venerdì 27 febbraio 2015

SALMO 1

Non è difficile individuare che in questo testo si parla di due vie e di due destini, si fanno due ritratti di due uomini diversi e c’è una benedizion e e una maledizione. Da una parte l’uomo giusto e dall’altra l’empio, il malvagio. Il salmo dipinge le due vie, quella del giusto e del malvagio, e in ebraico via è sinonimo di vita e usa dei simboli ve getali e agricoli. Immaginate il panorama desertico
e assolato com’è q uello orientale e della Palestina, e in questo panorama un albero verdeggiante e carico di frutti, vicino ad una corrente d’acqua: è un segno di gioia, di benedizione, di giustizia premiata. Il gi usto viene premiato da Dio. C’è un passo del profeta Geremia che commenta bene
questa cosa: 7 Be nedetto l'uomo che confida nell'Eterno e la cui fiducia è l'Eterno! 8 Egli sarà come un albero piantato presso l'acqua, che distende le sue radici lungo il fiume. Non si accorgerà quando viene il ca ldo e le sue foglie rimarranno verdi, nell'anno di siccità non avrà alcuna preoccupazione e non cesser à di portare frutto. Perché porta frutto? Perché è fedele al Signore, tr ova la gioia della vita meditando sulla legge del Signore giorno e notte, dove la legge si riferisce al contenuto dei libri del Pentateuco. Di fronte alla solidità e alla freschezza di quest’ albero si oppone la vacuità della pula, arida, legg era e inconsistente: i malvagi saranno come pula che il vento disperde. Per cui il successo dell’empio in realtà è qualcosa solo apparente. Quindi, in conclusione, questo salmo è un appello v igoroso a scegliere il bene, la verità, la giustizi a, e cioè a seguire le vie di Dio. Ora, è molto interessante notare che se in questo s almo si dice beato il giusto, c’è il salmo 10 che dice nessuno è giusto. Poi finalmente, dopo 32 Salm i, c’è appunto il salmo 32 nel quale ci si interroga e si dice: ma chi è il giusto? E in quel salmo si dice non beato il giusto, ma colui al qual e è perdonato il peccato. La beatitudine del giusto non è di chi non ha sbagl iato, ma di chi ha sperimentato il perdono. Ora, la domanda fondamentale dell'uomo è: che cosa fare nella vita? Mentre l'animale non se la pone, ha l'istinto e se non segue l'istinto è da abbattere, perché non va bene, l'uomo, se segue l'istinto, non è da abbatter e, perché è uomo, ma si abbatte da solo. Perché? Narra un antico racconto che quando Dio av eva creato il mondo, in cinque giorni aveva già finito il mondo. Il settimo poi si riposò. Però voleva fare ancora qualcosa di molto particolare: qualcuno che potesse guardare il mondo e godere del mondo. Perché la pianta non gode del mondo, neanche l'animale (un po’ sì, ma poco). E al lora ci pensa su; cosa fare? Aveva finito tutti i modelli a disposizione. Perché aveva fatto tutti gl i animali secondo la loro specie, aveva messo tutti gli elementi al loro posto, non c'era più nul la da fare. Ma voleva a tutti i costi, ostinato da Dio, fare qualcos'altro. E allora fa l'uomo. E quando fa l'uomo gli dice: vedi uomo, io non ho nulla da darti di particolare. Tutti gli altri hanno la loro specie, hanno il loro luogo. tu non hai specie, no n hai luogo. Sì, tu hai dentro di te degli elementi d ella natura, ma non sei un sasso, hai dentro di te, gli elementi dei vegetali, ma non sei un vegetale. Hai dentro di te tutti gli elementi dell'animale, ma non sei un animale. Ti do una cosa: tu puoi dive ntare tutto ciò che vuoi. Sei come un camaleonte. Secondo il tuo libro arbitrio. Potrai e ssere minerale, vegetale, animale, potrai