domenica 25 ottobre 2015

II DOPO DEDICAZIONE GIORNATA MISSIONARIA

Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura, dice Gesù risorto ai suoi discepoli, come abbiamo appena letto. E perché questo comando? Perché Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità, scrive san Paolo a Timoteo nell’epistola di oggi. Cosa vuol dire concretamente? Che chi non conosce il vangelo non conosce la
verità e non si salva. Infatti Gesù prosegue dicendo: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo e chi non crederà sarà condannato. Ora, dette così, prese alla lettera, queste affermazioni ci spaventano. Ed è anche per questo che nel corso della storia, e magari anche oggi, ci sono cristiani che dicono: io sono battezzato e sono salvo, gli altri che non lo sono e non credono a Gesù sono dannati, quindi la missione della Chiesa è convertire e battezzare tutti per salvare tutti. In realtà le cose non stanno proprio così, e queste frasi vanno capite bene. Cos’è il vangelo? E’, come dice la parola stessa vangelo, è una bella notizia. Qual è la bella notizia? Quella che ci ha dato Gesù: che Dio è un Padre che ci ama, che noi siamo figli amati e che gli altri s ono nostri fratelli da amare nel modo in cui Dio ama noi. E come ci ama Dio? Che quando vede che non amiamo, ci ama di più, perdonandoci, e così, pieni del suo amore, non ci sentiamo delle schifezze e non facciamo sentire gli altri delle schifezze quando sbagliano, ma impariamo ad amarli di più. Solo in questo modo possiamo vivere in modo autentico la vita, facendo il bene, e divento capace di fare il bene perché io per primo mi sento bene amato da Dio. E siccome Dio è un Padre e non un assassino, non mi ha dato la vita per riprendersela, ma per farmi vivere per sempre, per cui quando muoio ed entro nel sepolcro trovo Gesù che mi tira fuori e mi fa entrare nell’abbraccio del Padre, e allora ecco che riesco a vivere senza l’angoscia della morte. E in mezzo al dolore sento che Gesù per primo porta con me la mia croce, e dunque non sono più solo. Ecco, questa è la verità che Gesù ci ha rivelato con il suo in egnamento, con la sua morte e risurrezione, una verità che viene confermata nel momento del Battesimo perché lì il Signore dice a ciascuno questa verità che vale per tutti, che siamo appunto figli del Padre, fratelli di Gesù e dimora dello Spirito santo. Se io credo in questa bella notizia che è il vangelo sono salvo, perché questa notizia mi libera dalle mie paure e angosce di fronte ai miei limiti e peccati, di fronte ai limiti e ai peccati degli altri, e quindi mi fa risorgere già adesso. Se invece non credo in questa verità, sono morto, sono condannato, ma non da Dio, che vuole appunto salvarmi, ma sono io che mi condanno a vivere una vita d’inferno e a far vivere agli altri una vita di inferno perché invece di credere nell’amore di Dio, credo nelle mie paure. E cco cosa vogliono dire queste frasi. Ecco cosa deve annunciare la Chiesa a tutti gli uomini. E la Chiesa sono io, siamo noi, se queste cose per primi le abbiamo capite, altrimenti come facciamo? E in che modo queste cose vanno annuncia te? E’ lo stesso Gesù nel vangelo di oggi a dircelo: scacciando i demòni. Si, perché i demòni vanno scacciati, perché è il diavolo che ci fa credere che la verità è un’altra, che Dio è cattivo, è inutile, che gli altri sono nemici e avversari, che la morte è la fine di tutto. Parlando lingue nuove, e queste lingue nuove sono una sola, il linguaggio dell’amore. Prendendosi cura dei malati e facendoli guarire. Si, perché tutti siamo malati di una malattia mortale che è la vita, di qualcosa tutti moriremo. Ma la malattia più grande è disperarsi di fronte al dolore e alla morte. La risurrezione di Gesù ci guarisce da questa malattia della disperazione. E io posso guarire i malati, cioè tutti coloro che lo sono nel corpo e nello spirito, facendo sentire viva la presenza di Dio, diventando io presenza di Dio per loro, facendomi io prossimo a loro con la mia cura, la mia vicinanza, il mio amore. Eh, non sono cose da poco, vero? Bisogna capirle bene. E infine vorrei farvi vedere un altro modo col quale la prima lettura di oggi ci insegna ad essere missionari, cioè a dire a tutti, proprio a tutti, anche ai più lontani, questa bella notizia che è il vangelo. Sarebbe bello commentarlo nei dettagli, ma diventa troppo lunga. Allora vi faccio notare solo qualche aspetto. C’è questo Filippo, che era uno dei primi diaconi, non l’apostolo, che incontra un uomo, gli si avvicina, si mette a fare il suo stesso cammino, ascolta i suoi interessi, gli chiede cosa stava leggendo, e quell’uomo, sentendosi ascoltato, si apre. Spesso gli altri non si aprono perché non si sentono ascoltati. Sta leggendo un brano del profeta Isaia che parlava della sofferenza di un uomo giusto che subisce dei torti ingiustamente, quello che succede a tutti, magari che era successo anche a lui. E solo a quel punto Filippo gli spiega che quel brano di Isaia parlava di Gesù e lo porta a capire che solo Gesù risponde alle domande più importanti che ci portiamo dentro. Vedete? Evangelizzare vuol dire portare a capire che Gesù c’entra con la mia vita, a tal punto da risanarla, perché è Lui che risponde alle domande più importanti della vita stessa, ma lo fa non imponendosi, ma ascoltando le sue domande e i suoi problemi, come faceva lo stesso Gesù. Non lo fa per interesse, per legarlo a sé, e in fatti alla fine sparisce, perché è a Gesù che bisogna legarsi, non al prete, tanto per intenderci.... Beh, insomma, credo che la parola del Signore di oggi ce ne dia tanti di spunti per la nostra riflessione e preghiera, non credete?