sabato 3 ottobre 2015

1 + 1 FA SEMPRE 2, MA NON BASTA

Alle elementari si dovrebbe imparare almeno a leggere, scrivere e far di conto, come si diceva una volta. Poi, però, soprattutto oggi, queste conoscenze non bastano, e infatti la scuola non finisce con le elementari. E anche chi lavora è “costretto” a continui aggiornamenti. Del resto, non basta sapere che 1 + 1 fa 2 per risolvere un logaritmo. E i tipi di studi e il grado di apprendimento di un individuo sono
giustamente proporzionati all’età. Sono cose scontate quelle che sto dicendo. Peccato che non siano altrettanto scontate se le rapportiamo al cammino di fede. La riprova è che al termine del cammino di catechesi di iniziazione cristiana (che sono un po’ le scuole elementari del cammino di fede), normalmente la maggior parte dei ragazzi smette di andare avanti a studiare e ad approfondire, per bene assimilare, i contenuti della propria fede. E così diventa adulto e si accorge che quello che aveva imparato a catechismo non è sufficiente per rispondere ai grandi interrogativi della vita e che la fede non è più una bussola per la propria esistenza. Non ha assimilato il “pensiero di Cristo”, come scrive il nostro vescovo nella sua ultima lettera pastorale, perché di fatto non lo conosce, e così avviene l’inevitabile scissione tra fede e vita. Non perché quello che ha imparato da piccolo non sia più valido (1 + 1 fa sempre 2 anche da grandi), ma perché non è sufficiente per risolvere i logaritmi che la vita ci impone: il suo senso, il nascere, l’amare, il soffrire, il morire, la vita eterna. Dio c’entra con tutte queste cose, certo. Peccato che questo Dio non lo conosco perché ho smesso di imparare a conoscerlo in modo proporzionale alla mia età. E così abbiamo tutti i bambini che normalmente vengono fatti battezzare da genitori che neppure sanno cosa farsene del proprio Battesimo. Bambini in massa che vanno a confessarsi e a comunicarsi quando invece la confessione e la comunione sono i loro genitori che dovrebbero farla in massa, se nel corso degli anni avessero approfondito il loro significato. Poi arrivano i momenti nei quali la vita “picchia duro” e il fantomatico adulto cristiano non sa che risposte dare ai figli perché egli per primo non ne ha, e non perché non vi siano risposte, ma perché non conosce le risposte della propria presunta fede, alla quale però, paradossalmente, chiede alla Chiesa di educare il proprio figlio. Ecco perché i momenti di formazione per gli adulti all’interno almeno della nostra Comunità pastorale sono molteplici, per tutti i gusti ed esigenze: per gli adolescenti, per i giovani, per i genitori del pre e post battesimo, per i fidanzati, per i genitori dei bambini dell’iniziazione. E poi, per tutti gli adulti in generale, la catechesi settimanale, il corso biblico, i gruppi di ascolto della Parola di Dio, gli incontri mensili di Azione Cattolica, e anche un momento settimanale di preparazione alle letture della messa della domenica. Speriamo che queste opportunità non siano disattese dai più. Non ci si può accontentare della predica della domenica per la propria “formazione” cristiana. Non solo perché la predica è un spunto di riflessione per favorire la preghiera, e non è una catechesi. E poi, se è troppo breve si riesce a dire ben poco, e se è troppo lunga ci si annoia. A volte, se è troppo lunga, è perché purtroppo il povero prete sa che è anche l’unico momento nel quale può provare a spiegare alla bell’e meglio cose che altrimenti solo in pochissimi andrebbero ad ascoltare nei momenti deputati per fare questo! don Marco Rapelli