domenica 22 novembre 2015

II DOMENICA DI AVVENTO ANNO C 2015

Il titolo dato dalla liturgia a questa seconda dome nica di Avvento è I figli del Regno. Per capire cosa significa e chi sono questi figli del Regno, partiamo dalla prima l ettura, molto difficile, che però è anche una delle più importanti profezie dell’AT. Chi fosse stato attento si sarà a ccorto che Isaia afferma qualcosa che sembra un’uto pia: parla di un mondo dove si aprono strade per collegare i
popoli, a tal punto che anche gli Assiri e gli Egiziani, nemici di Israele, trovano un punto comune nel rendere onore all’unico Signore. Insomma, vuol dire che il sogno di Dio è, come ripetevamo nel ritornello del salmo, che tutti i popoli della terra lo riconoscano come unico Signore, e in questo modo troveranno la pace e l’unità. Al posto degli Assiri e degli Egiziani mettiamoci tutti i popoli in guerra, i terroristi che seminano bombe, e mettiamoci anche tutte le lotte e le divisioni che ci sono in tante famiglie, tra parenti, nei luoghi di lavoro, per non parlare della difficile convivenza che tocchiamo con mano tra persone che appartengono a popoli, culture, tradizioni, religioni diverse, sop rattutto in questi tempi dove tanti sono i profughi che arrivano in Europa scappando dai paesi in cui ci sono guerre che abbiamo provocato noi e che chiedono di essere accolti. Insomma, questo sogno e progetto di Dio che è di pace e di unità non si è mai realizzato e viene da pensare se mai si realizzerà. Perché? La risposta la troviamo nel vangelo di oggi, che è l’inizio del vangelo di Marco e che inizia proprio con queste parole: inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio e che prosegue col Battista che nel deserto proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, realizzando così le parole del profeta Isaia che parlava di un messaggero mandato da Dio a preparargli la via. Cioè, cosa sta dicendo Marco in queste poche righe? Sta appunto spiegando perché questo sogno di Dio non si realizza e in che modo si può realizzare. La via di Dio è la giustizia, e la giustizia è quando gli uomini imparano a sentirsi amati e ad amare. E questi sono anche i desideri più profondi che portiamo tutti nel cuore. Purtroppo pensiamo che Dio sia cattivo, che a un certo punto ci toglie la vita, che dopo la morte non ci sia nulla, e allora viviamo la vita cercando di spremerla il più possibile, in difensiva o in attacco, cercando di difendere le cose che abbiamo o di conquistare quelle che non abbiamo, gli altri diversi da me sono nemici contro cui combattere oppure persone da possedere, e così nascono le lotte, le ingiustizie e di conseguenza i dolori. Abbiamo allora bisogno di un battesimo di conversione per il perdono dei peccati . Battezzare vuol dire andare a fondo. Il batiscafo va sotto, va in profondità. Il Battesimo rappresenta in tutte l e religioni un desiderio che ha l'uomo. Siccome sa di andare a fon do, va a fondo per emergere in modo nuovo. Il Batte simo simboleggia e la morte e la rinascita. Dobbiamo des iderare di morire a queste nostre false sicurezze, che sono il peccato, e convertirci, capire che le cose stanno i n modo diverso, che Dio è un’altra cosa e quindi ch e la vita va vissuta conseguentemente in altro modo. Il vangelo è la bella notizia che Gesù è il Cristo, colui che ci salva da queste false sicurezze perché ci fa vedere chi è Dio veram ente, che Dio è un Padre che ci ama, che noi siamo suoi figli, che la morte è l’ingresso definitivo nella sua casa. E ce lo fa vedere perché Gesù è il Figlio di questo Dio, che si sente amato da questo Dio, che ama i suoi fratelli con l’amore del Padre, che si lascia uccidere piuttosto che ucc idere e che per questo risorge. Dio non è quello che ho in mente io , ma quello che ci fa vedere Gesù. O gli uomini si convertono fidandosi di questa bella notizia, e dunque sentend osi tutti figli amati e comportandosi da fratelli, figli del Regno, o altrimenti questo sogno di Dio che poi è anche il n ostro, di sentirci amati e di amare, unica strada p er realizzare la nostra vita umana, non si realizzerà mai. Ma per fa re tutto questo occorre la forza dello Spirito di G esù. Io vi ho battezzati con acqua, egli vi battezzerà in Spirito santo. I figli del Regno sono coloro che seguono l o Spirito santo, lo spirito di Gesù che si sente figlio amato dal Padre e ama i fratelli. I figli del Regno sono quelli ch e realizzano con la loro vita il sogno di Dio vivendo rapporti di amore , di giustizia e di solidarietà. Allora, se le cose stanno così, cosa occorre fare? Credo che ce lo dica bene san Paolo n el brano che abbiamo letto, con queste parole che o ra cerco di tradurre, spero, in un linguaggio più semplice: io, dice Paolo, ho ricevuto il compito di annunciare a lle genti, cioè a tutti i popoli della terra, il progetto, il sogno c he Dio ha da sempre per tutti i suoi figli e che Ge sù ha manifestato, che è quello di cui parlava Isaia nella prima lettura, e cioè che tutti adorino l’unico Dio, che è un Dio di amore e che vuole che i suoi figli vivano come ha vissuto Gesù, una v ita nell’amore. Compito della Chiesa, dice Paolo, è quello di annunciare tutto questo, e l’annuncio va fatto non con le bombe. Avvento vuol dire venuta. Dio viene s e noi viviamo così, come figli del Regno. Ma lo dobbiamo desidera re. Noi che siamo qui oggi, almeno noi che siamo qu i, lo desideriamo?