Non potendo, soprattutto in queste domeniche di Qua
resima che ci presentano brani così belli, ricchi,
ma
molto lunghi, commentare e spiegare bene nei dettag
li le letture come cerco invece di fare ogni sabato
pomeriggio con quelli che vengono all’incontro in p
reparazione alla messa, mi limito a cercare di
individuare il tema o i temi principali che affiora
no da questi testi, e parto dal vangelo nel
quale v engono ripetute più volte tre parole: verità, libertà e pa dre. Gesù per 12 volte ripete la parola verità e di ce in sostanza questo: io sono venuto a dirvi la verità u dita da Dio, e se la ascoltate diventerete liberi. E qual è questa verità? Che Dio è Padre e noi siamo suoi fig li. Per 13 volte ripete
quale v engono ripetute più volte tre parole: verità, libertà e pa dre. Gesù per 12 volte ripete la parola verità e di ce in sostanza questo: io sono venuto a dirvi la verità u dita da Dio, e se la ascoltate diventerete liberi. E qual è questa verità? Che Dio è Padre e noi siamo suoi fig li. Per 13 volte ripete
la parola Padre. Se io non
accetto
questa verità non ho Dio come padre, ma il diavolo,
e vivo male la vita per colpa di una menzogna. Pen
so
che Dio sia cattivo, che voglia il mio male, che de
vo conquistarmi il suo amore, e quindi vivo nell’an
goscia il
rapporto con Dio perché non mi sento amato da lui,
ho paura perché mi castiga per le mie malefatte in
questa vita e mi manda all’inferno dopo la morte. È
l’idea di Dio che gli ebrei si erano fatti, come a
bbiamo
letto nel brano dell’esodo. Dio aveva appena dato i
comandamenti che abbiamo letto domenica scorsa. E
allora Israele, invece di intendere i comandamenti
come un dono d’amore fatto da Dio per vivere
nell’amore, li aveva intesi come un carico da porta
re, e preferivano un Dio diverso, come noi, un Dio
che li
faceva vincere sui nemici e li rendeva numerosi, e
così si erano costruiti degli idoli come avevano gl
i altri
popoli, tori e vitelli da adorare, che erano simbol
i di forza e di fertilità. Trasgrediscono così il p
rimo
comandamento, quello di non costruirsi degli dei al
posto del vero Dio. E quando Mosè, lo abbiamo lett
o, li
mette di fronte al loro peccato, pensano che l’ira
di Dio voglia scatenarsi su di loro per punirli, e
così Mosè
supplica il Signore di ricordarsi delle sue promess
e di amore e fedeltà che aveva fatto ad Abramo,
addirittura ricordando al Signore che se non le ave
sse mantenute avrebbe fatto una figuraccia davanti
agli
egiziani che avrebbero detto: bel Dio questo qui ch
e li libera da noi e poi li uccide nel deserto. Ecc
o la
menzogna. Gesù ci libera da questa menzogna facendo
vedere che Dio mantiene questa promessa col suo
perdono appunto perché è Padre e vuole la vita, non
la morte, dei suoi figli, e dunque la sua ira è co
ntro
quel diabolico male che ci fa credere il contrario,
e questa ira Dio la scatena sulla croce distruggen
do questa
menzogna perché sulla croce perdona tutti e ci rend
e liberi. Liberi si diventa, dice Gesù, se non si è
più
schiavi di questa diabolica menzogna. E si diventa
liberi di amare come Dio appunto perché ci sente am
ati
da lui, capisco che tutti siamo fatti a sua immagin
e e divento a mia volta capace di amare, libero di
amare.
