domenica 20 dicembre 2015

DOMENICA DELL’INCARNAZIONE

 Forse a qualcuno, soprattutto a chi è anziano o a c hi non vorrebbe invecchiare, darà fastidio sentirsi dire questa cosa, e cioè che tutti dovremmo aggiungere nove mes i alla nostra età anagrafica ufficiale. E’ inutile barare. Noi consideriamo la nostra data di nascita riferendoci al giorno in cui siamo stati partoriti, ma di fatto siamo nati nove mesi prima, cioè nel momento del nostro concepiment o. Così il
Natale celebra la nascita, il natale app unto di Gesù, considerando il giorno in cui Maria lo partorì, men tre oggi, in questa solennità dell’Incarnazione, ce lebriamo il momento in cui Dio prende la nostra carne umana, ci oè diventa uomo nel grembo di Maria, e quindi anche il vero natale di Cristo, come quello di ciascuno di noi, è questo. Ora, queste potrebbero apparire sottigliez ze, ma non lo sono. Tanto è vero che non considerare la nascita d i un individuo nel momento del concepimento è la gi ustificazione della liceità dell’aborto (del resto non si capireb be perché se un neonato viene buttato nella spazzat ura è considerato un omicidio, non sia considerato omicid io buttare un embrione o un feto nella spazzatura, ma non è di questo che voglio parlare). Piuttosto, il concepime nto di Gesù e il modo in cui viene concepito, il mo do col quale Dio diventa uomo nel grembo della Madonna, è molto impo rtante per la nostra vita, molto di più del momento in cui viene partorito, perché Gesù viene partorito nel mo do in cui tutte le donne partoriscono, e solo Maria ha partorito Gesù, mentre il modo in cui Gesù entra in Maria, pr ende forma assumendo la nostra stessa carne, cioè v iene concepito, riguarda tutti. Attenzione perché sto di cendo una cosa molto sottile e non facile, ma fonda mentale. E’ vero che fisicamente Gesù viene concepito in modo b en diverso da tutti, perché il concepimento accade in una donna vergine e per opera non di Giuseppe, ma dello Spirito santo, ma questo fatto che fisicamente è a ccaduto solo a Maria, è un fatto che può accadere a tutti noi, e se non accade, cioè se non accade che Cristo nasca in noi, celebrare il suo Natale, ma anche la Pasqua, e più in generale il nostro essere cristiani, non avrebbe senso. Quindi, questo concepimento fisicamente straordinario dobbi amo rileggerlo in chiave esistenziale. Insomma, il vangelo di oggi ci dice quando e in che modo Cristo può e deve nascere in noi. Prima di tutto. Maria è vergine, p orta in grembo Gesù, ma non è Giuseppe, e nemmeno Maria ad averlo generato. Cosa vuol dire? Che Dio non lo genera nes suno, noi dobbiamo solo accoglierlo. Maria, poi, rappresenta la Chiesa, e quindi tutti coloro che lo accolgono, e per accoglierlo dobbiamo essere vergini, nella testa però, ed esser e vergini vuol dire mettersi davanti a Dio senza pr econcetti, senza essere noi a inventarci Dio, a dire a Dio chi è e c ome deve essere. Questa è la prima condizione. La s econda condizione perché Cristo nasca in noi è fare come M aria: ascoltare le parole dell’angelo. Angelo vuol dire messaggero di Dio che annuncia la sua Parola, quind i vuol dire che dobbiamo imparare ad ascoltare la s ua Parola, perché è la Parola di Dio il nostro angelo. E quest a Parola cosa dice? Dice quella frase che sappiamo tutti a memoria perché la ripetiamo nella vita migliaia di volte, p urtroppo senza nemmeno renderci conto di quello che stiamo dicendo, questo è il problema: rallegrati, Maria, u n verbo che noi non ripetiamo perché purtroppo la C hiesa non si decide a smetterla di tradurlo con Ave, che vuol di re ti saluto. Cioè, la prima parola che Dio ci dice è: rallegrati, sii felice, e perché? Si, anche quando tutto ti va stor to, sii felice, Maria, e ognuno metta il suo nome. Sii felice perché sei piena di grazia, cioè Dio ti riempie del suo amore, il Signore è con te, per questo devi rallegrarti. Terza condizione perché Cristo nasca in noi: Maria fu turbata e si d omandava. Certo, Dio ci parla e ogni volta che asco ltiamo la sua parola dobbiamo essere vergini, come se fosse la pr ima volta, e ogni volta Dio ha qualcosa di nuovo da dirci, e tutto il vangelo, se lo ascoltiamo, ci dice cos’è questo amo re di cui Dio ci riempie, e speriamo che questo ann o giubilare della misericordia ci aiuti a riscoprirlo, e questo deve turbarci, deve scombussolarci e farci porre domande , non dobbiamo avere paura di farci domande. E a queste domande Di o stesso continua a rispondere con la sua Parola. Q uarta condizione perché Cristo nasca in noi: fare come Ma ria che, dopo le spiegazioni dell’angelo, dice di s i, si fida di questa Parola. Ora, io adesso non vado avanti a spi egare il dialogo tra l’angelo e Maria, ma mi fermo qui. Riassumo. Contemplare il modo straordinario in cui Maria dive nta madre del Figlio di Dio non serve a niente, sol o semmai a suscitare scetticismo o a generare barzellette. E a nche fare il presepe a Natale, commuoversi di front e a Gesù Bambino, guardare i pastori, la stella cometa, veni re alla novena, alla messa di mezzanotte o fare i c ortei coi re Magi, se servisse a cambiare qualcosa nella nostra vita a vrebbe senso, altrimenti è solo folklore. Così come pensare che quello che è successo a Maria è successo solo a lei , a cosa ci serve? A noi serve sapere che quello ch e è successo a Maria, non fisicamente, può accadere a tutti noi sp iritualmente. Anche noi possiamo concepire Gesù gra zie allo Spirito santo che ci parla se come Maria ci mettiam o vergini di fronte alla sua Parola, se la ascoltia mo, se ci interroghiamo, se capiamo che è una parola che ci r iempie la vita di senso e di gioia e se ci fidiamo. Allora è Natale.