui alla fine Pietro dice in sostanza: che diritto abbiamo noi di dire che qualcuno è tagliato fuori dalla salvezza? Nessuno. È quello che il Papa sta continuando a ripetere, e lo ha detto anche a conclusione dei lavori della prima parte del Sinodo sulla famiglia, che poi riprenderanno, per le conclusioni, fra un anno. Ha detto ai Vescovi: non dobbiamo lasciarci vincere dalla tentazione di non lasciarci sorprendere dal Dio delle sorprese, e Dio ci sorprende sempre, con la sua misericordia sempre più grande di ogni male, mancanza, peccato. Un altro grande personaggio che si rese conto di questa cosa fu san Paolo. Anche lui, riflettendo su quello che gli era successo, sul fatto che Dio avesse chiamato proprio lui che perseguitava i primi cristiani a diventare suo apostolo, capisce che il vangelo è un dono per tutti: se si è fidato di uno come me, io il vangelo lo voglio regalare a tutti. E cosa annuncia? Lo abbiamo letto nell’epistola: Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma potenza e sapienza di Dio per quelli che credono in lui. Cosa vuol dire? Quello che abbiamo detto finora.
Per i Giudei Dio è il potente che uccide i malvagi, per i pagani, coi loro dei, Dio è il prolungamento dei propri desideri, e cioè Dio è la macchinetta che realizza i nostri desideri, che fa quello che vogliamo noi, peccato che noi, non sapendo di essere figli, non ci trattiamo da fratelli, ma da nemici, e vorremmo Dio come alleato del nostro male, per cui sulla croce Gesù è scandalo e stoltezza per tutti quelli che pensano Dio in questo modo, perché sulla croce Gesù ci salva dalla nostra falsa idea di Dio, facendoci vedere che la sua potenza e la sua sapienza si rivelano nell’amore che accoglie e perdona tutti. Chi usa l’intelligenza, la sapienza, per prevalere e dominare sugli altri, considerando cretino chi non è furbo e prepotente, non può capire la sapienza di Dio. Ognuno si chieda: io in che posizione mi trovo?
Pietro, dopo un lungo cammino nel quale sperimenta sulla sua pelle l’amore di Dio per lui peccatore
perdonato e salvato, capisce una cosa fondamentale e la proclama. Capisce che tutti gli uomini sono
suoi fratelli, amati dal Padre e riscattati dall’amore del Figlio, e questo è il Vangelo che Dio gli ordina di proclamare. Se non testimonio l’amore del Padre ai fratelli, non sono figlio io: non ho ancora l’amore di Cristo, che mi spinge verso tutti al pensiero lui ha dato la vita per tutti, affinché ciascuno diventi creatura nuova, perché perché tutti gli uomini sono figli e fratelli, senza nessuna distinzione di razza, cultura e religione. Gesù, il Figlio, è il Signore di tutti e ha salvato tutti rivelandoci il mistero dell’identità nostra e di Dio: Dio è Padre, che ama e serve i suoi figli, e noi, se siamo figli, dobbiamo amarci e servirci reciprocamente come Gesù ci ha insegnato. Capisce che il credo non è un’insieme di dottrine e leggi, ma un racconto di fatti: i dogmi non sono idee, ma ciò che Gesù ha fatto e fa per ridarci la nostra vita, che è la sua stessa di Figlio di Dio. In verità sto rendendomi conto... è un uomo onesto che sta riconoscendo quello che per lui era totalmente inaspettato, anche nell’espressione finale quando dice: chi può impedire che siano battezzati questi che hanno ricevuto come noi lo Spirito santo? Il Signore mostra evidentemente di prestare attenzione a tutti. Che diritto abbiamo noi di dire che qualcuno è tagliato fuori? Non siamo noi i padroni dei cammini di fede degli altri. Nazioni umane diverse, situazioni umane diversissime tra di loro, anche in quelle che noi giudichiamo pasticciate, no, il Signore bussa alla porta di tutti. E noi cosa diciamo? No, tu sei tagliato fuori? Con quale diritto? Dio fa così. Che gallerie di persone vengono in mente.... Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone: una delle professioni di fede più limpide. Non l’ha imparato dai libri, ma lo sta vedendo e constatando sulla sua pelle, evidentemente perché anche lui per primo lo aveva
sperimentato sulla sua pelle. La folgorazione che Dio ama tutti e non esclude nessuno perché tutti siamo suoi figli è di una portata pazzesca.
