venerdì 20 marzo 2015

SALMO 50 - MISERERE

Mi lascio guidare per spiegare questo salmo dal com mento che ne fece il cardinal Martini in una delle sue prime scuole della Parola. Ovviamente egli ne parlò in sette incontri, noi qui dobbiamo limitarci a di re qualche cosa, anche perché il salmo 50, oltre ad es sere molto lungo, è anche di una ricchezza inesauri bile e nella storia è stato fonte di ispirazione per santi , poeti, musicisti, romanzieri,
oltre ad essere il salmo che è ha accompagnato le preghiere, le lacrime, le soffer enze di tanti uomini
e di tante donne che vi hanno trovato conforto e chiarezza nei momenti oscuri e p esanti della loro vita. Rileggiamo i primi versetti: Pietà di me, o Dio, se condo la tua misericordia; nel tuo grande amore can cella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. In realtà la traduzione esatta sarebbe: cancella la mia ribellione, lavami da ogni mia disarmonia, "tirami fuori" da ogni mio smarrim ento. Ecco cos’è il peccato: uno sbaglio fondamentale del l'uomo, una distorsione, una disarmonia, una ribell ione, una volontà di progetto alternativo e contrastante il progetto di Dio. Uno sbagliare bersaglio. Ma dav anti al peccato ecco che Dio si presenta come colui che ha pietà, misericordia e amore. Pietà di me o Dio, che vuol dire fammi grazia. Dio è colui che di fronte a chi ha peccato si interessa. E’ misericordia, ma in ebr aico la traduzione sarebbe gentilezza. Noi traduciamo quest o termine con misericordia perché la gentilezza di Dio si fa più tenera quando noi siamo deboli, fragili, peccatori, incostanti, strani, poco attraenti e for se pensiamo che Dio fa bene a non ricordarsi di noi, f arebbe bene a castigarci. Invece no. E poi di Dio s i dice che ha grande amore, e in ebraico questo termine si riferisce al cuore e alle viscere materne. Dio è c olui che ci ama come una madre portandoci dentro di sé, imme desimandosi nella nostra situazione. Ecco chi è Dio , e questo emerge solo dal primo versetto. Potremmo g ià fermarci qui per renderci conto di come spesso abbiamo di Dio un’idea davvero distorta quando lo p ensiamo come il castigamatti. Poi inizia la sezione centrale del salmo che si può dividere in tre parti. Nella prima c’è il riconosc imento di una situazione, quello che potremmo chiamare l’esam e di coscienza: riconosco la mia colpa, contro di t e ho peccato, sei giusto quando parli, mi insegni la sap ienza. Nella seconda parte la supplica, cioè la ric hiesta di perdono: purificami, lavami, fammi sentire gioia, d istogli lo sguardo, cancella, crea in me, non respi ngermi, non privarmi, rendimi la gioia, sostieni in me. Nel la terza parte i verbi sono al futuro ed esprimono il progetto per il futuro, quello che noi chiamiamo il proposito: insegnerò, la mia lingua esalterà. In tutto questo ci sono tre soggetti: io che ricono sco la colpa; il peccato che compio; ma soprattutto Dio che nell’animo mi insegna la sapienza. Importante questa cosa: io riconosco la colpa perch é il Signore nell’intimo mi insegna la sapienza. La sapienza di Dio mi porta a guardare dentro di me, è luce che mi illumina, che mi fa vedere chi sono e chi devo diventare, e quindi mi porta ad essere sincero con me stesso, a non giustificarmi. « Contro di te , contro te solo ho peccato». Ho fatto ciò che non va davanti a te. A prima vista ci appare strana quest a espressione perché questo salmo è ritenuto storicam ente l’emblema della vicenda del re Davide che mentre i suoi soldati sono in guerra, siccome si an noiava, non contento delle donne che già aveva, dop o essere andato insieme a Betsabea, la moglie di un s oldato, quando scopre che lei era incinta, per non essere scoperto, voleva che Uria, il marito di lei, che Davide fece apposta tornare a casa, passasse l a notte con la moglie, e di fronte al suo rifiuto, Davide d a ordine che venisse ucciso in battaglia, e così po i, alla sua morte, prende con sé Betsabea. Per cui Davide ha pe ccato non solo contro Dio, ma qui si dice: contro t e solo, o Dio, ho peccato. E’ importante questa cosa perché Dio sta dietro ad ogni uomo, ad ogni persona che noi trattiamo male, che inganniamo o disprezziamo. Ci mettiamo contro Dio tutte le volte che respingia mo il fratello o la sorella che ci stanno vicino e che attendono da noi un gesto di carità o di giustizia . Riconoscere questo, e riconoscere l’amore di Dio ch e perdona, fa in