sabato 1 novembre 2014

SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI 2014

Le beatitudini sono il ritratto di Gesù. Gesù è povero in spirito, perchè vive con lo spirito del Padre, sa di essere figlio, che tutto è un dono, dona tutto se stesso ai fratelli e quindi non ha più nulla. E’ afflitto, perché il suo amore non viene compreso. E’ mite, perché risponde al male col bene. Ha fame e sete della giustizia, ma della giustizia di Dio, e Dio è giusto perché mantiene la sua promessa di salvarci, non di ucciderci, e dunque Gesù vive la sua vita donando a tutti l’amore che ha ricevuto dal Padre. E’ misericordioso perché sente le sofferenze degli altri, ne prova compassione e agisce di conseguenza. E’ puro di cuore perché vede le cose come le vede Dio, con l’amore di Dio, e non
inquinate dall’egoismo. E’ operatore di pace perché tratta gli altri come fratelli, non come sudditi. E’ perseguitato perché vivendo così si scontra con la logica del mondo che è il contrario della logica di Dio. Eppure, dice, beati sono coloro che vivono come me, fortunati, felici. Noi diremmo il contrario, e infatti il mondo dice che chi vive così è uno stupido. Beati perché? Perché a chi vive così appartiene il regno dei cieli, cioè diventa come Dio, perché Dio è fatto così.
E se io affronto la vita con lo spirito di Dio, scopro che la felicità non dipende da quello che mi accade, bello o brutto che sia, o dal fatto che i miei desideri vengano o meno esauditi, ma dal fatto di sapere che io sono così prezioso agli occhi di Dio e così amato che lo scopo della mia vita diventa amare come Dio e basta, per cui il male non è essere povero, ma rendere povero qualcuno, non è piangere, ma far piangere, non è avere fame, ma affamare, non è non avere qualcosa, ma non donare, non è essere trattato male o non compreso, ma trattare male e non comprendere, non è non essere amato (perché c’è già il Padre che mi ama), ma non amare, e così via. Se capisco questa cosa sono beato, fortunato, felice, e divento santo come Dio è santo. Santo è un attributo di Dio, forse il più bello. Dio è tre volte santo, come cantiamo nella messa, santo il Padre, santo il Figlio, santo lo Spirito, e la santità di Dio esprime la perfezione di Dio, e la perfezione di Dio è che egli ama in modo totale, e se io vivo con lo spirito di Dio divento santo come Lui.
Questo è lo scopo e il destino della vita. Se vivo la vita con questo spirito, sono già in Dio, Dio è già in me, il Paradiso inizia ora dentro l’inferno della vita di tutti i giorni, e questa beatitudine che nella vita terrena posso cominciare a sperimentare in modo ancora imperfetto, esploderà con la morte del mio corpo attraverso la risurrezione, perché è questo che è successo a Gesù: vivendo così, Gesù è risorto, perché Dio è amore, e siccome Dio è eterno, ecco perché l’amore è eterno e solo chi ama non morirà mai, per cui se io amo come Dio sono destinato a vivere in eterno. A questo Dio ci ha chiamato, questa è la sua volontà. Lo ha detto bene Paolo nel brano della lettera ai Romani di oggi. Dio ci chiama ad essere suoi figli, ci giustifica quando non viviamo così, perdonandoci, per darci ogni volta la possibilità di essere glorificati, di diventare come Lui, di essere beati, santi, ora e per sempre, e questo suo volere ce lo ha mostrato sulla croce di Gesù. Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Nulla potrà mai separarci dal suo amore. Insomma, è più facile andare in Paradiso che andare all’Inferno. Le beatitudini non sono dunque un compito o delle cose da fare per avere un premio. Sono un modo di essere, un atteggiamento nuovo di fronte alla vita, vivere la vita con lo spirito di Gesù. Perché nel corso della storia e anche oggi la Chiesa ha proclamato santi alcuni uomini e donne? Per farci fare le processioni e per chiedere loro delle grazie, come di fatto facciamo, o piuttosto per metterci davanti agli occhi i loro esempi di vita, per dirci che vivere così si può?
Evidentemente è quest’ultima la risposta giusta. Vuol dire che quando ci capita di dire la frase “non sono mica un santo”, siamo fuori strada, abbiamo capito ben poco questa cosa. Noi dunque invochiamo i santi perché preghino per noi affinchè stimolati dal loro esempio e con la forza dello Spirito santo e dei sacramenti anche noi possiamo vivere con lo spirito delle beatitudini e possiamo andare in Paradiso con loro: è la comunione dei santi. Domani pregheremo per tutti i defunti che non sappiamo se sono in Paradiso, perché siano accolti in Paradiso e diventino santi anche loro, così che a loro volta siano loro a pregare per noi. E di questa splendida comunione parla col suo linguaggio simbolico il libro dell’Apocalisse, dicendo a chiare lettere che questo è il disegno, la volontà di Dio per tutti i suoi figli, una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Io mi chiedo in che modo questa splendida verità di fede che davvero apre prospettive e orizzonti nuovi sul modo di vivere la vita e considerare la morte riesca a passare e a lasciare un segno nel cuore e nella testa di chi invece in questi giorni si preoccupa di mettere candele dentro zucche vuote vivendo un insensato carnevale anticipato.