Forse a qualcuno, soprattutto a chi è anziano o a c
hi non vorrebbe invecchiare, darà fastidio sentirsi
dire questa
cosa, e cioè che tutti dovremmo aggiungere nove mes
i alla nostra età anagrafica ufficiale. E’ inutile
barare. Noi
consideriamo la nostra data di nascita riferendoci
al giorno in cui siamo stati partoriti, ma di fatto
siamo nati nove
mesi prima, cioè nel momento del nostro concepiment
o. Così il
Natale celebra la nascita, il natale app
unto di Gesù,
considerando il giorno in cui Maria lo partorì, men
tre oggi, in questa solennità dell’Incarnazione, ce
lebriamo il
momento in cui Dio prende la nostra carne umana, ci
oè diventa uomo nel grembo di Maria, e quindi anche
il vero
natale di Cristo, come quello di ciascuno di noi, è
questo. Ora, queste potrebbero apparire sottigliez
ze, ma non lo
sono. Tanto è vero che non considerare la nascita d
i un individuo nel momento del concepimento è la gi
ustificazione
della liceità dell’aborto (del resto non si capireb
be perché se un neonato viene buttato nella spazzat
ura è
considerato un omicidio, non sia considerato omicid
io buttare un embrione o un feto nella spazzatura,
ma non è di
questo che voglio parlare). Piuttosto, il concepime
nto di Gesù e il modo in cui viene concepito, il mo
do col quale Dio
diventa uomo nel grembo della Madonna, è molto impo
rtante per la nostra vita, molto di più del momento
in cui
viene partorito, perché Gesù viene partorito nel mo
do in cui tutte le donne partoriscono, e solo Maria
ha partorito
Gesù, mentre il modo in cui Gesù entra in Maria, pr
ende forma assumendo la nostra stessa carne, cioè v
iene
concepito, riguarda tutti. Attenzione perché sto di
cendo una cosa molto sottile e non facile, ma fonda
mentale. E’
vero che fisicamente Gesù viene concepito in modo b
en diverso da tutti, perché il concepimento accade
in una
donna vergine e per opera non di Giuseppe, ma dello
Spirito santo, ma questo fatto che fisicamente è a
ccaduto solo
a Maria, è un fatto che può accadere a tutti noi, e
se non accade, cioè se non accade che Cristo nasca
in noi,
celebrare il suo Natale, ma anche la Pasqua, e più
in generale il nostro essere cristiani, non avrebbe
senso. Quindi,
questo concepimento fisicamente straordinario dobbi
amo rileggerlo in chiave esistenziale. Insomma, il
vangelo di
oggi ci dice quando e in che modo Cristo può e deve
nascere in noi. Prima di tutto. Maria è vergine, p
orta in grembo
Gesù, ma non è Giuseppe, e nemmeno Maria ad averlo
generato. Cosa vuol dire? Che Dio non lo genera nes
suno, noi
dobbiamo solo accoglierlo. Maria, poi, rappresenta
la Chiesa, e quindi tutti coloro che lo accolgono,
e per accoglierlo
dobbiamo essere vergini, nella testa però, ed esser
e vergini vuol dire mettersi davanti a Dio senza pr
econcetti, senza
essere noi a inventarci Dio, a dire a Dio chi è e c
ome deve essere. Questa è la prima condizione. La s
econda
condizione perché Cristo nasca in noi è fare come M
aria: ascoltare le parole dell’angelo. Angelo vuol
dire
messaggero di Dio che annuncia la sua Parola, quind
i vuol dire che dobbiamo imparare ad ascoltare la s
ua Parola,
perché è la Parola di Dio il nostro angelo. E quest
a Parola cosa dice? Dice quella frase che sappiamo
tutti a memoria
perché la ripetiamo nella vita migliaia di volte, p
urtroppo senza nemmeno renderci conto di quello che
stiamo
dicendo, questo è il problema: rallegrati, Maria, u
n verbo che noi non ripetiamo perché purtroppo la C
hiesa non si
decide a smetterla di tradurlo con Ave, che vuol di
re ti saluto. Cioè, la prima parola che Dio ci dice
è: rallegrati, sii
felice, e perché? Si, anche quando tutto ti va stor
to, sii felice, Maria, e ognuno metta il suo nome.
Sii felice perché sei
piena di grazia, cioè Dio ti riempie del suo amore,
il Signore è con te, per questo devi rallegrarti.
Terza condizione
perché Cristo nasca in noi: Maria fu turbata e si d
omandava. Certo, Dio ci parla e ogni volta che asco
ltiamo la sua
parola dobbiamo essere vergini, come se fosse la pr
ima volta, e ogni volta Dio ha qualcosa di nuovo da
dirci, e tutto il
vangelo, se lo ascoltiamo, ci dice cos’è questo amo
re di cui Dio ci riempie, e speriamo che questo ann
o giubilare della
misericordia ci aiuti a riscoprirlo, e questo deve
turbarci, deve scombussolarci e farci porre domande
, non dobbiamo
avere paura di farci domande. E a queste domande Di
o stesso continua a rispondere con la sua Parola. Q
uarta
condizione perché Cristo nasca in noi: fare come Ma
ria che, dopo le spiegazioni dell’angelo, dice di s
i, si fida di
questa Parola. Ora, io adesso non vado avanti a spi
egare il dialogo tra l’angelo e Maria, ma mi fermo
qui. Riassumo.
Contemplare il modo straordinario in cui Maria dive
nta madre del Figlio di Dio non serve a niente, sol
o semmai a
suscitare scetticismo o a generare barzellette. E a
nche fare il presepe a Natale, commuoversi di front
e a Gesù
Bambino, guardare i pastori, la stella cometa, veni
re alla novena, alla messa di mezzanotte o fare i c
ortei coi re Magi,
se servisse a cambiare qualcosa nella nostra vita a
vrebbe senso, altrimenti è solo folklore. Così come
pensare che
quello che è successo a Maria è successo solo a lei
, a cosa ci serve? A noi serve sapere che quello ch
e è successo a
Maria, non fisicamente, può accadere a tutti noi sp
iritualmente. Anche noi possiamo concepire Gesù gra
zie allo
Spirito santo che ci parla se come Maria ci mettiam
o vergini di fronte alla sua Parola, se la ascoltia
mo, se ci
interroghiamo, se capiamo che è una parola che ci r
iempie la vita di senso e di gioia e se ci fidiamo.
Allora è Natale.