domenica 15 marzo 2015

IV DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Nel vangelo di domenica scorsa Gesù aveva detto: la verità vi farà liberi, e aveva spiegato che la verità è che Dio è Padre, e se io capisco questa verità, vedo me stess o, gli altri e la vita in un modo nuovo, perché non devo dimostrare più niente a nessuno; tutto è un dono; io valgo dav anti a Dio perché sono suo figlio; so che un padre è colui che da la vita e non che la toglie, e quindi non ho più
angos cia davanti alla morte; se sbaglio il Padre mi perd ona e non mi ammazza; e tutto questo genera pace, e così anche g li altri non sono più persone a cui elemosino ricon oscimenti, e nemmeno avversari con cui combattere o da giudicare , ma sono fratelli. Questa verità mi rende dunque l ibero,
libero di amare. ll problema qual è? Che noi siamo ciechi, non riusciamo a rendercene conto. Per questo il se guito del vangelo di domenica scorsa è quello di oggi in cui si parla di un uomo cieco, perché cieco è chi non si rende conto di questa cosa e quindi vede la realtà, Dio, le cose, le persone, in modo distorto e falso, con la terrib ile conseguenza di andare a sbattere contro fantasmi che non esistono. Il Vangelo non ci propone cose strane, ma ci illum ina, ci da una nuova coscienza, e questa illuminazione è accaduta il giorno del nostro Battesimo perché lì questa ver ità pronunciata da Gesù si è realizzata perché siamo diventati real mente figli di questo Dio che è Padre, fratelli di Gesù e dimora dell’amore che unisce il Padre e il Figlio, cioè de llo Spirito santo, che ci da la forza di vivere sen za essere più ciechi. Questo è il senso del miracolo raccontato da Giovan ni, ed è il miracolo che dobbiamo chiedere sempre, e non basta una vita, il miracolo di imparare a renderci conto di queste cose. Se ce ne rendiamo conto accade una cosa straordinaria che leggeremo domenica prossima ascol tando la risurrezione di Lazzaro, e cioè che risorg iamo, perché aprire gli occhi vuol dire risorgere ad una vita nu ova. Quindi, se vedere la realtà con gli occhi nuov i che la fede in Dio ci dona ci fa passare dalla morte alla vita, il rif iuto di questa luce ci fa restare schiavi nella mor te. La fede non è cieca, quindi, ma illuminante. Vedo tutte le cose in un mo do nuovo. Signore, nella tua luce vediamo la luce, abbiamo ripetuto nel ritornello del salmo. Mosè, lo abbiamo ascoltato nella lettura, parlava con Dio faccia a faccia, come a un amico, ma questo Dio è ancora avvolto in una nube. Gesù ha dissipato questa nube facendoci vedere il v ero volto di questo Dio, ma la nube resta sempre, perché i nostr i occhi continuano ad essere invischiati come quell i del cieco di polvere e fango, e non dobbiamo smettere di lavarci alla piscina di Siloe, a quell’acqua che zampilla per la vita eterna che è la Parola di Gesù che ci illumina, se noi l’a scoltiamo. E allora con pazienza vedremo la luce. Q uesto è il cammino di tutta la vita e lo scopo lo esprime bene Paolo nel brano che abbiamo letto prima dove dice che la volontà di Dio è la nostra santificazione, cioè che siamo chiamati a diventare santi come Dio. Noi uom ini non siamo solo istinto, ma siamo desiderio di felicità, e la felicità è l’amore corrisposto. Chi non si sa amato e si sente nessuno, è posseduto dall’istinto di mangiare tutto e tutti pe rché si sente vuoto, ed è cieco anche se crede di v edere. Chi invece si lascia illuminare e sente l’amore di Dio non è p iù cieco e progredisce nell’amore, e così diventa s anto come Dio è santo. Ecco perché Paolo dice: cercate di piacere a Dio. Dio mi ama e mi conosce, a Dio piace quel che fa bene a me, e a me fa bene amare, e quindi cercando di piacere a Dio vengo riempito d’amore e imparo ad amare, fac endo così un bene a me stesso e a tutti, perché si realizza q uel profondo desiderio di gioia che ognuno porta ne l cuore. Se invece resto cieco, non mi rendo conto dell’amore d i Dio che mi riempie, vivo costantemente guidato da lla smania del possesso perché devo riempire il mio vuoto, per cui tratto gli altri non come fratelli da amare, m a cose da possedere, e questa è l’impudicizia di cui parla l’ apostolo. E aggiunge che il Signore punisce chi agi sce diversamente, ma siccome è Padre, punisce da padre, per stimolare il figlio a fare bene. Ma in che modo punisce il S ignore? Non mandandoci all’inferno, perché è venuto a salvarci dall’inferno. La punizione non viene da Dio, ma è i nsita nel male: facendo il male butto via la mia vita, è questa la punizione. Poi lui ci salva lo stesso, perché noi, ciechi, schiavi della menzogna, come diceva il vangelo di domenica scorsa , non accettiamo la verità e non siamo liberi, per cui facciamo il male pensando che in quel momento il male sia un be ne per noi, ma intanto abbiamo vissuto male la vita . Crediamo di vedere, ma siamo ciechi, come i farisei. Che il cammino della Quaresima ci aiuti ad aprire davvero gli occhi sulla realtà che Gesù è venuto a rivelarci.