domenica 4 gennaio 2015

DOMENICA DOPO L’OTTAVA DI NATALE

Il vangelo di questa domenica del tempo di Natale ci fa compiere uno sbalzo di 30 anni per poi farci tornare tra qualche giorno indietro nel tempo con Gesù bambino nella mangiatoia adorato dai Magi, e questo per aiutarci a capire perché Gesù è nato, perché Dio si è fatto uomo, perché la Sapienza uscita dalla bocca dell’Altissimo ha fissato tra noi la sua dimora, come diceva il libro del Siracide. Ecco, 30
anni dopo la sua nascita, Gesù lo rivela. Questo brano del Vangelo di Luca è il primo discorso di Gesù. È un discorso dove spiega il senso di tutta la sua azione. Ci dice cosa fa, come lo fa, dove lo fa, quando lo fa, quali sono le reazioni. Ed è una predica un po’ sfortunata perché, se la leggessimo fino
alla fine, vedremmo che la gente che prima si era meravigliata, poi lo vuole buttare giù da un burrone fuori dalla città, e lui se ne va, che poi è l’anticipo del finale di tutto il vangelo, quando Lui verrà ucciso fuori dalla città, ma Lui se ne andrà perché risorgerà. Non dimentichiamo che questa scena si svolge dopo che Gesù era stato battezzato, e nel battesimo aveva già rivelato tutto, che Dio è Padre, che noi siamo figli e che lui, il Figlio, è venuto per dire questo facendosi solidale con tutti i fratelli. Questa è la salvezza, se impariamo a vivere come Lui, non quella che gli propone subito dopo il diavolo nel deserto. Per cui Gesù ritorna dal Giordano, dove è stato battezzato, dal deserto, dove è stato tentato, e torna nella potenza dello Spirito, con quello Spirito che ha ricevuto nel battesimo, che è lo Spirito del Figlio, e che lo rende solidale con i fratelli, facendogli usare il potere non per essere servito, ma per servire. Con questo Spirito Gesù comincia il suo ministero, e la sua prima attività è quella di insegnare. E’ interessante questa cosa. L’evangelista Luca è raffigurato come medico e tutto il suo Vangelo, soprattutto la prima parte, è una logoterapia: la parola di Gesù che ci guarisce, perché la malattia dell’uomo è soprattutto la menzogna, perché l’uomo vive secondo la parola che ha nella testa e nel cuore, e se questa parola è sbagliata, questo è il massimo male perché non conosciamo Dio, invece il Vangelo è una terapia della Parola perché scaccia le tenebre e le nostre false idee su Dio. Poi nella seconda parte del suo Vangelo questa Parola non solo ti guarisce, ma ti ristruttura, ti rifà nuovo. E comunque Gesù inizia ad insegnare a Nazaret nella sinagoga il giorno di sabato. Nazaret è il luogo della vita quotidiana, è nella vita quotidiana che si vive il Vangelo; la sinagoga è come per noi la chiesa dove Gesù fin da piccolo aveva imparato a conoscere la Parola di Dio; il sabato è il giorno della festa, non il fine settimana, ma il compimento della vita, l’inizio di una vita nuova, come dovrebbe essere per noi la domenica. Di sabato non si lavora. Si mangia, si beve, si fa festa e si ascolta la Parola. L’uomo è fatto per questo. Gesù si alza a leggere, e questa parola, alzarsi, è la stessa della risurrezione: Gesù risorto è colui che ci dice chi è Dio interpretando tutta la Scrittura. Apre il libro, perché per leggere bisogna aprire il libro.
Sembra una banalità, invece vuol dirci che solo Gesù può aprire e quindi leggere e interpretare quel libro che è la nostra vita. E leggendo le parole del profeta Isaia, Gesù interpreta tutta la sua missione. Lo Spirito del Signore è su di me, quello Spirito che ho ricevuto nel battesimo, e lo Spirito di Gesù è lo Spirito del Figlio che gli fa vivere la fraternità. È lui il Messia perché diventa fratello di tutti. E cosa fa? Annuncia il Vangelo ai poveri. I poveri sono quelli che vivono di dono, che dipendono dagli altri e possono solo dire grazie, per cui ci siamo dentro tutti perché la vita è un dono: se ci crediamo autosufficienti siamo spacciati. Tutte le cose che ci fanno vivere sono un dono. E la prima buona notizia qual è? Gli schiavi sono liberati. La sua Parola ci libera da tutte le nostre schiavitù che consistono principalmente nel nostro egoismo. Seconda notizia: ai ciechi è ridata la vista. Il Vangelo ci vuole aprire gli occhi per farci vedere chi è veramente Dio e chi siamo noi. La fede in Gesù non è cieca, ma produce illuminazione. E poi è venuto a mettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di grazia del Signore. Questo anno di grazia era per gli ebrei il giubileo, l’anno santo, che si celebra ogni cinquant’anni: nel giubileo la terra non deve essere lavorata, i terreni vanno restituiti ai
proprietari originari, quello che la terra produce deve andare per i poveri, i debiti vengono rimessi, gli
schiavi fatti liberi. Tutto ciò per dire che quello che esiste non ci appartiene perché tutto appartiene a Dio e noi siamo degli affittuari. E queste sono le condizioni per poter rimanere nella terra promessa, che poi sono le condizioni per abitare la terra ancora oggi. La terra sarà abitabile e potremo abitarci – e non sarà l’inferno – semplicemente se consideriamo che tutto ciò che c’è è dono di Dio a tutti gli uomini, è dono del Padre ai suoi figli. E noi possiamo vivere se viviamo da fratelli i doni che abbiamo, altrimenti, se viviamo i doni da rivali, ci autodistruggiamo. Che è quello che accade.  Gesù è venuto a portare sulla terra le condizioni per cui possiamo vivere da uomini. Oggi si è compiuta questa scrittura nei vostri orecchi. Ecco perché continuiamo a vivere male, perché nemmeno in noi, che ci diciamo discepoli di Gesù, questa parola riesce ad entrare negli orecchi, perché ci da fastidio sentirla, figuriamoci se riesce ad entrare nella vita. Ma Gesù dice oggi si compie, oggi, non domani, per cui tutto dipende da quale Parola oggi metto dentro di me perché pian piano cresca come un seme. Infatti, dopo averlo ascoltato, restarono meravigliati, ma poco dopo, come dicevo, cercarono di ucciderlo, che è esattamente quello che facciamo noi: facciamo festa a Natale per la nascita di Gesù e poi, invece di prendercene cura ascoltando la sua Parola, lo facciamo morire subito quando invece, come diceva san Paolo nell’epistola di oggi, Dio mandò il Figlio nella carne perché noi vivessimo secondo lo Spirito. Se siamo qui è perché vogliamo chiedere precisamente questo.