domenica 8 febbraio 2015

PENULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

Provate a immaginare che adesso sulla prima panca venisse a sedersi una prostituta, che poi si alza a leggere, distribuisce la comunione, io la lascio fare e, alla fine, le do anche la comunione. Non so voi come reagireste. So però che sarebbe una situazione molto imbarazzante. Esattamente quella che accadde in casa di Simone e che abbiamo letto nel vangelo di oggi. Simone, ho qualcosa da dirti, ed è
una frase che Gesù rivolge a tutti noi. Cosa vuol dirci il Signore? Nel vangelo di oggi e di domenica prossima ci vuole dire ancora meglio, se non lo avessimo capito, quello che i vangeli delle scorse domeniche del tempo dopo l’epifania ci avevano già detto, perché l’epifania non è finita il 6 gennaio.
Epifania vuol dire manifestazione, Gesù che ci manifesta chi è Dio. Fin dal suo Battesimo Gesù fa vedere che Dio non è un giustiziere, ma è solidale col nostro peccato e vuole salvarci; nelle nozze di Cana che Dio è lo sposo che ci ama come una sposa. Ma noi non riusciamo a crederci, e allora oggi e domenica prossima ci viene detto in modo ancora più chiaro, e a Pasqua in modo che più chiaro non si può, quanto Dio ci ama, ed è una cosa che noi, come Simone, purtroppo non riusciamo a capire fino in fondo, perché se la capissimo, invece di scandalizzarci o provare imbarazzo se capitasse adesso in chiesa una scena come quella che dicevo all’inizio e descritta dal vangelo, ci commuoveremmo. Invece no. E perché questo? Perché noi, come Simone, continuiamo a pensare Dio in modo sbagliato, e questa cosa la dice molto bene, purtroppo con un linguaggio molto difficile, san Paolo, nella lettura di oggi, che varrebbe la pena spiegare versetto per versetto, cosa che non posso fare in una predica, cosa che invece faccio ogni sabato pomeriggio con quelli che partecipano all’incontro in preparazione alle letture della messa. Qual è questo modo sbagliato di pensare Dio? Lo si desume dal comportamento di Simone, che potrebbe essere anche il nostro, e che Gesù denuncia come sbagliato, un comportamento opposto a quello della peccatrice. Simone si ritiene giusto e a posto davanti a Dio e agli uomini perché da buon fariseo ha osservato tutte le Leggi di Dio. Si è sforzato, ce l’ha fatta. Ma perché lo ha fatto? Per avere una ricompensa, per essere ripagato da Dio. È Simone allora la prostituta, è questo che Gesù gli vuol far capire, non quella donna. Invita Gesù, gli offre il pranzo, non era tenuto a lavargli anche i piedi, dosa il suo amore con il contagocce. È la religiosità tutta per benino, di brave persone, calcolata, di quelli che non mancano a messa, fanno il loro dovere, fanno anche beneficenza e sono a posto. Io sono bravo perché osservo la Legge, dice san Paolo, sono giusto, ho fatto il compito non per imparare qualcosa, ma per prendere un bel voto, quindi Dio deve premiarmi, quindi l’amore di Dio è una conquista, e allora vuol dire che in fondo io penso che Dio non è buono: è buono se io faccio i compiti. Li ho fatti, quindi devo essere premiato, per cui chi non li ha fatti, come quella donna, è un infedele, va punito, non deve venire in casa mia. Se poi fossi un fondamentalista islamico, non solo quella donna non la faccio venire in casa, ma la lapido, la decapito o la brucio. Mi comporto con Dio come una prostituta che deve pagarmi e penso che anche Dio sia una prostituta che mi offre dei servizi se io lo pago con i miei. Se questo è Dio, è chiaro che molti si ribellano e diventano atei, e fanno anche bene, perché a un certo punto uno vuole essere amato gratis, non perché lo pago. Simone commette l’unico peccato che Dio non può perdonare, ma non perché non vuole,  perché è il peccato di chi si crede giusto perché ha fatto tutto perbenino, quindi si sente in credito con Dio e si scandalizza perché quelli che non sono bravi Dio non li punisce. Tante volte mi capita di sentire uscire dalla bocca di molti cristiani questa frase, quando capita qualcosa di brutto: come mai a me che faccio il bravo capitano queste cose e ai cattivi va tutto bene? I cattivi andrebbero puniti e bruciati, invece no, capitano tutte a me che cerco di fare il bravo: è così che Dio mi premia? Ciò vuol dire che non mi sento amato da Dio, non lo amo, non lo sento né Padre né Sposo, per cui cerco di fare le cose giuste per dovere e non per amore, per avere una ricompensa e non perché ho capito che vivere secondo la Legge dell’amore è l’unico modo per vivere in modo autentico la mia vita, ed è questa la ricompensa, per cui vivo tutta la vita di fede con angoscia e, oltretutto, credendomi giusto, condanno gli altri, gli infedeli che non fanno come me, e così facendo divento più ingiusto di tutti perché la Legge di Dio è amare chi ha peccato, non ucciderlo. Invece, quella donna peccatrice aveva sentito che in quella casa c’era Gesù, uno che accoglieva e amava i peccatori, che voleva bene a tutti, e allora voleva incontrarlo, ringraziarlo, non sappiamo nemmeno se era pentita, sappiamo però che appena lo vede cosa fa? Si commuove perché si sente amata, si mette dietro di lui, supina, piange, gli bagna i piedi con le lacrime, glieli asciuga coi capelli e glieli profuma. Cioè, si mette a fare le cose che erano permesse solo ad una donna sposata nei confronti di suo marito. Così facendo, da prostituta si trasforma in una sposa che ama il suo sposo perché si sente amata da lui. E Gesù le dice: siccome hai amato molto, i tuoi molti peccati sono perdonati. Ripeto, noi non sappiamo se lei era pentita e nemmeno se fosse andata lì per chiedere perdono, ma Gesù la perdona ugualmente a prescindere da tutto perché vede l’amore che aveva per lui, e spiega perché lo fa: se uno lo si perdona poco, ama poco. Cioè, se tu perdoni tanto, la persona che viene perdonata, sentendosi amata, imparerà ad amare di più, e così, chissà, magari inizierà a cambiare vita, a non peccare di più. Magari, infatti nel vangelo non si dice più niente di quella donna, non sappiamo come sia andata a finire. Certamente quella donna capisce che Dio è uno sposo che ci ama come una sposa anche se siamo peccatori, e se noi impariamo ad innamorarci di questo sposo, siamo salvi. La tua fede ti ha salvata. La fede è amore appassionato per un Dio così, la fede è occhi, capelli, baci, lacrime, cuore, amore appassionato che risponde all’amore, è capire che io non devo far qualcosa per piacere a Dio perché a Dio io sono sempre piaciuto. La fede è accettare il suo amore che mi giustifica, nel senso che mi libera dall’angoscia del peccato, me lo fa riconoscere, mi fa sentire amato ancora di più, e lentamente mi trasforma il cuore, la mente e la vita, e mi porta a vivere secondo la Legge dell’amore. Ecco, sono queste le cose Gesù cerca di far capire a Simone e a ciascuno di noi. Speriamo di capirle.