NATALE 2015 MESSA NELLA NOTTE
Pensavo in questi giorni a cosa vuol dire augurarci buon Natale, perché le parole sono importanti e no i usiamo spesso troppe parole o frasi senza riflettere seria mente sul loro significato, e questo è un guaio. Bu on Natale è un augurio che come tutti gli auguri, se non è detto i n maniera ipocrita, significa tante cose: ti auguro di trascorrere una felice giornata, che vada tutto diritto, che tu sti a
bene, che ci sia pace e armonia nella tua famigli
a, che tu riceva bei
regali, e spesso i regali più belli che uno vorrebb
e ricevere sono la salute quando manca, l’armonia q
uando c’è la
guerra, che non morissero o tornassero in vita i pr
opri cari. Gli auguri esprimono desideri, un po’ co
me quando ci si
augura a vicenda buona giornata. Poi, come spesso a
ccade, le cose non vanno come vorremmo. E a Natale,
quando
le cose non vanno come vorremmo, la tristezza si fa
sentire di più perché la nostra società, e cioè no
i, abbiamo
caricato il Natale con una serie di aspettative esa
gerate, e cioè che magicamente vi sia almeno un gio
rno sereno in
mezzo alle vicende tristi degli altri giorni dell’a
nno. Ne concludo pertanto che tutti gli auguri che
ci facciamo e ci
faremo servano davvero a poco, se non addirittura a
creare maggiori frustrazioni, anche perché sono ta
ntissime le
persone per le quali anche questo Natale non sarà p
er niente buono. Ecco, pensando a queste cose, cred
o di avere
individuato l’errore che sta alla base di questo me
ccanismo perverso, e l’errore è, come dicevo all’in
izio, il non
rendersi conto del significato delle parole o delle
frasi che pronunciamo. La parola Natale, detta cos
ì, non vuol dire
niente, o meglio, si riferisce ad una festa civile
celebrata in buona parte del mondo che ha le caratt
eristiche che ci
vengono propinate soprattutto dalla pubblicità e ch
e poi per qualcuno assume anche dei connotati relig
iosi, perché
un po’ di religiosità non fa male, almeno un giorno
all’anno, tanto è vero che qualcuno di fatto viene
a Messa solo a
Natale o a Pasqua, perché la messa in qualche modo
è parte integrante di questo meccanismo. L’errore s
ta nel non
mettere il complemento di specificazione al sostant
ivo Natale, che significa letteralmente nascita. Na
scita di chi?
Ecco il punto. Oggi non è Natale, ma è il Natale de
l Signore Gesù. Non è una specifica da poco perché
ci permette di
uscire da questo meccanismo perverso e di vedere le
cose nel giusto verso: venite, camminiamo nella lu
ce del
Signore, diceva il profeta Isaia. Purtroppo, leggia
mo anche nel vangelo che veniva nel mondo la luce v
era, quella che
illumina ogni uomo, eppure il mondo non ha riconosc
iuto e accolto questa luce. Allora proviamo a cerca
re di
accoglierla un po’ noi. Ed è proprio il vangelo di
oggi e soprattutto le brevi parole di san Paolo ai
Galati che sono
state proclamate prima (mi piacerebbe dire che sono
state ascoltate), a dirci cos’è il Natale di Gesù,
cioè perché è
così importante la nascita di questo bambino che po
i diventerà l’uomo che andrà a morire sulla croce e
a risorgere
dalla morte. Anche se sono brevi le parole di san P
aolo, sono anche molto intense, e per spiegarle tut
te bene
occorrerebbe troppo tempo, per cui provo a comunica
re il messaggio fondamentale. Paolo dice che Dio ha
mandato
nel mondo suo Figlio per riscattarci dalla schiavit
ù rendendo anche noi suoi figli di adozione. Nel va
ngelo san
Giovanni specifica meglio: a quanti lo hanno accolt
o ha dato il potere di diventare figli di Dio. Cioè
, Dio diventa un
uomo come noi, Gesù, che è suo Figlio, perché quest
’uomo, con la sua vita, i suoi gesti, le sue parole
, ci insegnasse a
capire chi è Dio e chi siamo noi, e cioè che Dio è
Padre e noi siamo suoi figli amati chiamati dunque
ad amare a
nostra volta gli altri come nostri fratelli, come h
a fatto Gesù. Capire questa cosa e imparare a viver
e di conseguenza,
non ci fa essere più schiavi né di Dio, perché la s
mettiamo di considerare Dio come un padrone, né di
tutte le nostre
fisime e paure. Le nostre fisime nascono dalle nost
re paure e principalmente dalla paura della soffere
nza e della
morte, quindi della solitudine, e così, pensando ch
e tutto inizi e finisca qui, viviamo con la paura d
i perdere e di
conseguenza diventiamo egoisti e malvagi, preoccupa
ti solo di accrescere il nostro io, e da questo nas
cono poi ansie,
frustrazioni, depressioni, e di conseguenza guerre
a non finire. Ecco la luce che porta Cristo. Dio, f
acendosi uomo, ci
mostra un modo diverso di vivere da uomini, un modo
divino, vivere come lui animati dal suo Spirito ch
e ci fa
chiamare Dio col nome di Padre, dice sempre Paolo.