La verità vi farà liberi. Se ho come padre il diavo
lo che mi fa credere che Dio è geloso, invidioso, r
ivale, che
ci vieta ciò che è bello, buono e piacevole, un Dio
antagonista e padrone che domina, allora anch’io v
oglio
essere come lui e divento come questo Dio che mi so
no immaginato: non mi sento accettato, non mi sento
amato e quindi sono schiavo di questa immagine sbag
liata di me e la riverso poi su tutti gli altri. E
questa è
la menzogna originaria che si chiama “peccato origi
nale” che sta alla radice dei nostri mali: non aver
e
un’immagine vera di Dio e che mi porta a non essere
libero. Inoltre, e qui ci viene in aiuto la pagina
di san
Paolo, questa menzogna mi porta ad angosciarmi in m
ezzo alle tribolazioni e di fronte alla morte. Paol
o ha
paura che i tessalonicesi, per via delle persecuzio
ni che stavano subendo, stessero perdendo la fede,
e
invece scopre che non è così, e si sente consolato.
Certo, perché le tante prove che la vita ci riserv
a non
sono segno che Dio ci ha abbandonati, perché Gesù p
er primo ha patito ed è morto sulla croce, e quindi
sono il segno che Dio è con noi e ci aiuta a portar
le. Inoltre, se Dio è colui che ci ha dato la vita
ed è padre,
se ce la togliesse sarebbe un criminale, e infatti
Cristo risorge, per cui la fede è credere questo, è
essere
liberati non dal dolore e dalla morte, ma dalla pau
ra e dall’angoscia di fronte al dolore e alla morte
, perché
la morte è la fine di ogni male e diventa l’ingress
o definitivo ed eterno nella gioia di Dio. Purtropp
o anche
noi come gli israeliti siamo un popolo dalla dura c
ervice, dalla testa dura, e fatichiamo a convertire
il nostro
modo di pensare, e di conseguenza anche il nostro c
uore diventa di pietra e ci roviniamo da soli. Chie
diamo
allora al Signore che davvero questa parola penetri
dentro di noi e ci aiuti in questo cammino di
conversione.
ESODO
Dopo aver dato i comandamenti che abbiamo letto, ec
co davanti a questo dono il popolo cosa fa?
Commette quel peccato capitale che macchierà tutta
la sua storia, e anche la nostra: l’idolatria. Vien
e
violato il primo comandamento: io sono il Signore,
l’unico, e non ti farai altri dei. Gli israeliti si
abbandonano al fascino dei culti delle altre popola
zioni e si costruiscono statue come vitelli e tori
che erano
simboli di forza e di fertilità, come per dire: noi
abbiamo bisogno che Dio ci dia la forza di vincere
i nostri
avversari e ci renda un popolo numeroso. Insomma, l
’idea diabolica e perversa di un Dio mago a nostra
disposizione che ci faccia vincere al lotto, ci pre
servi dal male e ci liberi da ogni problema. Che è
l’idea di Dio
che abbiamo spesso anche noi. Ecco allora che nel b
rano di oggi si descrive l’ira di Dio che vorrebbe
distruggere il suo popolo ribelle: è un popolo dall
a testa dura e ora voglio che la mia ira lo divori.
Al che
Mosè cosa fa? Cerca di addolcire il Signore interce
dendo per il suo popolo e usa come argomenti quello
di
ricordarsi della sua promessa di un amore indistrut
tibile che neanche il peccato più grave può elimina
re e
poi ne aggiunge un altro: cerca di difendere l’onor
e di Dio presso gli egiziani che, se vedessero Isra
ele
sterminato nel deserto, crederebbero che il Dio d’I
sraele è inesistente e crudele, incapace di salvare
il suo
popolo: “Li ha fatti uscire con malizia, per uccide
rli sui monti”. Mosè riesce, così, a convincere Dio
di non
applicare la sua rigorosa giustizia e s’avvia verso
l’accampamento in festa.
TESSALONICESI
Paolo desidera ardentemente vedere i tessalonicesi
per confortarli nella fede, non perché gli sia util
e, ma
perché ha paura che loro cadano: l’amore è questo,
che loro stiano in piedi, non è un amore possessivo
. La
sua preoccupazione, siccome sono perseguitati, è ch
e leggano male le persecuzioni, invece che come
un’opportunità, come un fallimento. Lui vuole amarl
i come Dio ama lui e ama ciascuno di noi.