Dopo aver lavato i piedi ai discepoli e dato il boc
cone a Giuda, ecco che nel il capitolo 14 di Giovanni Gesù
spiega cosa significa il suo andarsene a morire e r
isorgere e vuole rassicurare i suoi discepoli che s
ono
turbati perché lui non sarà più fisicamente con lor
o e si sentono abbandonati. Gesù li aiuta a capire
che è
vero il contrario, e sono parole che fa bene anche
a noi risentire,
soprattutto quando nella vita ci s
entiamo
abbandonati dal Signore e pensiamo erroneamente che
egli non sia presente. Dice loro: continuate a
credere in Dio che è Padre e a credere in me che so
no il Figlio. A credere che cosa? A quello che vi h
o detto
per tre anni e che tu Filippo e tutti voi non avete
ancora capito. Io sono la via, la verità e la vita
. Io sono la
verità perché vi ho detto chi è veramente Dio. Con
parole e segni vi ho fatto vedere che Dio è Padre e
voi
siete figli amati come me che sono il Figlio. Ve l’
ho fatto vedere come? Amandovi come fratelli. Ecco
perché
io sono la via che vi porta al Padre, che vi porta
alla sua dimora, perché tu, Tommaso, che mi dici: f
acci
vedere il Padre e ci basta, non hai ancora capito c
he se vedete quello che faccio, voi vedete il Padre
, e io
cosa ho fatto finora? Vi ho amati come fratelli, vi
ho lavato i piedi, ho dato il boccone a Giuda, vi
ho
perdonati, e quindi se volete giungere a Dio, a ved
ere Dio, a sentire la presenza di Dio, dovete fare
come
me, questa è la via. E io sono la vita, perché cono
scere questa verità e percorrere questa via vi fa v
ivere,
perché è solo sentendovi amati e amando che potete
vivere. Ma c’è di più. Questa via potrete percorrer
la
perché quando me ne sarò andato sulla croce io vi p
renderò con me perché vi darò lo Spirito santo che
è
l’amore che mi unisce al Padre, e così sarete anche
voi dove sono io, presso il Padre, perché venite r
iempiti
dal nostro amore che vi da la forza di percorrere l
a via che ho percorso io, la via dell’amore che vi
da la vita.
Ecco dunque perché non dovete essere turbati, non d
ovete temere, perché in realtà io non me ne vado, m
a
rimango in mezzo a voi con la forza dello Spirito c
he rende presente me e il Padre, e questo legame in
iziato
nel Battesimo e che prosegue nei sacramenti, è eter
no, non ha fine, va oltre la morte, perché Dio è am
ore e
Dio è eterno, e quindi l’amore è eterno, e chi ama
come me, risorge come me, vive in eterno come me,
perché il Padre ama i suoi figli, ha pronta una dim
ora per ciascuno, e dunque nemmeno la morte può più
farvi paura. Ecco, credo che siano parole immense,
cariche di speranza quelle del vangelo di oggi, che
siamo
chiamati a contemplare e ad assimilare, e non finir
emo mai di farlo. E qui vorrei collegarmi con le al
tre due
letture che di fatto ci fanno vedere in che modo sa
n Paolo queste cose è riuscito ad assimilarle e a v
iverle.
Partiamo dall’episodio raccontato dagli Atti degli
Apostoli. Paolo è in prigione perché aveva liberato
una
schiava da uno spirito che le faceva compiere degli
oracoli e in questo modo faceva guadagnare soldi a
i suoi
padroni. Anche oggi c’è chi non crede in Dio, ma cr
ede negli oroscopi e in tutto questo c’è chi ci gua
dagna.
Dove sta il male in tutto questo? Che siccome non c
rediamo nella verità detta Gesù, che Dio è Padre,
pensiamo che Dio sia cattivo e che il nostro futuro
sia la morte, che tutto comincia e finisce qui, e
per
questo abbiamo paura, e allora cerchiamo di accapar
rare il più possibile, e così invece di seguire la
via
dell’amore che ci conduce alla dimora di Dio, ci co
mportiamo da lupi gli uni contro gli altri, pensand
o solo al
nostro interesse, e infatti non abbiamo la vita, ma
viviamo come morti viventi. Chi come Paolo e il su
o
amico Sila capisce il messaggio di Gesù e libera gl
i uomini da questa menzogna, viene come Gesù sbattu
to
in carcere perché da fastidio, e quel carcere in cu
i Paolo e Sila vengono sbattuti, con i piedi legati
,
assomiglia molto al sepolcro di Cristo, come a dire
: hanno ragione gli altri. Nell’epistola Paolo dirà
: io sono
lieto di queste sofferenze perché partecipo agli st
essi patimenti di Cristo, perché sto seguendo la vi
a di
Cristo, che invece porta alla vita e alla risurrezi
one. E infatti cosa accade? Che un terremoto, come
quello
che nella notte di Pasqua fa uscire Gesù dal sepolc
ro, libera tutti i prigionieri dalle catene. Cosa v
uol dire?
Che se Cristo e il Padre dimorano in me, io sono li
bero, non sono più schiavo di niente e di nessuno,
non ho
più paura, sono libero di amare. Notate che Paolo è
talmente libero da permettersi addirittura di salv
are il
loro nemico, la guardia romana che, visto quello ch
e era accaduto, che i prigionieri si erano liberati
, voleva
suicidarsi per paura di essere punita. Dice alla gu
ardia: non farti del male. E quell’uomo capisce che
l’unico
a non essere ancora salvo è lui, e infatti chiede a
loro cosa deve fare per salvarsi, ed essi gli dico
no: credi in
Gesù, accogli quel che Gesù ha fatto per noi, ci ha
liberato da tutte le paure che tengono schiavi gli
uomini
facendoci diventare tutti figli e fratelli, gli pro
clamano la parola di Dio e quell’uomo si trasforma
perché
capisce di essere amato e diventa lui come il buon
samaritano che si mette a lavare le ferite di quell
i che
erano i suoi prigionieri, riceve il Battesimo e fu
pieno di gioia. E’ il dono che vogliamo chiedere pe
r ciascuno
di noi.