domenica 1 marzo 2015

II DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Le letture di questa seconda domenica di Quaresima, e anche delle prossime, sono tanto belle quanto lunghe. Varrebbe la pena spiegarle bene come faccio il sabato pomeriggio, ma allora non sarebbe un’omelia, e quindi provo a dire in sintesi qualcosa che possa aiutare il nostro cammino e la nostra preghiera. Partiamo dalla lettura che ci ha riproposto i 10 comandamenti nella loro formula originaria.
Chi non avesse visto prima di Natale la spiegazione fatta da Roberto Benigni, gli consiglio di andarsela a vedere perché vengono spiegati davvero bene e in modo molto corretto ed efficace. Io vorrei solo sottolineare il senso complessivo dei comandamenti.
Dobbiamo andare indietro nel tempo, 1200 anni circa prima di Cristo, quando il popolo d’Israele, schiavo degli egiziani, fa l’esperienza di un Dio che lo salva e compie un lungo cammino nel deserto, il cammino dell’esodo, durato 40 anni, che come la nostra Quaresima è metafora della vita: la vita è come un cammino nel deserto verso la terra promessa, e bisogna viverla come tempo di liberazione da tutto ciò che ci rende schiavi per diventare donne e uomini liberi, e in questo cammino faticoso scoprire che non siamo soli, ma che Dio è nostro alleato e ci dona la sua Parola precisamente per farci liberi, perché essere liberi vuol dire non fare quello che si vuole, ma non essere schiavi del peccato, e quindi essere capaci di scegliere per il bene e così avere la vita eterna, perché il bene è Dio, e Dio è eterno, e quando non usiamo il suo Spirito e compiamo il male tornando ad essere schiavi del peccato, il Signore continua imperterrito a mostrare il suo amore per noi attraverso il perdono. Ebbene, i 10 comandamenti sono le dieci parole, le dieci indicazioni fondamentali per compiere il bene e quindi camminare verso la libertà. Non sono qualcosa che noi dobbiamo fare così Dio è contento e non ci punisce, ma il contrario, sono il dono che Lui fa a noi per vivere al meglio la nostra vita. E in che senso i comandamenti e in generale la Parola di Dio sono un dono per vivere al meglio la nostra vita, per capire perché, come abbiamo letto domenica scorsa, l’uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, viene spiegato a chiare lettere nel vangelo di oggi dove Gesù dice che il suo cibo è fare la volontà di Dio, e la volontà di Dio è appunto che noi possiamo vivere una vita autentica. Ecco perché il primo comandamento dice che Dio solo va adorato, non perché Dio è un megalomane egocentrico che vuol essere riverito dai suoi sudditi. Gesù dice alla samaritana: “Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”. Lo spirito è lo Spirito santo e la verità è Gesù. “Spirito e verità” significa: lo Spirito Santo donato da Gesù che si trova nei nostri cuori che ci riempie dell'amore del Padre e ci da la forza di vivere come Gesù una vita nell’amore, che poi è la sintesi dei comandamenti. Adorare Dio e solo Lui serve a noi per riconoscere di essere abitati dallo Spirito di Gesù che ci rende figli che si sentono amati da Dio e lo amano vivendo da figli amando i fratelli, che poi è la sintesi dei comandamenti. Ecco perché il primo comandamento prosegue con queste parole: Non ti farai immagini di me. Perché è l’uomo ad essere immagine di Dio, e quindi, se l’uomo vuole trovare Dio e amarlo, deve guardare gli altri uomini considerandoli come fratelli. Questa è la ricetta per condurre una vita autentica, per sentire la gioia del cuore e per avere la vita eterna. La samaritana, con la sua sete, la sua vita disordinata, infelice, giudicata male da tutti, con ben poca stima di sé, che cerca l’acqua che la disseti e non la trova, e infatti continua a cambiare marito e si trova a non avere marito, rappresenta bene tutti noi sempre alla ricerca in posti sbagliati di ciò che possa soddisfare la nostra fame e sete di gioia. Per cui dobbiamo pregare, e per questo siamo qui anche oggi, perché capiti anche a noi come alla samaritana al pozzo dei desideri di sentirci chiamati da Gesù che solo può donarci l’acqua viva che zampilla per la vita eterna, quell’acqua che nelle nozze di Cana, ricordate?, era diventata vino di gioia. L’incontro con Gesù la trasforma perché si sente chiamata come Maria alle nozze di Cana, Donna, che vuol dire Sposa. Noi siamo amati da Dio non solo come un Padre, ma come uno Sposo che riempiendoci d’amore ci rende capaci di amare come lui perché in questo sta la vera sorgente e lo scopo di tutta la nostra vita. Che poi ognuno vivrà secondo i suoi doni, come spiegava san Paolo agli Efesini e quindi anche a noi: comportatevi in maniera degna della vostra
vocazione, ciascuno secondo la misura del dono di Cristo, in vista dell’unità della Chiesa. Cosa vuol dire? Che il Signore ha dato a ciascuno un dono, una energia per fare un’opera, per vivere l’amore, così che quello che ognuno di noi fa con i suoi limiti sia a servizio l’uno dell’altro e non contro l’altro. Allora viene il Regno di Dio perché Dio è amore e si mostra proprio nel servizio reciproco.