domenica 29 marzo 2015

DOMENICA DELLE PALME MESSA CON PROCESSIONE

Gesù entra a Gerusalemme nei giorni in cui i pellegrini vi andavano per la festa di Pasqua che per gli ebrei, lo sappiamo, era la celebrazione della liberazione dall’Egitto, prefigurazione di una libertà molto più grande che Dio vuole donarci, quella dal male e dalla morte, che Gesù realizzerà nella sua Pasqua. E la folla gli va incontro come a un re che, dopo aver fatto una grande battaglia, torna vincitore, e gli va incontro con le palme, con
rami di palme, segno di vittoria, gridando Osanna, che vuol dire Dio ci salva! E poi dice un versetto del Salmo 118: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore, cioè lo riconosce Messia, ma anche re, re d’Israele. Solo che il suo essere re è molto diverso dal nostro modo di concepire il re. Nella Bibbia c’era una proibizione di farsi immagini di Dio, e c’è ancora, e anche immagini dell’uomo. Perché? Perché Dio e uomo sono uguali, l’uomo è immagine di Dio. Il re, invece, rappresenta in tutta la tradizione antica e moderna, anche adesso, Dio in terra, il Messia, l’unto del Signore, colui che può far tutto, colui che ha tutto nelle mani, cioè tutto ciò che ognuno di noi vorrebbe essere. Ecco perché non bisogna farsi immagini di Dio e dell’uomo, perché l’immagine che abbiamo d’uomo, cioè il concetto di re, è perversa, perché per noi il re è colui che domina, che ha il potere, che ha in mano tutti. Dio invece è uno che si mette nelle mani di tutti, che serve, che non ha nessun potere, l’unico potere è quello di amare e di dare la vita. Quindi davvero Gesù è un re anche politico, ma viene a portare un nuovo modo di fare “politica”. Politica sono le relazioni tra gli uomini; una politica non di violenza, dominio e sfruttamento, ma di solidarietà, di fraternità, di servizio reciproco. Gesù viene acclamato re perché a Davide Dio aveva promesso: io susciterò un re da te che libererà il popolo. Ma loro pensavano che li liberasse dai romani perché era più forte di loro. Ma se così fosse allora sarebbe ancora peggio. Gesù è più potente degli altri, certamente, ma la sua potenza è quella del servizio, dell’amore, della mitezza, dell’umiltà. Questa è la potenza di Dio. Quando noi comprenderemo questa cosa sarà il Regno di Dio. E infatti come viene questo re? Si dice che Gesù trova, incontra, un asinello e si sedette sopra, come si era seduto al pozzo della samaritana, per identificarsi col pozzo, e così qui si identifica con l’asino, perché l’asino è quello che porta il peso degli altri, è l’animale da servizio, e lui sta andando sulla Croce, dove porterà su di sé il peso del mondo, ponendo la sua vita a servizio di tutti. “Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete tutta la legge di Cristo, dirà san Paolo, perché tutti i comandamenti si riassumono in un solo comando: amare il prossimo, e amare vuol dire “servire”. Quindi Dio è amore e servizio. Quando capiamo questa cosa viene il Regno di Dio. E così Gesù compie ciò che è scritto dal profeta Zaccaria e che abbiamo letto nella prima lettura, dove si diceva che Dio viene sull’asino e farà sparire i cavalli e i carri, le cavalcature di chi detiene il potere facendo la guerra. Come li farà sparire? Con l’amore, l’umiltà e il servizio, facendo agli altri quello che gli altri vorrebbero fosse fatto a loro. Io vorrei che mi crollasse la casa, che mi facessero attentati, che mi lanciassero bombe, che mi sterminassero, che mi facessero morire di fame, che mi tagliassero tutto, che mi depredassero di tutto, che nessuno mi perdonasse? Proviamo a vedere se è proprio ciò che desideriamo per noi ciò che facciamo verso gli altri. No, noi cerchiamo il compromesso, mettendo insieme asino e cavallo, e così viene fuori il mulo, che è senza intelletto, e così andiamo avanti tutta la vita a fare le nostre guerre che riteniamo giuste. Quando verrà il Regno di Dio? Quando capiremo chi è Dio, e Dio capiamo chi è contemplando nei prossimi giorni la croce di Gesù testa d’asino. Infatti così si conclude il vangelo di oggi: queste cose i discepoli le capirono quando Gesù fu glorificato, e la sua gloria è la croce. Capire che la gloria e la potenza di Dio non
sono quello che abbiamo in mente noi, è difficile, ma è basilare, è il continuo cammino di conversione che dobbiamo compiere e che dura tutta la vita. Ma la liturgia di oggi e quelle dei prossimi giorni di questa santa settimana che culminerà nelle celebrazioni del Triduo pasquale, possono diventare per ciascuno di noi un’occasione formidabile per compiere qualche passo in avanti decisivo nel nostro cammino di fede. È la grazia che vogliamo domandare al Signore in questa eucaristia.