Non è un particolare di poco conto. Perché Gesù ha
vissuto
tutte le nostre difficoltà, dolori, sofferenze, per
secuzioni, oltretutto da innocente, fino ad essere
ucciso. E le ha
vissute con lo Spirito del Figlio che sa di essere
immerso nell’amore di un Dio che è Padre, e questo
lo rende capace
di affrontare tutte le croci della vita, morte comp
resa, in un modo nuovo. La venuta di Gesù e anche l
a sua Pasqua
non hanno cambiato il modo in cui vanno le cose, no
n hanno eliminato dolore, sofferenze e morte, ma ha
nno
eliminato il loro pungiglione mortale, cioè la paur
a che noi abbiamo di fronte ad esse. Certo, per qua
nti accolgono
questa luce: a quanti lo hanno accolto ha dato il p
otere di diventare figli di Dio, come Lui. Per cui,
dire buon Natale
del Signore, invece di dire solo buon Natale, vuol
dire non augurare che Natale sia un giorno splendid
o rispetto a
tutti gli altri giorni, ma che la nascita di Gesù s
ia l’evento capace di rendere speciali i giorni di
tutto il resto dell’anno.Pensavo in questi giorni a cosa vuol dire augurarci buon Natale, perché le parole sono importanti e no i usiamo spesso troppe parole o frasi senza riflettere seria mente sul loro significato, e questo è un guaio. Bu on Natale è un augurio che come tutti gli auguri, se non è detto i n maniera ipocrita, significa tante cose: ti auguro di trascorrere una felice giornata, che vada tutto diritto, che tu sti a
NATALE 2015 MESSA DEL GIORNO
Pensavo in questi giorni a cosa vuol dire augurarci
buon Natale, perché le parole sono importanti e no
i usiamo
spesso troppe parole o frasi senza riflettere seria
mente sul loro significato, e questo è un guaio. Bu
on Natale è un
augurio che come tutti gli auguri, se non è detto i
n maniera ipocrita, significa tante cose: ti auguro
di trascorrere una
felice giornata, che vada tutto diritto, che tu sti
a bene, che ci sia pace e armonia nella tua famigli
a, che tu riceva bei
regali, e spesso i regali più belli che uno vorrebb
e ricevere sono la salute quando manca, l’armonia q
uando c’è la
guerra, che non morissero o tornassero in vita i pr
opri cari. Gli auguri esprimono desideri, un po’ co
me quando ci si
augura a vicenda buona giornata. Poi, come spesso a
ccade, le cose non vanno come vorremmo. E a Natale,
quando
le cose non vanno come vorremmo, la tristezza si fa
sentire di più perché la nostra società, e cioè no
i, abbiamo
caricato il Natale con una serie di aspettative esa
gerate, e cioè che magicamente vi sia almeno un gio
rno sereno in
mezzo alle vicende tristi degli altri giorni dell’a
nno. Ne concludo pertanto che tutti gli auguri che
ci facciamo e ci
faremo servano davvero a poco, se non addirittura a
creare maggiori frustrazioni, anche perché sono ta
ntissime le
persone per le quali anche questo Natale non sarà p
er niente buono. Ecco, pensando a queste cose, cred
o di avere
individuato l’errore che sta alla base di questo me
ccanismo perverso, e l’errore è, come dicevo all’in
izio, il non
rendersi conto del significato delle parole o delle
frasi che pronunciamo. La parola Natale, detta cos
ì, non vuol dire
niente, o meglio, vuole indicare una festa civile c
elebrata in buona parte del mondo che ha le caratte
ristiche che ci
vengono propinate soprattutto dalla pubblicità e ch
e poi per qualcuno assume anche dei connotati relig
iosi, perché
un po’ di religiosità non fa male, almeno un giorno
all’anno, tanto è vero che qualcuno di fatto viene
a Messa solo a
Natale o a Pasqua, perché la messa in qualche modo
è parte integrante di questo meccanismo. L’errore s
ta nel non
mettere il complemento di specificazione al sostant
ivo Natale, che significa letteralmente nascita. Na
scita di chi?
