Proviamo a chiarire un po’ di cose. Prima di tutto
cosa vuol dire santo. ‘Santo’ significa ‘separato’,
‘diverso’ dagli altri.
E santo è l’attributo principale di Dio, perché chi
è più diverso di tutti se non Dio? Dio, per noi cristiani, è tre volte
santo, come cantiamo in ogni messa: santo, santo, santo, santo il Padre, santo il Figlio, santo lo Spirito santo,
appunto. Di conseguenza, l’aggettivo santo riferito
agli
uomini, fa diventare i santi uomini e donne diversi da tutti
perché di fatto assomigliano a Dio nel loro modo di
vivere. Ora, questa idea di santità può essere rischiosa perché ci
porta a pensare che la santità riguarda solo alcune
persone, le più brave, infatti molte volte si dice: io non mica un
santo! Oppure: Dio, che è santo, perdona, io che non lo sono, no! Quindi, questa idea può portare a sentire Dio
lontano, irraggiungibile, troppo diverso da me, e quindi che non c’entra con la mia vita, oppure talmente perfetto
che da Lui ci aspetteremmo ogni momento i miracoli
che appunto solo Dio può fare. Io non sono mica Dio! Ecco,
vedete, questo modo di intendere la santità è molto
sbagliato, perché è esattamente il contrario di quello che Gesù
ci ha insegnato. Gesù ci ha fatto vedere che Dio, il sommamente santo e diverso da noi, cosa ha fatto?
Ha fatto
diventare questa diversità da noi un motivo di comunione, a tal punto da diventare uno di noi, in Gesù. E, come dice
san Paolo ai Romani nella lettura di oggi, Dio Padre ha predestinato anche noi ad essere conformi all’immagine del
Figlio suo. Cioè, Dio si è fatto uomo in Gesù perché vuole che noi diventiamo come Gesù, e quindi perché diventiamo
santi come Dio. Chi? Tutti, proprio tutti. Vidi una
moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione,
tribù, popolo e lingua, scrive il libro dell’Apocalisse, come abbiamo letto. 144.000, cioè 12x12x1000,
dove il 12
corrisponde alle tribù d’Israele e 1000 indica un numero infinito, per cui 144.000 simboleggia tutta l’umanità, perché
tutti siamo figli di un unico Dio, e Dio vuole che
tutti diventiamo santi come Lui, perché se diventiamo come Lui
abbiamo la sua vita, la vita eterna. Ma come si fa?
Diciamo noi. Eh già, Gesù è Gesù, io non sono mica
lui. Questo è
appunto l’errore, perché pensiamo Gesù, e quindi Dio, come talmente distante da noi, che quindi ha dei
poteri che
noi non abbiamo, e lo stesso facciamo della Madonna
e di tutti i santi. Errore madornale. Perché appunto
distruggiamo il senso del cristianesimo, nel senso
che allora Gesù è venuto per niente. Gesù è venuto
a rivelarci chi è
Dio, a farci smettere di considerare Dio lontano, e
insegnarci come fare per diventare come lui e a darcene la forza.
Già, a darcene la forza, perché altrimenti certo che sarebbe impossibile. E questa forza è lo Spirito
santo, dato a tutti,
il suo spirito, lo spirito del Figlio, che ci fa capire che Dio è Padre e ci rende fratelli. Questo è
il segreto per diventare
santi. Siate perfetti come è perfetto il Padre mio,
dice Gesù, e in un altro passo spiega cosa vuol dire diventare
perfetti come il Padre, quando dice: siate misericordiosi come il Padre. Ecco come si fa a diventare santi come Dio,
vivendo la misericordia verso gli altri che Dio per
primo, in Gesù, ha verso di noi. Dall’amore di Dio
ci separano tutte
le nostre paure ed egoismi, ma dall’amore di Dio per noi, diceva sempre san Paolo nella lettura di oggi, non ci separa
nulla, ed è il suo amore a rendere possibile l’impossibile. I santi lo hanno capito e pregano per noi
per farci l’unica
grazia che dobbiamo chiedergli, che non è né la salute, né il benessere, né la tranquillità, ma di vivere come loro che
hanno vissuto come Gesù, e Gesù ha vissuto secondo
le beatitudini che abbiamo ascoltato. Non ha vissuto tranquillo,
ma perseguitato, perché chi fa il bene è perseguit
to; ha pianto, ma sentiva la consolazione di Dio; era mite, non
prepotente, misericordioso, capace cioè di prendere
su di sé il male dell’altro, non di restituirlo; affamato e assetato
di giustizia, della giustizia di Dio, che è l’amore
che perdona; capace di portare pace perché per primo aveva in sé la
pace nel cuore. E questo perché? Perché era puro di
cuore, cioè aveva un cuore purificato dalle false
immagini di Dio.
Era cioè povero di spirito, aveva lo spirito del povero, che sa che tutto riceve, che tutto è dono, che Dio è Padre, che
noi siamo figli amati. E dunque beato. E questo deve diventare il programma della nostra vita, l’unico
programma
che ci permette di non buttarla via e di vivere in
modo divino pur restando uomini. Il problema è semmai che ci
sembra un programma da stupidi. Basti vedere le discussioni in questi giorni in televisioni su quell’uomo che ha
ammazzato il ladro entrato in casa sua. Se entri in
casa mia ti ammazzo. Un conto è difendersi, un altro è ammazzare
perché tu comunque sei entrato in casa mia. Cosa c
entra questo modo di ragionare con l’essere poveri
di spirito,
miti, misericordiosi, operatori di pace e di giustizia secondo il vangelo? Niente. Ma magari è fatto da gente cristiana
che va anche in chiesa. Perché? Perché fare come ha
detto Gesù non è che sia impossibile, ma è conside
rato roba da
stupidi. Conclusione: anche Gesù era uno stupido, e
con lui tutti i santi. Forse è per questo che dire
che è impossibile
vivere come ha detto Gesù è una giustificazione per
dire: non mi ci metto neanche, perché è da stupidi. Eh, il santo o
è quello che ha capito tutto, o è un cretino. Il problema, e questa è una domanda che ognuno di noi de e farsi, è
come la penso io che anche oggi sono qui in chiesa.