domenica 15 novembre 2015

OMELIA I DOMENICA DI AVVENTO ANNO C 2015

Se la Parola di Dio è sempre una bella notizia che deve riempirci di speranza e di gioia, quella di oggi e che apre il tempo di Avvento, sembra catastrofica e fatta per metterci paura, e allora vuol dire che dobbiamo interpretarla bene. Partiamo dalle parole di Isaia. I babilonesi avevano distrutto Gerusalemme e gli ebrei erano stati portati in esilio. Poi i babilonesi vengono sconfitti e gli ebrei
tornano ad essere liberi. Per cui Babilonia è il simbolo del male, del potere dispotico e disumano, contrario a Dio e, vedendo la sua distruzione, Isaia conclude: Dio è più forte del male perché Babilonia viene distrutta. Ecco il giorno del Signore, il momento in cui Dio viene, e quando Dio viene, il male è sconfitto, la sua ira e il suo sdegno contro il male si abbattono contro i babilonesi che fuggono pieni di terrore e così riconoscono il suo potere. E allora non temete, dice Isaia agli ebrei, abbiate fiducia nel Signore, perché chi compie violenza e opprime gli altri, è destinato al fallimento, perché la potenza di Dio alla fine esplode su di lui. E queste stesse cose vengono ridette in forma di preghiera nelle parole del salmo: come si scioglie la cera di fronte al fuoco, così periscono i malvagi davanti a Dio, padre degli orfani e difensore delle vedove, che fa uscire con gioia i prigionieri, e allora, Signore, vieni a salvare il tuo popolo. E con la venuta di Gesù che celebriamo a Natale, Dio è venuto a salvare il suo popolo. Però il male continua a imperversare, le ingiustizie continuano ad esserci, catastrofi, guerre, pestilenze, carestie, persecuzioni continuano senza interruzione, e allora come la mettiamo? Eccoci alla pagina di vangelo dove Gesù parla appunto di tutte queste cose che sono quelle capitavano ai suoi tempi, ai tempi di Isaia, che capitano oggi e che continueranno a capitare fino alla fine del mondo, e la fine del mondo sarà quando Gesù ritornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine, come diciamo nel Credo. Ecco, nel vangelo di oggi, Gesù spiega perché c’è il male, perché deve accadere, che cos’è il suo ritorno, cos’è la sua gloria, in che modo ci giudica, cos’è la salvezza, chi sono i vivi e chi sono i morti, cosa dobbiamo fare. E lo dice anche san Paolo nel brano agli Efesini. E così scopriamo che è davvero bella e non catastrofica la parola di Dio di oggi. Peccato che se adesso mi metto a spiegare nei dettagli il vangelo e il brano di san Paolo, facciamo notte: spiegherò bene queste cose a chi verrà lunedì sera all’incontro che facciamo ogni settimana di spiegazione della Parola di Dio della domenica. Allora mi limito solo a tirare le fila di questo difficile e lungo discorso di Gesù e che risponde a tutte quelle domande. Il male che gli uomini fanno c’è sempre stato e ci sarà sempre perché abbiamo paura della morte, perché pensiamo che tutto inizia e finisce qui, e così si cerca di accaparrarsi tutto, di salvarsi la pelle anche uccidendo gli altri, di star bene il più possibile, di attaccarsi a tutto, di allontanare la morte il più possibile, e le cose più importanti diventano aver la salute, i soldi, star bene io, e infatti quando queste cose vengono a mancare, ci si suicida e si sta male. E perché si ha paura della morte? Perché ci si lascia ingannare, non si crede che Dio è un Padre che ci ama, che la morte è l’ingresso definitivo nella sua gloria, che la vita è un dono, che gli altri sono fratelli. E perché il male deve accadere? perché il male è l’occasione per i discepoli di Gesù di fare quello che ha fatto lui, di testimoniare che Dio è Padre, e come si testimonia questo? Vivendo da fratelli, facendo agli altri quello che vorrei che gli altri facessero a me. Allora non ci sarà nessuno che muore di fame, se non cerchiamo di fare soldi sulle spalle degli altri le case verranno costruite bene così da non crollare per un terremoto o da non essere inondate dall’acqua, e così via. Ma vivendo così uno viene ammazzato. Si, risponde Gesù, come è capitato a me. Vi taglieranno la testa, ma neanche un capello del vostro capo perirà, perché chi da la vita per amore, non la perde, ma ce l’ha per sempre. Di qualcosa tutti dobbiamo morire, anche se non andiamo a cercarcela, perché è così. Cercate di non morire perché avete pensato solo a voi stessi e non avete vissuto nell’amore. La gloria di Dio è il suo amore che tutti perdona perché tutti abbiamo a convertirci. Il giorno del Signore, la sua venuta alla fine dei tempi sarà quando il tempo dei pagani sarà compiuto. Chi sono i pagani? Quelli che non vivono da figli e da fratelli. Finchè tutti non vivranno così, Cristo non viene, e vedendo come vanno le cose, possiamo allora stare certi che più vanno male, più si allontana il tempo del suo ritorno, perché Dio è talmente paziente che più vede che ci scanniamo, più ci prolunga i tempi perché impariamo ad amarci come vuole lui, e alla fine la vince Lui. Ma nello stesso tempo Gesù continua a venire ogniqualvolta noi viviamo non come pagani, ma come figli e fratelli. Ecco il giudizio di Dio: il Padre giudica i vivi e i morti come suoi figli, e Gesù il Figlio ci giudica come fratelli. E questo giudizio fa vivere i morti perché li immette nell’abbraccio del Padre, fa vivere noi che siamo morti se non capiamo queste cose, e porta alla morte chi queste cose non le capisce e continua a vivere come se non sapesse chi è suo Padre, cioè come un bastardo.