modo che quando pecchiamo non restiamo soli coi nostri sensi di colpa che ci fann o sprofondare in depressione, soprattutto quando no n riusciamo a rialzarci, ma ci permette di rialzarci e di invocare il Signore dicendogli: crea in me o D io un cuore puro, cioè un cuore nuovo. Perché « Sei giusto quando parli, retto nel tuo giu dizio ». Ecco, queste parole ci permettono di entra re nel tema del dolore dei peccati. Ora, se ci pensate, ci sono degli atti, più o meno gravi, che ciascuno vorrebbe non avere compiuto. Ta lvolta ci accorgiamo che non dipendono nemmeno da noi e so no piuttosto il frutto di precedenti abitudini, di sorpresa, di inavvertenza. Tuttavia hanno qualche a spetto di cui interiormente sentiamo di non poterci vantare. Questa capacità di giudizio su di sé non è ancora il dolore dei peccati: ne è la premessa. In fatti non posso pentirmi se non di qualcosa che insieme è mio e non va, l'ho fatto e non l'approvo. Se mi scuso e mi giustifico, in fondo sto dicendo: non è colpa mia, per cui in fondo non sono pentito, soprattutto quan do in fondo credo che quello che magari la tradizione e l a dottrina dicono che è sbagliato, interiormente se nto che è giusto. Allora che fare? In qualche modo lo a bbiamo già detto. Dire che Dio è giusto quando parl a e retto nel suo giudizio non vuol dire che Dio è il g iudice imparziale che tra Uria e Davide dà torto a Davide e lo condanna senza appello. No, Dio non è giudice, è parte lesa. Dio, che è il principio di ogni fedelt à e di ogni amore, è stato leso mortalmente da Davide. Per questo rimprovera Davide perché vuole la sua vita e non la sua morte, e infatti lo vuole salvare, e all ora si che Davide accetta il rimprovero e nasce il pentimento. Pensiamo a Pietro che, dopo aver rinneg ato Gesù, fino a quel momento aveva una certa coscienza, anche se un po' annebbiata, di avere fat to una cosa sbagliata, di essersi disonorato; di av ere tradito un amico. Ma è solo quando Gesù lo incontra e lo guarda che Pietro scoppia in pianto. In quel momento capisce una cosa sola: io ho rinnegato ques t'uomo e lui va a morire per me! Il dolore cristian o nasce dalla percezione di questo contrasto, nasce d all'incontro con Colui che, offeso in sé e nel suo amore per l'uomo, offre, come contraccambio, uno sguardo di amicizia. E ora passiamo alla seconda parte del salmo: Crea i n me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spiri to saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non pr ivarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Lo Spiri to creatore di Dio è capace di far risorgere in me la gioia. Nel Sacramento della Riconciliazione noi veniamo ri creati come nel Battesimo, facciamo esperienza di quello che ci è accaduto nel Battesimo quando non n e eravamo consapevoli. Bellissima questa no? Il fru tto è un cuore puro e la gioia. È la gioia della salvez za di Dio che mi accoglie, mi ama e mi salva. Solo da qui ha senso il nostro proposito. Se Dio mi ama, se Dio mi perdona, io posso chiedergli: Signo re, fammi essere diverso! Desidero, e tu lo sai, essere altro da ciò che sono stato! Il proposito è possib ile non grazie ai miei sforzi, ma all’azione dello Spirito in me. Allora gradirai i sacrifici prescritti, l'olocausto e l'intera oblazione. Insomma, quella che nel sacr amento della riconciliazione è la penitenza, e infatti questo sa cramento si chiama anche penitenza. Confessione per ché si confessano i peccati, riconciliazione perché ci si riconcilia con Dio, ed è il nome più corretto, e in fatti, siccome è quello più corretto perché rende meglio d i tutti il senso della gioia che nasce da questo sacramento, noi continuiamo a chiamarlo solo confes sione. Anche la parola penitenza suona male perché ci fa pensare al prezzo da pagare. Se così fosse vuol dire che il perdono non sarebbe gratis, e invece è gratis. Sebbene poi certe penitenze siano ridicole, tipo il classico Pater Ave Gloria, e pericolose, perché fa nno passare l’idea della preghiera come se fosse una pe nitenza, e per molti è una penitenza. Invece è il contrario. Se io ho capito l’amore di Dio per me ch e mi perdona qualunque cosa abbia fatto, nasce in m e la gioia, abbiamo detto, e conseguentemente il desider io e la volontà di riparare a quel che ho fatto, gr azie alla forza che mi viene da Dio. Questa è la peniten za, il modo col quale io cerco di convertirmi e cam minare