essere uomo ragionevole come gli angeli addirittura, o pot rai essere addirittura Dio. Tutto è lasciato a te. E credo questo definisca molto bene la natura dell' uomo. L'uomo non ha natura, non è ciò che è. Una pianta è ciò che è; un animale è ciò che è. L'u omo è ciò che diventa. E ciò che diventa è lasciato al suo libero arbitrio. E questo libero ar bitrio distingue l'uomo dall'animale. E da qui nascono i guai. Perché l'uomo sperimenta in sè la d urezza della pietra, sperimenta l'immobilità della pianta, sperimenta il guizzo del serpente, il volo dell'uccello o anche la tenerezza del mammifero, la sua aggressività. Cioè ha dentro tutt o. Questo tutto rischia di governare l'uomo. Allora l'uomo diventa ciò da cui è governato, diven ta simile a lui. Se invece l'uomo con la sua libertà ascolta la voce interiore di Dio, diventa D io. L'uomo cioè diventa la voce che ascolta. E’ il problema del discernimento: in me ci sono tutte le voci. Qual è quella voce che mi dà libertà che mi fa tornare alla "mia" casa? E la casa dell'uomo è addirittura Dio, l'infinito. Come vedete questo è tutto il lavoro che l'uomo è c hiamato a fare semplicemente per esser uomo. Ed è chiamato a farlo ognuno su di sè, impara ndo a conoscere se stesso. Bene, torniamo al giusto. Il giusto è colui che div enta come Dio. E chi di noi può dirsi giusto? Ho incontrato una persona che diceva: io non vado a co nfessarmi, sono gli altri che devono andare a confessarsi, io non faccio nulla di male. Ecco, i f arisei ragionavano così e Gesù ogni volta li ribalt a: io sono venuto a chiamare non i giusti, ma i peccat ori. I giusti sono in lista d'attesa nella salvezza e non arrivano mai alla salvezza, perché la salvezza è concessa a chi si riconosce come tutti gli altri peccatore e sperimenta il perdono. Questo ci dice c ome l’esperienza cristiana non è fatta per uomini eccelsi, per i giusti, per persone particola rmente brave, è fatta per l'uomo com'è nella sua verità, coi suoi limiti, coi suoi difetti, coi suo i fallimenti, coi suoi peccati. Gesù mostra che il peccato non ci allontana da Dio. Più noi ci allontaniamo da Dio più lui ci è vicino. Non funzionano le regole dello spazio della geometria. Più ti allonta ni più ti è vicino. Se vostro figlio va via da casa , lo pensate di più, vi è più vicino. E più è lontano, p iù è inguaiato, più vi è vicino. Così l'uomo con Di o. Più l'uomo è lontano, più Dio gli è vicino. Allora si che divento giusto, come Gesù, l’unico gi usto, la cui giustizia è l’amore che da la vita. Di o è giusto perché è fedele alla sua promessa di volerci salvare tutti, e lo fa perdonandoci, e questo perdono ci fa diventare giusti. È l’amore a renderm i giusto. E allora sarò capace di vivere come dice il salmo secondo la legge dell’amore. Vivere s econdo la parola di Dio non è un merito di cui vantarmi davanti al Signore, quasi che il Signore a bbia a doversi complimentare con me e darmi un premio, come pensavano i farisei. Riuscire a vivere come il Signore è un dono che deriva dal fatto che mi sento talmente amato dal Signore e sono talm ente riempito dal suo amore che allora questo amore non riesco più a contenerlo e divento come Dio che scoppia talmente d’amore che lo versa su tutti. Vedete quindi come i salmi, e tutta la parola di Di o dell’AT, dobbiamo sempre imparare a leggerla e interpretarla alla luce della rivelazione evangel ica? Anche perché è vero, come dice il salmo, che il giusto non cade perché è fondato su Dio, ma si d ice anche, come abbiamo detto, che il giusto