Ecco il punto. Oggi non è Natale, ma è il Natale de
l Signore Gesù. Non è una specifica da poco perché
ci permette di
uscire da questo meccanismo perverso e di vedere le
cose nel giusto verso: il popolo che camminava nel
le tenebre
vide una grande luce, diceva il profeta Isaia. E al
lora proviamo a lasciarci illuminare da questa luce
. Ed è soprattutto il
brano della lettera agli Ebrei a illuminarci sul se
nso del Natale, sul perché Dio si fa uomo: per dirc
i chi è Dio: egli
infatti è irradiazione della sua gloria e impronta
della sua sostanza. E il vangelo ci mostra subito i
n cosa consiste la
gloria e la sostanza di Dio: oggi è nato per noi un
Salvatore, e questo salvatore è un bambino che tro
verete avvolto in
fasce in una mangiatoia, dove mangiano le bestie, e
infatti nell’eucaristia lo troviamo come pane di c
ui nutrirci. Anni
dopo lo troverete avvolto in un sudario nel sepolcr
o e tre giorni dopo risorto dalla morte. Cioè. La s
ostanza, la gloria
di Dio che Gesù ci rivela è l’opposto di quella che
noi andremmo a pensare: un Dio lontano, che si dis
interessa di noi,
cupo, misterioso, lunatico, che non interviene a fe
rmare le guerre, pasticcione, che fa morire di canc
ro la giovane
mamma e tiene in vita l’omicida spietato. No, Dio è
colui che non governa i giochi, ma entra nella par
tita, nella
mischia per insegnarci come giocarla bene. Se la gi
ochi male ti risolleva, se ti fai male ti guarisce,
se fai del male a
qualcuno ti perdona, se muori (perché tutti moriamo
prima o poi e tutti moriamo di qualcosa, anche i s
ani) ti fa
risorgere, perché nella sua ottica non vince la par
tita della vita chi fa più goal dell’avversario, ma
chi la gioca bene
facendo divertire tutti. Ma la partita è affidata a
noi, e la palla è sempre rotonda, non la governa D
io, lui stesso si fa
giocatore, e non c’è modo di corromperlo nemmeno ac
cendendo mille ceri a sua mamma. Non viene a cambia
re le
sorti della partita, ma a cambiare il nostro modo d
i giocarla, giocarla come figli di un Dio che è Pad
re e amandoci
come fratelli. Dio diventa uomo perché l’uomo diven
ti come Dio, come hanno scritto i padri della Chies
a d’Oriente.
Dio diventa uomo perché, l’uomo, finalmente, impari
a diventare uomo. E se tutte queste ci sembrano so
lo belle
parole cariche di utopia, la nascita di Cristo ci m
ostra che queste parole si sono concretizzate, sono
diventate carne
in Gesù perché diventino carne in noi, e cioè che t
utto questo è possibile. Per cui, dire buon Natale
del Signore,
invece di dire solo buon Natale, vuol dire non augu
rare che Natale sia un giorno splendido rispetto a
tutti gli altri
giorni, ma che la nascita di Gesù sia l’evento capa
ce di rendere speciali i giorni di tutto il resto d
ell’anno.