martedì 6 gennaio 2015

EPIFANIA MESSA DEL GIORNO 2014

Restiamo in piedi… perché in questo giorno, come prevede la liturgia, prima dell’Omelia, viene dato l’annuncio solenne della data di Pasqua. Al termine delle mie parole voi direte: Rendiamo grazie a Dio.
SI ANNUNCIA ALLA VOSTRA CARITA’, FRATELLI CARISSIMI, CHE, PERMETTENDO LA MISERICORDIA DEL PADRE E DEL SIGNORE NOSTRO GESU’ CRISTO, IL GIORNO 5 DEL MESE DI APRILE CELEBREREMO CON GIOIA LA PASQUA DEL SIGNORE.

La manifestazione del Signore ai Magi è il primo atto di una sequenza di altre epifanie-manifestazioni del Signore, tre su tutte il suo Battesimo al Giordano, la trasformazione dell’acqua in vino e la moltiplicazione dei pani e dei pesci, come leggeremo dopo nelle parole del prefazio. Anticamente, in Oriente, queste epifanie venivano celebrate tutte insieme in questo giorno, invece la nostra liturgia le ha suddivise in varie domeniche, a partire dalla prossima che è infatti la festa del Battesimo di Gesù, e infatti oggi cominciano le settimane del tempo dopo l’Epifania, ad indicare che l’epifania, appunto non finisce oggi. Ma tutte queste epifanie di Gesù culminano nell’epifania più grande di tutte che è la sua passione, morte e risurrezione. Per questo oggi viene dato l’annuncio della Pasqua che è al centro di tutto l’anno liturgico. Per questo oggi viene annunciata la data di Pasqua. Con la sua risurrezione e ascensione al cielo e col dono del suo Spirito, il Signore Gesù continua ad essere vivo in mezzo a noi e in noi, e quando celebriamo l’eucaristia, sempre, noi incontriamo oggi il Signore nato, morto e risorto per noi. Ed è interessante, perché questa è proprio la domanda intorno alla quale ruota tutto il vangelo di oggi: dove è nato Gesù e come facciamo a trovarlo? Perché Gesù è già nato, morto e risorto: il problema è come incontrarlo. Ecco, questi Magi ci descrivono come lo si incontra. Anzitutto chi sono? Tante cose sono state scritte: sacerdoti persiani, sapienti, filosofi, astrologi, teologi, scienziati. In realtà il testo ci dice una cosa fondamentale di loro che poi è quella che ci interessa: erano persone che guardavano il cielo non per dare dei nomi alle stelle, ma cercando di chiedersi che senso ha, perché questo è ciò che distingue noi uomini da tutti gli altri animali. Una pagnotta è uguale per un cane e per un uomo, solo che per il cane è una cosa da divorare e da consumare, per l’uomo dietro quella pagnotta c’è il suo costo, la fatica, può essere gettato oppure condiviso, addirittura può diventare eucaristia, perché l’uomo si chiede a cosa serve per la mia vita. I Magi rappresentano dunque gli uomini che si chiedono il senso delle cose, appunto guardano il cielo. E questo è il primo passo di un cammino di fede.
Il secondo passo è camminare andando a Gerusalemme, perché Dio si è rivelato a Israele. Dov’è il luogo dove nasce Dio? Dov’è il luogo dove lo incontriamo? Il primo luogo è quando siamo inquieti e guardiamo il cielo, quando cerchiamo di capire il senso delle cose, e il secondo luogo quando camminiamo andando a Gerusalemme per leggere le Scritture, per trovare la risposta alle nostre domande, guidati da una stella, che rappresenta la ragione. L’uomo cerca Dio perché lo sente, se no perché lo cerca? È come uno che ha fame. Perché ha fame? Perché c’è il cibo, se no non avrebbe fame. Però non basta aver fame, perché di fame muori. Devi anche cercare il cibo. I Magi cercano il re dei Giudei che è nato per adorarlo, cioè per amarlo, e riconoscono che questo re non è Erode. Erode è esattamente l’opposto di Dio, e anche l’opposto dei Magi e di tutti gli uomini che cercano Dio. Erode usa la ragione, consulta la Scrittura, ma non per cercare la verità, per adorare, ma per essere confermato nelle sue idee, e infatti Erode cercherà di uccidere Gesù. Vedete? Non è che la ragione è  una cosa e la fede un’altra: la ragione, la stella, cerca il senso; il senso ti porta a Dio; Dio si rivela nelle Scritture, poi spetta a me fidarmi o meno, perché le Scritture dicono che il Signore non è nemmeno lì, non è Erode, non è nemmeno a Gerusalemme, ma in un piccolo paese vicino di nome Betlemme: Dio è sempre oltre. Infatti a quel punto la stella compare di nuovo: non basta leggere le scritture come faceva Erode, ma occorre lasciarsi illuminare dalle Scritture per poi ripartire ancora, illuminati dalla Parola, e così finalmente i Magi scoprono chi è Dio e dove si trova. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Ecco. La gioia è il segno di Dio. Solo Dio può dare gioia. Altre cose ti potranno dare piacere. Dio ti può dare gioia anche nella prova, anche nel dolore, anche nella morte. E per questo il più grande lavoro spirituale è quello di vedere dove sta la vera gioia, quella che nessuno può rapire. Lì c’è Dio. Videro il bambino in braccio a sua madre. Dio è presente dove è amato e dove questo amore genera altro amore, infatti essi lo adorarono, che letteralmente vuol dire portare qualcosa alla bocca, mangiare, diventare una cosa sola con l’altro, e questo amore genera la gioia e dona la pace anche in mezzo alle croci più grandi della vita. E così essi tornarono al loro paese percorrendo un’altra strada, senza passare da Erode: tornano al loro paese, alla loro vita di tutti i giorni, ma sono diversi. Matteo, l’unico evangelista che parla di questo evento, non dice che i magi erano tre, ma parla di alcuni magi: vuol dire che sta parlando non di qualcuno, ma di tutti noi, del modo col quale dobbiamo cercare e possiamo trovare il Signore: camminando guidati dalla stella, dalla ragione, scrutando le scritture, lasciandoci guidare da esse che ci fanno uscire dai nostri schemi, per giungere a capire che Dio non lo inventiamo noi, che Dio è molto di più, che Dio è amore che offre se stesso perché anche noi facciamo la stessa cosa, che un Dio così va cercato e amato, adorato, che questa cosa cambia la vita e il suo frutto è la gioia che non finisce mai. Ci pensate che anche noi come i Magi dovremmo essere giunti oggi qui in chiesa animati dal loro stesso desiderio? Io vengo qui ad ascoltare la parola di Dio e a celebrare l’eucaristia perché capisco che qui mi viene data la gioia che non finisce che consiste nel diventare come lui: lui si offre a me mettendosi nelle mie mani come nutrimento di vita e vino che dona la gioia e io mi offro a lui per diventare come lui pane che si spezza per tutti e vino che dona la gioia agli altri! Dico dovremmo, perché se davvero così fosse, anche noi torneremmo alle nostre case, come i Magi, percorrendo nuove strade, cioè diversi, e se questo non succede, quale sarà il motivo?