Il titolo dato dalla liturgia a questa seconda dome
nica di Avvento è I figli del Regno. Per capire cosa significa e chi
sono questi figli del Regno, partiamo dalla prima l
ettura, molto difficile, che però è anche una delle
più importanti
profezie dell’AT. Chi fosse stato attento si sarà a
ccorto che Isaia afferma qualcosa che sembra un’uto
pia: parla di un
mondo dove si aprono strade per collegare i
popoli,
a tal punto che anche gli Assiri e gli Egiziani, nemici di Israele,
trovano un punto comune nel rendere onore all’unico
Signore. Insomma, vuol dire che il sogno di Dio è,
come
ripetevamo nel ritornello del salmo, che tutti i popoli della terra lo riconoscano come unico Signore,
e in questo
modo troveranno la pace e l’unità. Al posto degli Assiri e degli Egiziani mettiamoci tutti i popoli in
guerra, i terroristi
che seminano bombe, e mettiamoci anche tutte le lotte e le divisioni che ci sono in tante famiglie, tra parenti, nei
luoghi di lavoro, per non parlare della difficile convivenza che tocchiamo con mano tra persone che appartengono a
popoli, culture, tradizioni, religioni diverse, sop
rattutto in questi tempi dove tanti sono i profughi
che arrivano in
Europa scappando dai paesi in cui ci sono guerre che abbiamo provocato noi e che chiedono di essere accolti.
Insomma, questo sogno e progetto di Dio che è di pace e di unità non si è mai realizzato e viene da pensare se mai si
realizzerà. Perché? La risposta la troviamo nel vangelo di oggi, che è l’inizio del vangelo di Marco e
che inizia proprio
con queste parole: inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio e che prosegue col Battista che nel deserto
proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, realizzando così le parole del profeta Isaia che
parlava di un messaggero mandato da Dio a preparargli la via. Cioè, cosa sta dicendo Marco in queste poche righe?
Sta appunto spiegando perché questo sogno di Dio non si realizza e in che modo si può realizzare. La via di Dio è la
giustizia, e la giustizia è quando gli uomini imparano a sentirsi amati e ad amare. E questi sono anche i desideri più
profondi che portiamo tutti nel cuore. Purtroppo pensiamo che Dio sia cattivo, che a un certo punto ci
toglie la vita,
che dopo la morte non ci sia nulla, e allora viviamo la vita cercando di spremerla il più possibile, in difensiva o in
attacco, cercando di difendere le cose che abbiamo
o di conquistare quelle che non abbiamo, gli altri
diversi da me
sono nemici contro cui combattere oppure persone da
possedere, e così nascono le lotte, le ingiustizie
e di
conseguenza i dolori. Abbiamo allora bisogno di un
battesimo di conversione per il perdono dei peccati
. Battezzare
vuol dire andare a fondo. Il batiscafo va sotto, va
in profondità. Il Battesimo rappresenta in tutte l
e religioni un
desiderio che ha l'uomo. Siccome sa di andare a fon
do, va a fondo per emergere in modo nuovo. Il Batte
simo
simboleggia e la morte e la rinascita. Dobbiamo des
iderare di morire a queste nostre false sicurezze,
che sono il
peccato, e convertirci, capire che le cose stanno i
n modo diverso, che Dio è un’altra cosa e quindi ch
e la vita va
vissuta conseguentemente in altro modo. Il vangelo
è la bella notizia che Gesù è il Cristo, colui che
ci salva da queste
false sicurezze perché ci fa vedere chi è Dio veram
ente, che Dio è un Padre che ci ama, che noi siamo
suoi figli, che la
morte è l’ingresso definitivo nella sua casa. E ce
lo fa vedere perché Gesù è il Figlio di questo Dio,
che si sente amato
da questo Dio, che ama i suoi fratelli con l’amore
del Padre, che si lascia uccidere piuttosto che ucc
idere e che per
questo risorge. Dio non è quello che ho in mente io
, ma quello che ci fa vedere Gesù. O gli uomini si
convertono
fidandosi di questa bella notizia, e dunque sentend
osi tutti figli amati e comportandosi da fratelli,
figli del Regno, o
altrimenti questo sogno di Dio che poi è anche il n
ostro, di sentirci amati e di amare, unica strada p
er realizzare la
nostra vita umana, non si realizzerà mai. Ma per fa
re tutto questo occorre la forza dello Spirito di G
esù. Io vi ho
battezzati con acqua, egli vi battezzerà in Spirito
santo. I figli del Regno sono coloro che seguono l
o Spirito santo, lo
spirito di Gesù che si sente figlio amato dal Padre
e ama i fratelli. I figli del Regno sono quelli ch
e realizzano con la
loro vita il sogno di Dio vivendo rapporti di amore
, di giustizia e di solidarietà. Allora, se le cose
stanno così, cosa
occorre fare? Credo che ce lo dica bene san Paolo n
el brano che abbiamo letto, con queste parole che o
ra cerco di
tradurre, spero, in un linguaggio più semplice: io,
dice Paolo, ho ricevuto il compito di annunciare a
lle genti, cioè a
tutti i popoli della terra, il progetto, il sogno c
he Dio ha da sempre per tutti i suoi figli e che Ge
sù ha manifestato, che
è quello di cui parlava Isaia nella prima lettura,
e cioè che tutti adorino l’unico Dio, che è un Dio
di amore e che vuole
che i suoi figli vivano come ha vissuto Gesù, una v
ita nell’amore. Compito della Chiesa, dice Paolo, è
quello di
annunciare tutto questo, e l’annuncio va fatto non
con le bombe. Avvento vuol dire venuta. Dio viene s
e noi viviamo
così, come figli del Regno. Ma lo dobbiamo desidera
re. Noi che siamo qui oggi, almeno noi che siamo qu
i, lo
desideriamo?