domenica 19 aprile 2015

III DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Dopo aver lavato i piedi ai discepoli e dato il boc cone a Giuda, ecco che nel il capitolo 14 di Giovanni Gesù spiega cosa significa il suo andarsene a morire e r isorgere e vuole rassicurare i suoi discepoli che s ono turbati perché lui non sarà più fisicamente con lor o e si sentono abbandonati. Gesù li aiuta a capire che è vero il contrario, e sono parole che fa bene anche a noi risentire,
soprattutto quando nella vita ci s entiamo abbandonati dal Signore e pensiamo erroneamente che egli non sia presente. Dice loro: continuate a credere in Dio che è Padre e a credere in me che so no il Figlio. A credere che cosa? A quello che vi h o detto per tre anni e che tu Filippo e tutti voi non avete ancora capito. Io sono la via, la verità e la vita . Io sono la verità perché vi ho detto chi è veramente Dio. Con parole e segni vi ho fatto vedere che Dio è Padre e voi siete figli amati come me che sono il Figlio. Ve l’ ho fatto vedere come? Amandovi come fratelli. Ecco perché io sono la via che vi porta al Padre, che vi porta alla sua dimora, perché tu, Tommaso, che mi dici: f acci vedere il Padre e ci basta, non hai ancora capito c he se vedete quello che faccio, voi vedete il Padre , e io cosa ho fatto finora? Vi ho amati come fratelli, vi ho lavato i piedi, ho dato il boccone a Giuda, vi ho perdonati, e quindi se volete giungere a Dio, a ved ere Dio, a sentire la presenza di Dio, dovete fare come me, questa è la via. E io sono la vita, perché cono scere questa verità e percorrere questa via vi fa v ivere, perché è solo sentendovi amati e amando che potete vivere. Ma c’è di più. Questa via potrete percorrer la perché quando me ne sarò andato sulla croce io vi p renderò con me perché vi darò lo Spirito santo che è l’amore che mi unisce al Padre, e così sarete anche voi dove sono io, presso il Padre, perché venite r iempiti dal nostro amore che vi da la forza di percorrere l a via che ho percorso io, la via dell’amore che vi da la vita. Ecco dunque perché non dovete essere turbati, non d ovete temere, perché in realtà io non me ne vado, m a rimango in mezzo a voi con la forza dello Spirito c he rende presente me e il Padre, e questo legame in iziato nel Battesimo e che prosegue nei sacramenti, è eter no, non ha fine, va oltre la morte, perché Dio è am ore e Dio è eterno, e quindi l’amore è eterno, e chi ama come me, risorge come me, vive in eterno come me, perché il Padre ama i suoi figli, ha pronta una dim ora per ciascuno, e dunque nemmeno la morte può più farvi paura. Ecco, credo che siano parole immense, cariche di speranza quelle del vangelo di oggi, che siamo chiamati a contemplare e ad assimilare, e non finir emo mai di farlo. E qui vorrei collegarmi con le al tre due letture che di fatto ci fanno vedere in che modo sa n Paolo queste cose è riuscito ad assimilarle e a v iverle. Partiamo dall’episodio raccontato dagli Atti degli Apostoli. Paolo è in prigione perché aveva liberato una schiava da uno spirito che le faceva compiere degli oracoli e in questo modo faceva guadagnare soldi a i suoi padroni. Anche oggi c’è chi non crede in Dio, ma cr ede negli oroscopi e in tutto questo c’è chi ci gua dagna. Dove sta il male in tutto questo? Che siccome non c rediamo nella verità detta Gesù, che Dio è Padre, pensiamo che Dio sia cattivo e che il nostro futuro sia la morte, che tutto comincia e finisce qui, e per questo abbiamo paura, e allora cerchiamo di accapar rare il più possibile, e così invece di seguire la via dell’amore che ci conduce alla dimora di Dio, ci co mportiamo da lupi gli uni contro gli altri, pensand o solo al nostro interesse, e infatti non abbiamo la vita, ma viviamo come morti viventi. Chi come Paolo e il su o amico Sila capisce il messaggio di Gesù e libera gl i uomini da questa menzogna, viene come Gesù sbattu to in carcere perché da fastidio, e quel carcere in cu i Paolo e Sila vengono sbattuti, con i piedi legati , assomiglia molto al sepolcro di Cristo, come a dire : hanno ragione gli altri. Nell’epistola Paolo dirà : io sono lieto di queste sofferenze perché partecipo agli st essi patimenti di Cristo, perché sto seguendo la vi a di Cristo, che invece porta alla vita e alla risurrezi one. E infatti cosa accade? Che un terremoto, come quello che nella notte di Pasqua fa uscire Gesù dal sepolc ro, libera tutti i prigionieri dalle catene. Cosa v uol dire? Che se Cristo e il Padre dimorano in me, io sono li bero, non sono più schiavo di niente e di nessuno, non ho più paura, sono libero di amare. Notate che Paolo è talmente libero da permettersi addirittura di salv are il loro nemico, la guardia romana che, visto quello ch e era accaduto, che i prigionieri si erano liberati , voleva suicidarsi per paura di essere punita. Dice alla gu ardia: non farti del male. E quell’uomo capisce che l’unico a non essere ancora salvo è lui, e infatti chiede a loro cosa deve fare per salvarsi, ed essi gli dico no: credi in Gesù, accogli quel che Gesù ha fatto per noi, ci ha liberato da tutte le paure che tengono schiavi gli uomini facendoci diventare tutti figli e fratelli, gli pro clamano la parola di Dio e quell’uomo si trasforma perché capisce di essere amato e diventa lui come il buon samaritano che si mette a lavare le ferite di quell i che erano i suoi prigionieri, riceve il Battesimo e fu pieno di gioia. E’ il dono che vogliamo chiedere pe r ciascuno di noi.