Paolo sta riflettendo anche lui su quello che gli è capitato: Cristo mi ha mandato ad annunciare il vangelo non con sapienza di parola.... Mentre i giudei chiedono segni.... Noi annunciamo Cristo crocifisso potenza e sapienza di Dio. Parole bellissime. Paolo arriva a capire che il vangelo è appunto dono per tutti. Era successo a lui. Lui che era segno della stoltezza è stato preso da Cristo, lui che era alternativo al Signore. Se si è fidato di me chiedendomi di diventare suo testimone, vuol dire che questo vale per tutti. Corinto era una insignificante comunità in un porto di mare, ma il Signore ci ha donato una Parola così, e allora questo è un dono che dobbiamo fare a tutti. La consegna del crocifisso ai missionari che partono. Se si fida di me, io il vangelo lo voglio regalare a tutti. Cosa vuol dirci il Signore? I Giudei cercano i segni, i greci i miracoli, noi annunciamo Cristo crocifisso segno della sapienza di Dio che salva il mondo con l’amore. La sapienza della croce è quella dell’amore che conduce alla vita, la sapienza del mondo è l’egoismo che conduce alla morte.
Noi ci dividiamo sulle idee: la sapienza umana non riesce a comprendere il vangelo, ma noi scambiamo il nostro interesse con la verità assoluta, per cui usiamo l’intelligenza per prevalere e dominare sugli altri, tanto è vero che chi fa il contrario, chi non è furbo, è considerato scemo, ma questa è proprio la sapienza di Dio. Su Dio noi proiettiamo tutti i nostri desideri e aspirazioni, per cui i Greci avevano il dio dell’amore, della guerra e così via, perché noi in fondo vogliamo che Dio faccia quello che vogliamo noi. Le persone religiose vogliono il Dio potente che anche in questo caso faccia quello che vogliamo noi. La sapienza di Dio è l’amore che da la vita e la sua potenza è di entrare anche nella morte per sconfiggerla. Dio non toglie il male e la morte, ma la causa: con la croce mette in crisi l’immagine che abbiamo di Dio, quella di un Dio che sta lontano, mostrandoci che Dio è passione infinita per l’uomo. Fa capire che la salvezza è sentirci amati così, e in questo modo diventiamo uomini liberi capaci di amare, quindi di vivere, soffrire e morire come tutti, ma con uno spirito diverso, che non è quello della paura, ma di chi si sa amato. Questa parola è perdizione per chi non la capisce, per chi vorrebbe salvarsi col suo egoismo, cioè che mettendo la mano sul fuoco non ci si bruciasse, che facendo il male Dio non ci facesse bruciare, invece Dio ci dice di non mettere la mano sul fuoco, che è il nostro punto di partenza ad essere sbagliato. Lui entra in relazione col nostro male. Sulla croce capisco chi è Dio, vengo SALVATO dalla falsa idea di Dio e di uomo, si rivoluzionano i nostri valori.
Il capitolo 24 di Luca è quello di Emmaus, ma qui leggiamo il momento in cui Gesù sta per congedarsi dai suoi. Gesù aprì loro la mente per comprendere le Scritture. Pietro si accorge che Dio è ospitale di tutti, Paolo che in partita possono entrare tutti, qui Gesù in persona dice queste cose: l’ascolto orante della Parola, la sua comprensione, ti conduce verso una familiarità col Signore sorprendente che ti cambia la mente e il cuore, perché questa Parola che ospiti lentamente ti trasforma, non è una cosa teorica, ma una cosa che adagio adagio cambia le prospettive, non ti fa amare meno la vita, ma amarla fino in fondo.