domenica 22 marzo 2015

V DOMENICA DI QUARESIMA LAZZARO

I vangeli della Quaresima ci hanno aiutato a riscop rire la stupenda realtà del nostro Battesimo. Col Battesimo Gesù ci ha uniti per sempre al Padre medi ante lo Spirito santo. Cosa vuol dire questa cosa? Che lo Spirito santo ci aiuta a vincere come Gesù la te ntazione di non vivere come figli di Dio. Sapere di essere figli di Dio vuol dire, come diceva il vangelo dell a domenica di Abramo, che Dio è
appunto un Padre ch e ci ama, e allora noi non siamo suoi schiavi e diventia mo liberi per amare i fratelli: la verità vi farà l iberi. È questa verità l’acqua che zampilla per la vita eter na e che Gesù vuol donare alla samaritana. Se io im paro a vedere e vivere la vita, il rapporto con Dio e con gli altri, con
gli occhi di Gesù, non sono più ciec o, ma illuminato, ed era il vangelo di domenica scorsa. M i scopro amato a tal punto da questo Dio presente dentro di me, che già ora sono risorto, e così veni amo al vangelo di oggi. Ti amo vuol dire voglio che tu viva per sempre, e una promessa del genere solo Dio può realizzarla. Ecco perché Gesù di fronte a Lazzaro morto ringrazia il Padre. Non perché è morto, ma pe rché per Dio la nostra morte fisica è solo un sonno che ci fa svegliare nell’eternità. Ma questa eternità è già cominciata dentro di noi dal giorno del Battes imo. Ecco perché è fondamentale l’itinerario quaresimale alla riscoperta del significato del nostro Battesimo. Riscoperta vuol dire concretamente sentire rivolger e anche a noi la domanda di Gesù: credi tu questo? Cosa accade se io credo a questo? Che io risorgo ad esso. Se io penso a Dio come a colui che mi deve proteggere e poi non capisco perché nel momento del bisogno Dio non interviene, vado in crisi, come le sorelle e gli amici di Lazzaro che si domandavano c ome mai Gesù, quando aveva saputo che il suo amico era malato, non era intervenuto, e gli dicono: se tu fo ssi stato qui mio fratello non sarebbe morto; lui c he ha guarito il cieco, perché non è intervenuto? Gesù co sa risponde? “Son contento di non essere stato lì”. Perché? Perché Gesù non è venuto a rianimare i cada veri: tutti dobbiamo morire, anche lui morirà, anch e Lazzaro sarebbe morto di nuovo. Gesù è venuto a dar e la vita a quei morti viventi che siamo noi che viviamo in attesa della morte con la paura della mo rte perché siamo ciechi fino a quando non capiamo c he Dio dalla morte ci fa risorgere. Ecco perché alla f ine dice di Lazzaro: “Slegatelo e lasciatelo andare , che se ne vada al suo destino”, perché avete capito ormai che il destino dell’uomo non è più la distruzione e la morte, ma è l’incontro con il Signore della vita. La morte non è la fine della vita, ma il fine della vita, c ioè la comunione con il Padre, non “la” fine, la separazio ne da tutto. “Io-Sono la risurrezione e la vita”. “ Chi vive in me e crede in me non muore”: appunto, perché chi crede in lui in questo modo diventa come lui e la sua morte non è morte, è tornare al Padre. Senza render sene conto, Marta aveva ragione a dire: se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto. Certo, pe rché se Gesù è presente noi non moriamo. E Gesù è presente, questo è il punto, è già in noi. E’ l’ete rno presente. Questa cosa, san Paolo la capisce mol to bene, e infatti scrive agli Efesini, come abbiamo letto n ell’epistola: fate attenzione al vostro modo di viv ere, siate saggi, fate buon uso del tempo, non ubriacatevi di vino, che vi fa perdere il controllo, ma siate pien i dello Spirito divino (tutto attaccato), perché è lo Spiri to di Gesù risorto in noi a metterci in contatto co n l’eterno presente. Vivere nella consapevolezza dell’eterna p resenza di Dio era una realtà che il mondo ebraico già viveva facendo il memoriale della Pasqua così come ci è stato raccontato nella prima lettura. Ascolta, Israele: quando tuo figlio ti domanderà cosa signif icano i gesti che compiamo nella cena pasquale, tu risponderai che compiendo questi gesti noi riviviam o oggi quello che accadde allora ai nostri padri in Egitto. Quello che accadde a noi, accade a noi oggi. Questo è il memoriale. Non è un ricordare qualcosa che è accaduto, ma che continua ad accadere. Come la nost ra Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del Signore, nel senso che la sua morte e risurrezi one non sono un fatto del passato di cui ci ricordi amo, ma che accade adesso per ciascuno di noi e in ciascuno di noi, se ovviamente ce ne rendiamo conto. E se c e ne rendiamo conto ci accorgiamo che questo vangelo più che della risurrezione di Lazzaro parla della risurrezione delle sue sorelle, perché chi capisce questo, è già risorto, ed è il dono che vogliamo ch iedere al Signore.