I vangeli della Quaresima ci hanno aiutato a riscop
rire la stupenda realtà del nostro Battesimo. Col
Battesimo Gesù ci ha uniti per sempre al Padre medi
ante lo Spirito santo. Cosa vuol dire questa cosa?
Che
lo Spirito santo ci aiuta a vincere come Gesù la te
ntazione di non vivere come figli di Dio. Sapere di
essere
figli di Dio vuol dire, come diceva il vangelo dell
a domenica di Abramo, che Dio è
appunto un Padre ch e ci ama, e allora noi non siamo suoi schiavi e diventia mo liberi per amare i fratelli: la verità vi farà l iberi. È questa verità l’acqua che zampilla per la vita eter na e che Gesù vuol donare alla samaritana. Se io im paro a vedere e vivere la vita, il rapporto con Dio e con gli altri, con
appunto un Padre ch e ci ama, e allora noi non siamo suoi schiavi e diventia mo liberi per amare i fratelli: la verità vi farà l iberi. È questa verità l’acqua che zampilla per la vita eter na e che Gesù vuol donare alla samaritana. Se io im paro a vedere e vivere la vita, il rapporto con Dio e con gli altri, con
gli occhi di Gesù, non sono più ciec
o, ma
illuminato, ed era il vangelo di domenica scorsa. M
i scopro amato a tal punto da questo Dio presente
dentro di me, che già ora sono risorto, e così veni
amo al vangelo di oggi. Ti amo vuol dire voglio che
tu viva
per sempre, e una promessa del genere solo Dio può
realizzarla. Ecco perché Gesù di fronte a Lazzaro
morto ringrazia il Padre. Non perché è morto, ma pe
rché per Dio la nostra morte fisica è solo un sonno
che
ci fa svegliare nell’eternità. Ma questa eternità è
già cominciata dentro di noi dal giorno del Battes
imo. Ecco
perché è fondamentale l’itinerario quaresimale alla
riscoperta del significato del nostro Battesimo.
Riscoperta vuol dire concretamente sentire rivolger
e anche a noi la domanda di Gesù: credi tu questo?
Cosa accade se io credo a questo? Che io risorgo ad
esso. Se io penso a Dio come a colui che mi deve
proteggere e poi non capisco perché nel momento del
bisogno Dio non interviene, vado in crisi, come le
sorelle e gli amici di Lazzaro che si domandavano c
ome mai Gesù, quando aveva saputo che il suo amico
era
malato, non era intervenuto, e gli dicono: se tu fo
ssi stato qui mio fratello non sarebbe morto; lui c
he ha
guarito il cieco, perché non è intervenuto? Gesù co
sa risponde? “Son contento di non essere stato lì”.
Perché? Perché Gesù non è venuto a rianimare i cada
veri: tutti dobbiamo morire, anche lui morirà, anch
e
Lazzaro sarebbe morto di nuovo. Gesù è venuto a dar
e la vita a quei morti viventi che siamo noi che
viviamo in attesa della morte con la paura della mo
rte perché siamo ciechi fino a quando non capiamo c
he
Dio dalla morte ci fa risorgere. Ecco perché alla f
ine dice di Lazzaro: “Slegatelo e lasciatelo andare
, che se ne
vada al suo destino”, perché avete capito ormai che
il destino dell’uomo non è più la distruzione e la
morte,
ma è l’incontro con il Signore della vita. La morte
non è la fine della vita, ma il fine della vita, c
ioè la
comunione con il Padre, non “la” fine, la separazio
ne da tutto. “Io-Sono la risurrezione e la vita”. “
Chi vive
in me e crede in me non muore”: appunto, perché chi
crede in lui in questo modo diventa come lui e la
sua
morte non è morte, è tornare al Padre. Senza render
sene conto, Marta aveva ragione a dire: se tu fossi
stato qui mio fratello non sarebbe morto. Certo, pe
rché se Gesù è presente noi non moriamo. E Gesù è
presente, questo è il punto, è già in noi. E’ l’ete
rno presente. Questa cosa, san Paolo la capisce mol
to bene,
e infatti scrive agli Efesini, come abbiamo letto n
ell’epistola: fate attenzione al vostro modo di viv
ere, siate
saggi, fate buon uso del tempo, non ubriacatevi di
vino, che vi fa perdere il controllo, ma siate pien
i dello
Spirito divino (tutto attaccato), perché è lo Spiri
to di Gesù risorto in noi a metterci in contatto co
n l’eterno
presente. Vivere nella consapevolezza dell’eterna p
resenza di Dio era una realtà che il mondo ebraico
già
viveva facendo il memoriale della Pasqua così come
ci è stato raccontato nella prima lettura. Ascolta,
Israele: quando tuo figlio ti domanderà cosa signif
icano i gesti che compiamo nella cena pasquale, tu
risponderai che compiendo questi gesti noi riviviam
o oggi quello che accadde allora ai nostri padri in
Egitto.
Quello che accadde a noi, accade a noi oggi. Questo
è il memoriale. Non è un ricordare qualcosa che è
accaduto, ma che continua ad accadere. Come la nost
ra Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione
del Signore, nel senso che la sua morte e risurrezi
one non sono un fatto del passato di cui ci ricordi
amo, ma
che accade adesso per ciascuno di noi e in ciascuno
di noi, se ovviamente ce ne rendiamo conto. E se c
e ne
rendiamo conto ci accorgiamo che questo vangelo più
che della risurrezione di Lazzaro parla della
risurrezione delle sue sorelle, perché chi capisce
questo, è già risorto, ed è il dono che vogliamo ch
iedere al
Signore.