venerdì 3 aprile 2015

VENERDI' SANTO

C’è un racconto ebraico, quello che noi chiameremmo un “mito”, che dice che il mondo poggia su dodici colonne e queste dodici colonne poggiano su dodici giusti e su questi giusti si riversa tutta la violenza, tutto il male, tutte le lacrime del mondo e se viene a mancare una di queste colonne, crolla il mondo, perché tutti fanno il male e nessuno lo porta. Ed è vero, il mondo è sostenuto da quelli che noi scartiamo. Un altro
esempio: se un operaio in fabbrica subisce torti, ingiustizie, lavoro disumano, cosa fa? Evidentemente quando arriva a casa se la prende con la moglie; e la moglie che pure ha subito le sue, cosa fa? Se la prenderà col bambino e il bambino cosa fa? Se la prenderà con il gatto; e il gatto? Col topo. Alla fine il topo è il punto di arrivo dell’ingiustizia e della violenza di tutti. E lui, poveretto, ha fatto nulla di male. Ha fatto la fine del topo. Così se abitiamo in un grattacielo con vari balconi e quello di sopra manda le sue spazzature sul balcone di quello sotto, l’ultimo riceverà la spazzatura di tutti. È un grande mistero la storia che ci scandalizza: il male lo porta chi non lo fa. Addirittura se io avessi ammazzato molte persone e poi, giustamente mi giustiziano, almeno della mia uccisione non sono colpevole, quella non la volevo, era l’ultima cosa che volevo; sono almeno innocente della mia morte. Ecco perché è assurda la pena di morte, perché si ammazza uno che non può più nuocere a nessuno. Quindi alla fine è sempre l’innocente che soffre. I brani che abbiamo ascoltato del profeta Isaia parlano di una figura misteriosa che la fede cristiana ha identificato come Gesù e che porta su di sé il male del mondo. E tutto il vangelo di oggi, nella sua parte centrale, racconta una scena totalmente gratuita di violenza e cattiveria nei confronti di Gesù, gratuita perché non era necessaria, bastava ucciderlo e basta, e invece no, prima devono sfogarsi. Ed è una scena che è sempre attuale perché la storia dell’umanità e anche quella di oggi, basta vedere i telegiornali, non fa che confermarla, gli esempi sarebbero troppi. E noi ci domandiamo chi è Dio, dov’è? Dio non ha volto, perché è l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza, ad essere il suo volto, e il Cristo della passione lo rappresenta nella sua totalità. E cosa fa Dio? Diventa l’oggetto che prende su di sé tutta la nostra cattiveria e non la restituisce, e così ferma il male. Lo portarono, lo vestirono, gli cingono, gli battono il capo, gli sputano addosso, lo scherniscono, lo spogliano, lo rivestono, lo conducono, lo crocifiggono: Gesù non ha più un nome, ha il nome di ogni uomo, oggetto della violenza che tutti facciamo e che è rappresentata dai soldati. Questa scena del vangelo ci svela il gioco stupido al quale noi giochiamo. Siamo persone che sfogano la violenza sul giusto, ingiustamente, e questo è molto istintivo, come dicevo prima. Certe volte, quando preghiamo, ricordiamo le persone che soffrono, che soffrono ingiustizie, che soffrono la fame, una forma di ingiustizia. Dunque preghiamo per le persone che sono provate, che portano il male. Ecco, riflettendo, mi sembra che sarebbe più ragionevole pregare non tanto per chi porta il male, perché chi porta il male assomiglia a Gesù Cristo, e quindi forse è più giusto pregare per chi infligge il male, pregare per chi è responsabile dell’ingiustizia, pregare per chi fa il male, perché chi fa il male, chi fa l’ingiustizia questi ha bisogno di essere convertito. L’altro è Cristo. Come vedete anche la via della salvezza che Dio ha scelto e che rivela sulla croce, non è quella di rispondere al male con il male, se no Lui sarebbe stato il più violento di tutti, e avrebbe reso il male infinito. L’altra via è quella di essere solidale con il male dalla parte di chi non lo fa. E in tutto questo Gesù si mostra come l’uomo più libero che ci sia, perché non sta a questo gioco. Ma noi chi si comporta così lo giudichiamo scemo, per tradurre le parole sempre del profeta Isaia, perché noi cerchiamo l’onore, il prestigio, il tornaconto, e per questo tutti ci facciamo del male, fino a che comprenderemo che un altro è l’onore: l’onore è l’amore che Dio ha per me, che io ho per me e per gli altri che sono i miei fratelli, questa è la mia gloria e la loro gloria. Capire questo è la cosa più grande, è l’illuminazione. E ci vuol tutta la vita. Ma almeno incominciare a capirla, noi che siamo qui oggi, capire che o stiamo al gioco di Dio o altrimenti facciamo meglio a non venire più in chiesa, e il gioco di Dio è che Lui ci ama e al male risponde col perdono, e così ci salva, ci fa risorgere e viene il suo regno. Cosa dobbiamo fare oggi in particolare e sempre? Guardare la croce così, per capire tutto questo.